Simon Leviev, il truffatore di Tinder
Simon Leviev – nato Shimon Yehuda Hayut – è diventato uno dei nomi più discussi del panorama dei crimini internazionali, grazie a una rete di truffe sentimentali online che ha ingannato vittime in tutta Europa. Conosciuto come il “Tinder Swindler”, Leviev ha costruito un’identità fittizia accuratamente studiata, presentandosi come l’erede di un impero di diamanti, capace di sedurre, manipolare e sottrarre denaro a decine di donne attraverso tecniche raffinate di persuasione psicologica.
La sua storia, esplosa mediaticamente grazie al celebre documentario Netflix, è diventata un caso emblematico di social engineering, abuso di fiducia e inganno emotivo nell’era delle app di dating. Il meccanismo, basato su seduzione, urgenze improvvise e richieste di aiuto economico, ha mostrato quanto la vulnerabilità umana possa essere sfruttata nei contesti digitali.
In questo articolo analizzeremo chi è davvero Simon Leviev, come è riuscito a orchestrare truffe transnazionali, quali strategie utilizzava per manipolare le sue vittime e quali conseguenze ha affrontato a livello giudiziario e mediatico. Una vicenda che continua ad attirare l’attenzione di criminologi, esperti di sicurezza digitale e del pubblico, perché mostra il lato oscuro delle relazioni nate online.
Chi è Simon Leviev: la costruzione di un’identità
Il meccanismo della truffa: amore, fiducia e inganno
Sospetti ed indagini
Grazie alla collaborazione delle vittime e delle polizie norvegese e greca, nel 2019 viene arrestato in Grecia, dopo che una delle donne fornisce alla polizia gli estremi di un volo su cui stava viaggiando.
Il secondo arresto di Simon Leviev
Le tecniche di manipolazione e social engineering applicate
La forza del metodo usato da Simon Leviev non risiede soltanto nel lusso ostentato o nelle bugie costruite con cura, ma nella capacità di combinare manipolazione emotiva, psicologia sociale e social engineering in un’unica strategia sofisticata.
Le vittime non vengono ingannate “per caso”: ogni fase della relazione è studiata per creare fiducia, dipendenza e un senso di urgenza tale da indurle a compiere azioni che, in condizioni normali, avrebbero riconosciuto subito come rischiose. Tutto inizia con il cosiddetto love bombing, una tecnica psicologica basata su attenzioni continue, messaggi affettuosi, progetti di vita condivisi e dichiarazioni intense, spesso premature.
Questo ritmo emotivo serrato ha un obiettivo preciso: far sentire la vittima al centro di un’esperienza straordinaria e insostituibile. In pochissimo tempo, il legame sembra speciale, autentico e profondamente coinvolgente. Una relazione così rapida e intensa riduce la capacità critica e crea terreno fertile per la fiducia assoluta.
In parallelo, Simon ha costruito un’immagine personale di credibilità e potere. Il nome Leviev, associato al settore dei diamanti, i jet privati, gli hotel esclusivi, lo staff sempre al seguito: tutto serve a rafforzare l’idea di trovarsi davanti a un uomo di enorme successo. Mostrare ricchezza in modo così tangibile contribuisce a generare un forte effetto di autorità. È molto più facile credere alle richieste – anche le più insolite – di qualcuno che appare economicamente inattaccabile.
La manipolazione diventa più sottile quando entra in scena la narrativa dei famigerati “nemici”: persone che avrebbero voluto danneggiare i suoi affari, spiarlo, intercettarne movimenti e pagamenti. Questa minaccia, resa credibile anche attraverso fotografie e video studiati ad arte (come ad esempio l’immagine del bodyguard ferito), porta le vittime in uno stato costante di allerta. La paura, soprattutto quando riguarda la sicurezza di chi si ama, offusca i processi decisionali e spinge a cercare soluzioni immediate, senza riflettere.
È a questo punto che arrivano le richieste di denaro o di apertura di nuove linee di credito.
Simon sa alternare abilmente tenerezza e pressione, rassicurazioni e senso di colpa. Mostra riconoscenza e dolcezza, per poi diventare freddo o brusco quando la vittima esita. Questa alternanza emotiva crea una dinamica di dipendenza: chi è coinvolto si sente spinto a “dimostrare” di essere affidabile, comprensivo, presente.
Un elemento fondamentale è anche l’isolamento psicologico.
Molte vittime riferiscono di aver nascosto ai familiari ciò che stava accadendo, spesso per vergogna o per paura di non essere comprese. Il segreto, elemento tipico delle truffe relazionali, indebolisce la percezione esterna della realtà: non confrontandosi con nessuno, ci si affida solo alla voce del manipolatore, che diventa l’unica fonte di verità.
Il metodo di Simon Leviev combina seduzione, illusioni di status, narrazioni drammatiche e pressione emotiva in un ciclo perfettamente orchestrato. Non è solo una truffa economica: è un modello di controllo psicologico, in cui la vittima viene progressivamente condotta a superare limiti, dubbi e paure fino a mettere in gioco la propria identità finanziaria e affettiva pur di proteggere qualcuno che crede sinceramente importante.
Il caso Simon Leviev: la lettura criminologica
Osservare il caso di Simon Leviev attraverso la lente della criminologia significa andare oltre la superficie delle truffe economiche e delle relazioni sentimentali manipolate.
Significa comprendere i meccanismi psicologici, le dinamiche relazionali e le strutture comportamentali che hanno permesso a un singolo individuo di ingannare sistematicamente donne istruite, autonome e apparentemente consapevoli.
Il fulcro della questione, infatti, non è la vulnerabilità delle vittime, ma la straordinaria abilità manipolativa dell’autore.
Una prima chiave interpretativa riguarda la presenza di tratti riconducibili alla triade oscura della personalità: narcisismo, machiavellismo e psicopatia.
Senza fare diagnosi, è possibile evidenziare alcuni pattern ricorrenti:
- un bisogno costante di ammirazione e conferma (tipico del narcisismo);
- un approccio freddo e strategico alle relazioni, viste come strumenti per ottenere vantaggi (machiavellismo);
- una scarsa empatia unita alla capacità di mentire senza provare rimorso (tratto frequente nelle personalità psicopatiche).
Questi elementi non sono rari nelle truffe sentimentali, ma nel caso Simon Leviev assumono una forma particolarmente raffinata. La manipolazione non è stata episodica o impulsiva: era metodica, ripetuta, standardizzata, segno di un modus operandi consolidato nel tempo.
Un secondo livello di analisi riguarda il fenomeno della romance scam come crimine relazionale.
Le truffe affettive non sono meri reati economici: operano nel territorio ibrido tra inganno, dipendenza emotiva e violenza psicologica. Le vittime non perdono solo denaro; perdono fiducia, sicurezza e spesso la capacità di riconoscere i segnali del pericolo, perché vengono trascinate in un sistema in cui l’emozione prevale sulla ragione.
Simon Leviev sfruttava esattamente questa vulnerabilità: costruiva un legame intenso, poi lo trasformava in una leva per ottenere controllo e conformità.
Dal punto di vista criminologico, ciò che emerge è un uso sapiente del social engineering emotivo: un insieme di tecniche che, anziché manipolare sistemi informatici, manipolano direttamente le persone.
- Crea fiducia attraverso lussuose prove materiali del proprio status;
- Introduce un elemento di minaccia esterna (i presunti “nemici”) per destabilizzare la vittima;
Alterna affetto e pressione emotiva, generando confusione e dipendenza.
In altre parole, ha costruito una realtà parallela in cui la vittima si muoveva senza accorgersi di essere stata progressivamente spogliata di punti di riferimento.
Un terzo elemento rilevante è la dimensione transnazionale del crimine.
La capacità di spostarsi liberamente, cambiare identità e sfruttare piattaforme digitali globali rappresenta una caratteristica chiave dei criminali contemporanei. Leviev non opera come un truffatore improvvisato: ha strutturato un vero e proprio ecosistema criminale, sostenuto da logistica, staff compiacenti o inconsapevoli, e un network di contatti.
Infine, c’è un aspetto simbolico da non sottovalutare: il caso Simon Leviev riflette una forma di criminalità che sfrutta l’immaginario della ricchezza e del successo proprio dell’era dei social media.
La sua figura, accuratamente costruita come quella di un uomo di potere e fascino, dimostra come i confini tra realtà e messa in scena possano diventare labili, e come l’idealizzazione online possa essere utilizzata per facilitare reati complessi.
Da un punto di vista criminologico, dunque, il caso Leviev non è solo una storia individuale, ma un esempio emblematico di come manipolazione psicologica, identità digitali e dinamiche relazionali possano interagire per produrre un crimine estremamente efficace, difficile da individuare e da contrastare.
