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Shimon Yehuda Hayut alias Simon Leviev, il truffatore di Tinder

Shimon Yehuda Hayut alias Simon Leviev, il truffatore di Tinder

il truffatore di Tinder - Shimon Yehuda Hayut alias Simon Leviev
  • Sara Elia
  • 14 Novembre 2025
  • Criminologia
  • 9 minuti

Simon Leviev, il truffatore di Tinder

Simon Leviev – nato Shimon Yehuda Hayut – è diventato uno dei nomi più discussi del panorama dei crimini internazionali, grazie a una rete di truffe sentimentali online che ha ingannato vittime in tutta Europa. Conosciuto come il “Tinder Swindler”, Leviev ha costruito un’identità fittizia accuratamente studiata, presentandosi come l’erede di un impero di diamanti, capace di sedurre, manipolare e sottrarre denaro a decine di donne attraverso tecniche raffinate di persuasione psicologica.

La sua storia, esplosa mediaticamente grazie al celebre documentario Netflix, è diventata un caso emblematico di social engineering, abuso di fiducia e inganno emotivo nell’era delle app di dating. Il meccanismo, basato su seduzione, urgenze improvvise e richieste di aiuto economico, ha mostrato quanto la vulnerabilità umana possa essere sfruttata nei contesti digitali.

In questo articolo analizzeremo chi è davvero Simon Leviev, come è riuscito a orchestrare truffe transnazionali, quali strategie utilizzava per manipolare le sue vittime e quali conseguenze ha affrontato a livello giudiziario e mediatico. Una vicenda che continua ad attirare l’attenzione di criminologi, esperti di sicurezza digitale e del pubblico, perché mostra il lato oscuro delle relazioni nate online.

Indice
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Chi è Simon Leviev: la costruzione di un’identità

Shimon Yehuda Hayut nasce nel 1990 a Bnei Brak, città ultraortodossa nei pressi di Tel Aviv. Figlio di un rabbino, cresce in un ambiente religioso e mostra fin da subito una propensione all’inganno e alla manipolazione. Nel 2015 viene infatti arrestato in Finlandia con diverse carte contraffatte e documenti falsi e condannato a tre anni di carcere per frode e furto d’identità.
 
Dopo aver scontato la pena, torna in Israele dove sceglie di reinventarsi completamente e far nascere la figura di Simon Leviev.
Il cognome non è scelto a caso: è quello di Lev Leviev, miliardario israeliano noto nel commercio internazionale dei diamanti. Shimon sfrutta infatti questa connessione apparente per costruire un personaggio credibile, quella di un giovane magnate destinato a ereditare un impero. 
 
Per consolidare la sua aura di ricchezza e sicurezza inizia inoltre a pubblicare sui suoi profili social foto in cui è circondato dal lusso: a bordo di jet privati, in hotel di cinque stelle, con bodyguard e assistenti personali.
 
Su Tinder si presenta come il “figlio del re dei diamanti” ed entra in contatto con varie donne con le quali cerca di costruire fiducia e dipendenza emotiva attraverso gesti plateali, dai regali costosi alle cene nei ristoranti più esclusivi.

Il meccanismo della truffa: amore, fiducia e inganno 

Dietro la facciata, però, si cela una pianificazione fredda in cui ogni dettaglio è finanziato dai soldi ottenuti da altre donne.
 
Le truffe iniziano a prendere forma tra il 2017 e il 2019, periodo in Simon Leviev contatta attraverso Tinder le sue vittime. Si tratta sempre donne giovani, indipendenti e spesso di successo (tra cui in particolare Pernilla Sjoholm, Ayleen Koeleman e Cecilie Fjellhøy) che convince tramite un corteggiamento serrato fatto di messaggi costanti, attenzioni, promesse di viaggi e di una relazione seria.
 
Dopo pochi giorni, le invita a cene sontuose, giri in jet privato e weekend in località esclusive. Quando la fiducia è ormai consolidata, arriva la fase in cui racconta di essere in pericolo, avere nemici nel mondo dei diamanti che lo perseguitano, e di non poter usare le sue carte di credito per motivi di sicurezza.
 
E così chiede aiuto. Le donne, convinte di sostenere l’uomo che amano, trasferiscono denaro, attivano prestiti personali, acquistano biglietti e oggetti costosi a suo nome. Questi soldi, però, non tornano mai al mittente.
Il meccanismo alla base delle truffe è piramidale: il denaro ricevuto da una vittima finanzia i lussi che convinceranno la successiva e così via per un totale delle somme estorte che supera 8,5 milioni di euro.

Sospetti ed indagini

La prima a sospettare di Simon Leviev è Cecilie Fjellhøy che, dopo aver perso quasi 230 mila euro, contatta le autorità e la redazione della rivista Verdens Gang.
Il giornale lancia un’inchiesta approfondita, pubblicata con il titolo “Tinder-Svindleren”, che ricostruisce gli spostamenti di Leviev in tutta Europa.
Grazie alla collaborazione delle vittime e delle polizie norvegese e greca, nel 2019 viene arrestato in Grecia, dopo che una delle donne fornisce alla polizia gli estremi di un volo su cui stava viaggiando.
 
Dopodiché l’uomo viene estradato in Israele e processato per frode, furto e uso di documenti falsi. Hayut si difende sostenendo che il tutto faceva parte di relazioni consensuali ma viene condannato a 15 mesi di carcere e ad un  risarcimento alle vittime di circa 40 mila euro
 
Nel febbraio del 2022, Netflix pubblica il documentario The Tinder Swindler, che rende il caso globale. Il film dà voce alle donne truffate, mostra le chat, i video, le prove e le testimonianze, mettendo in luce la realtà di un uomo capace di manipolare sentimenti e identità per costruire un impero di menzogne.
Il successo mediatico, tuttavia, offre al truffatore un’inaspettata ribalta: partecipa alle riprese del documentario, si mostra sui social e dichiara di essere vittima di una campagna diffamatoria.

Il secondo arresto di Simon Leviev

Il 15 settembre 2025, Simon Leviev viene arrestato per reati di truffa aggravata all’aeroporto di Batumi, in Georgia, su mandato dell’Interpol in collaborazione con il Ministero dell’Interno georgiano.
L’uomo stava viaggiando con un passaporto israeliano ed era in procinto di imbarcarsi per Dubai nonostante il Red Notice internazionale fosse attivo da mesi per la richiesta formale di estradizione.
 
Dopo l’arresto, il suo avvocato ha dichiarato che Simon viaggiava da uomo libero e che non risultano nuove accuse ufficiali, ma le autorità hanno espresso interesse a riaprire i fascicoli collegati in quanto alcune vittime avevano presentato nuove denunce.
 
Ad oggi, i 40 mila euro di risarcimento per Pernilla Sjoholm, Ayleen Koeleman e Cecilie Fjellhøy non sono mai stati recuperati. A tal proposito, le tre donne si sono riunite per lanciare una campagna su GoFundMe con l’obiettivo di ottenere i soldi perduti e hanno raggiunto centinaia di migliaia di euro,  conquistando la solidarietà del pubblico. 
 
La parabola di Shimon Yehuda Hayut – Simon Leviev solleva questioni cruciali sul fenomeno delle truffe affettive e tutti gli altri reati che colpiscono la sfera emotiva delle persone. Le indagini hanno mostrato come la manipolazione dei sentimenti possa essere usata come arma economica, e come le piattaforme digitali possano diventare terreno fertile per inganni sofisticati.

Le tecniche di manipolazione e social engineering applicate

La forza del metodo usato da Simon Leviev non risiede soltanto nel lusso ostentato o nelle bugie costruite con cura, ma nella capacità di combinare manipolazione emotiva, psicologia sociale e social engineering in un’unica strategia sofisticata.

Le vittime non vengono ingannate “per caso”: ogni fase della relazione è studiata per creare fiducia, dipendenza e un senso di urgenza tale da indurle a compiere azioni che, in condizioni normali, avrebbero riconosciuto subito come rischiose. Tutto inizia con il cosiddetto love bombing, una tecnica psicologica basata su attenzioni continue, messaggi affettuosi, progetti di vita condivisi e dichiarazioni intense, spesso premature.
Questo ritmo emotivo serrato ha un obiettivo preciso: far sentire la vittima al centro di un’esperienza straordinaria e insostituibile. In pochissimo tempo, il legame sembra speciale, autentico e profondamente coinvolgente. Una relazione così rapida e intensa riduce la capacità critica e crea terreno fertile per la fiducia assoluta.

In parallelo, Simon ha costruito un’immagine personale di credibilità e potere. Il nome Leviev, associato al settore dei diamanti, i jet privati, gli hotel esclusivi, lo staff sempre al seguito: tutto serve a rafforzare l’idea di trovarsi davanti a un uomo di enorme successo. Mostrare ricchezza in modo così tangibile contribuisce a generare un forte effetto di autorità. È molto più facile credere alle richieste – anche le più insolite – di qualcuno che appare economicamente inattaccabile.

La manipolazione diventa più sottile quando entra in scena la narrativa dei famigerati “nemici”: persone che avrebbero voluto danneggiare i suoi affari, spiarlo, intercettarne movimenti e pagamenti. Questa minaccia, resa credibile anche attraverso fotografie e video studiati ad arte (come ad esempio l’immagine del bodyguard ferito), porta le vittime in uno stato costante di allerta. La paura, soprattutto quando riguarda la sicurezza di chi si ama, offusca i processi decisionali e spinge a cercare soluzioni immediate, senza riflettere.

È a questo punto che arrivano le richieste di denaro o di apertura di nuove linee di credito.
Simon sa alternare abilmente tenerezza e pressione, rassicurazioni e senso di colpa. Mostra riconoscenza e dolcezza, per poi diventare freddo o brusco quando la vittima esita. Questa alternanza emotiva crea una dinamica di dipendenza: chi è coinvolto si sente spinto a “dimostrare” di essere affidabile, comprensivo, presente.

Un elemento fondamentale è anche l’isolamento psicologico.
Molte vittime riferiscono di aver nascosto ai familiari ciò che stava accadendo, spesso per vergogna o per paura di non essere comprese. Il segreto, elemento tipico delle truffe relazionali, indebolisce la percezione esterna della realtà: non confrontandosi con nessuno, ci si affida solo alla voce del manipolatore, che diventa l’unica fonte di verità.

Il metodo di Simon Leviev combina seduzione, illusioni di status, narrazioni drammatiche e pressione emotiva in un ciclo perfettamente orchestrato. Non è solo una truffa economica: è un modello di controllo psicologico, in cui la vittima viene progressivamente condotta a superare limiti, dubbi e paure fino a mettere in gioco la propria identità finanziaria e affettiva pur di proteggere qualcuno che crede sinceramente importante.

Il caso Simon Leviev: la lettura criminologica

Osservare il caso di Simon Leviev attraverso la lente della criminologia significa andare oltre la superficie delle truffe economiche e delle relazioni sentimentali manipolate.
Significa comprendere i meccanismi psicologici, le dinamiche relazionali e le strutture comportamentali che hanno permesso a un singolo individuo di ingannare sistematicamente donne istruite, autonome e apparentemente consapevoli.
Il fulcro della questione, infatti, non è la vulnerabilità delle vittime, ma la straordinaria abilità manipolativa dell’autore.

Una prima chiave interpretativa riguarda la presenza di tratti riconducibili alla triade oscura della personalità: narcisismo, machiavellismo e psicopatia.
Senza fare diagnosi, è possibile evidenziare alcuni pattern ricorrenti:

  • un bisogno costante di ammirazione e conferma (tipico del narcisismo);
  • un approccio freddo e strategico alle relazioni, viste come strumenti per ottenere vantaggi (machiavellismo);
  • una scarsa empatia unita alla capacità di mentire senza provare rimorso (tratto frequente nelle personalità psicopatiche).

Questi elementi non sono rari nelle truffe sentimentali, ma nel caso Simon Leviev assumono una forma particolarmente raffinata. La manipolazione non è stata episodica o impulsiva: era metodica, ripetuta, standardizzata, segno di un modus operandi consolidato nel tempo.

Un secondo livello di analisi riguarda il fenomeno della romance scam come crimine relazionale.
Le truffe affettive non sono meri reati economici: operano nel territorio ibrido tra inganno, dipendenza emotiva e violenza psicologica. Le vittime non perdono solo denaro; perdono fiducia, sicurezza e spesso la capacità di riconoscere i segnali del pericolo, perché vengono trascinate in un sistema in cui l’emozione prevale sulla ragione.
Simon Leviev sfruttava esattamente questa vulnerabilità: costruiva un legame intenso, poi lo trasformava in una leva per ottenere controllo e conformità.

Dal punto di vista criminologico, ciò che emerge è un uso sapiente del social engineering emotivo: un insieme di tecniche che, anziché manipolare sistemi informatici, manipolano direttamente le persone.

  • Crea fiducia attraverso lussuose prove materiali del proprio status;
  • Introduce un elemento di minaccia esterna (i presunti “nemici”) per destabilizzare la vittima;
  • Alterna affetto e pressione emotiva, generando confusione e dipendenza.

In altre parole, ha costruito una realtà parallela in cui la vittima si muoveva senza accorgersi di essere stata progressivamente spogliata di punti di riferimento.

Un terzo elemento rilevante è la dimensione transnazionale del crimine.
La capacità di spostarsi liberamente, cambiare identità e sfruttare piattaforme digitali globali rappresenta una caratteristica chiave dei criminali contemporanei. Leviev non opera come un truffatore improvvisato: ha strutturato un vero e proprio ecosistema criminale, sostenuto da logistica, staff compiacenti o inconsapevoli, e un network di contatti.

Infine, c’è un aspetto simbolico da non sottovalutare: il caso Simon Leviev riflette una forma di criminalità che sfrutta l’immaginario della ricchezza e del successo proprio dell’era dei social media.
La sua figura, accuratamente costruita come quella di un uomo di potere e fascino, dimostra come i confini tra realtà e messa in scena possano diventare labili, e come l’idealizzazione online possa essere utilizzata per facilitare reati complessi.

Da un punto di vista criminologico, dunque, il caso Leviev non è solo una storia individuale, ma un esempio emblematico di come manipolazione psicologica, identità digitali e dinamiche relazionali possano interagire per produrre un crimine estremamente efficace, difficile da individuare e da contrastare.

 

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