Bloodstain Pattern Analysis (BPA): le tracce ematiche nelle indagini forensi
Nel cuore di una scena del crimine, ogni dettaglio può diventare una prova determinante. Tra le più affascinanti e rivelatrici vi sono le tracce di sangue, vere e proprie “firme invisibili” in grado di raccontare ciò che è accaduto. La Bloodstain Pattern Analysis (BPA), o analisi delle macchie di sangue, è una disciplina forense che studia la forma, la distribuzione e la posizione delle tracce ematiche per ricostruire la dinamica di un evento violento.
Ma cosa può rivelare davvero una macchia di sangue?
In questo articolo esploreremo i principi della BPA, le tecniche utilizzate dagli esperti e i casi in cui ha fatto la differenza nelle indagini. Un viaggio tra scienza, deduzione e investigazione, dove ogni goccia ha una storia da raccontare. Scopriamo insieme che cos’è e come funziona!
Indice
Che cos’è la Bloodstain Pattern Analysis (BPA)
La Bloodstain Pattern Analysis (BPA) è la disciplina che si occupa di:
- esaminare le tracce ematiche presenti sulla scena del crimine;
- studiare le traiettorie delle macchie di sangue;
- analizzare il pattern morfologico che esse assumono.
Sul luogo del delitto, infatti, in caso di crimini violenti la perdita di sangue ed il suo deposito determinano schizzi e macchie di varie forme e dimensioni. Ciascuna di esse può essere estremamente utile in quanto fornisce importanti indizi.
Il metodo venne ideato nel 1895 dal medico forense Eduard Piotrowsk.
L’uomo aveva condotto un esperimento costruendo pareti di carta di per raccogliere le macchie di sangue formatesi uccidendo alcune cavie con martellate o colpi di pugnale. Il risultato aveva mostrato una variazione di tracce in base a
- tipologia d’arma
- posizione dell’aggressore
- direzione dei colpi
La Bloodstain Pattern Analysis trova subito ampio utilizzo e valore in ambito giudiziario. Introdotto in un processo del 1995, rappresentando una principale testimonianza tecnica, venne ritenuta di estremo valore dalla Corte al punto da ribaltare il giudizio di colpevolezza.
In Italia, invece, il primo caso di utilizzo di BPA risale al “delitto di Cogne” del 2022, dove venne per la prima volta ritenuto come mezzo di prova scientifica dal Tribunale.
Bloodstain Pattern Analysis: come funziona
La Bloodstain Pattern Analysis rappresenta un grande supporto per gli investigatori in quanto può rendere più nitido il quadro d’indagine.
Per poter applicare in metodo in modo corretto ed ottenere dei risultati ottimali è necessario:
- eseguire un approfondito sopralluogo giudiziario sulla scena di un crimine;
- possedere una dettagliata foto-documentazione delle tracce ematiche e dei vari pattern presenti su superfici e indumenti;
- utilizzare riferimenti metrici e luci forensi, tra cui in particolare il luminol, per esaltare le forme e i contorni delle singole tracce ematiche qualora non visibili ad occhio nudo.
I risultati delle analisi delle tracce di sangue indicano:
- modalità ed armi utilizzate per il delitto;
- numero di colpi inferti;
- tipologia di ferita;
- informazioni sull’assalitore (ad esempio se è destro o mancino, grado di forza inflitta, etc);
- area originale dell’impatto con il corpo;
- movimento di persone o cose durante e dopo il delitto;
- posizione durante il sanguinamento.
Ad oggi, il modo più attendibile con il quale è possibile studiare una dinamica tramite Bloodstain Pattern Analysis è la simulazione dei movimenti in ambienti ricostruiti. In quest’ottica:
- si utilizzano manichini e sostanze fisicamente equiparabili al sangue umano;
- vengono sfruttati elementi riscontrati durante il sopralluogo;
- si riproducono i movimenti ipotizzabili;
- viene verificato se gli schizzi si distribuiscono come sulla presunta scena reale.
I diversi tipi di tracce ematiche
Prima di iniziare la Bloodstain Pattern Analysis (BPA) è necessario verificare se la presunta traccia ematica sia effettivamente costituita da sangue e se si tratta di sangue umano. Accertato questo protocollo preliminare, è possibile sottoporle a BPA.
Nell’analisi di una scena del crimine, è possibile rinvenire diversi tipi di macchie. In particolare:
- passive: e quindi gocce e flussi;
- di trasferimento, provocate da oggetti che entrano in contatto con macchie di sangue, come ad esempio il trascinamento di un cadavere;
- secondarie da strisciamento: originate non per provenienza diretta dalla sorgente ma per successivo trasporto sul substrato su cui rinvengono;
- d’impatto: createsi dal sangue proiettato nell’aria attraverso spruzzi, ad esempio un coltello usato per colpire più volte che rilascia schizzi di sangue.
La morfologia della macchia ematica può variare in relazione a fattori quali:
- quantità;
- velocità;
- natura (schizzo o caduta);
- altezza;
- inclinazione del piano;
- caratteristiche del supporto che la riceve.
Occorre inoltre precisare che, in base alla modalità con cui le gocce di sangue sono generate, possono variare la morfologia, il numero e la distribuzione sulla scena del crimine. Infine, la distanza che intercorre tra il punto d’origine e quello d’arrivo della traccia e l’angolo d’incidenza determinano modificazioni morfologiche molto importanti ai fini medico-legali. La prevalenza di una specifica categoria invece di un’altra consente infatti di risalire alle relative modalità di produzione.
La ricostruzione della scena del crimine
Come abbiamo visto finora, l’analisi delle macchie di sangue è una tecnica di scienza forense per ricostruire e interpretare cosa è successo sulla scena del crimine.
La polizia giudiziaria, a seguito della commissione di un reato, deve indagare con lo scopo di:
- captare qualsiasi informazione o traccia che possano risultare utili all’individuazione del reo;
- raccogliere gli elementi di prova direttamente in loco;
- comprendere la dinamica degli eventi attraverso lo studio dell’interconnessione spaziale delle tracce;
- determinare la dinamica degli eventi;
- individuare l’autore del crimine.
In quest’ottica è fondamentale il sopralluogo e la ricostruzione della scena del crimine tramite il supporto della Bloodstain Pattern Analysis, metodo di analisi avanzato che consiste nell’esame delle tracce ematiche presenti.
Occorre precisare che, la ricostruzione non è sempre semplice in quanto entrano in gioco diverse variabili. Nella maggior parte dei casi però, lo studio dei parametri delle proiezioni del sangue consente di:
- risalire all’azione che ha provocato il sanguinamento;
- ricostruire la scena del crimine;
- verificare l’attendibilità e la veridicità delle dichiarazioni degli eventuali soggetti coinvolti.
Ad oggi, grazie all’evoluzione del BPA, i risultati sono sempre più affidabili e rappresentano uno strumento fondamentale per gli esperti. Grazie al suo utilizzo è infatti sempre più facile formulare ipotesi dettagliate, precise e veritiere sulla dinamica delittuosa dell’evento.
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