Toka: la startup software spia che spaventa il mondo
A fondare Toka hanno contribuito due persone di rilievo all’interno dello Stato d’Israele. Vale a dire Ehud Barak (primo ministro del paese dal 1999 al 2001) e Yaron Rosen (ex capo della sicurezza informatica delle forze militari). Il risultato di questa collaborazione è a dire poco spaventoso: un software-spia in grado di controllare qualsiasi telecamera.
Una simile tecnologia non può che affascinare anche perché si tratta della prima volta che al mondo si vede un programma simile. Dato il pericolo che potrebbe rappresentare cadendo nella mani sbagliate, Toka può essere usata solo dai governi.
Chi ha investito su Toka
Entrati sul sito ufficiale si può notare già dagli enti che hanno scelto di investire in questa startup quanto il progetto sia di rilievo. Nell’elenco compare la multinazionale americana Dell Technology Inc. Si tratta di una delle aziende tecnologiche leader a livello mondiale con grande riguardo per la sostenibilità e la tutela della privacy dei suoi utenti.
Un altro sostenitore di Toka è la società Andreessen Horowitz che ha sede in California. Si occupa di investimenti dal 2009, anno della sua fondazione all’interno della Silicon Valley. Il settore in cui impegna le sue energie è prevalentemente quello della tecnologia all’avanguardia. Qui rientrano le criptovalute, i videogiochi ma anche la ricerca medica.
Della stessa attività si occupa anche un altro nome nella lista, ossia Entrée Capital. Nata dieci anni fa grazie alla collaborazione fra Aviad Eyal e Martin Moshal opera fra gli Stati Uniti, la capitale del Regno Unito e lo Stato d’Israele. Eyal vi ha aperto una nuova sede nel momento in cui si è trasferito a Tel Aviv ma la sede principale si trova a Londra.
Con simili realtà pronta a supportarla inizia a diventare più credibile l’impresa di Toka nel mettere a punto il suo software degno di un film della CIA.
Gli obiettivi della startup
Questa giovane azienda israeliana collabora solo con una clientela molto particolare e soprattutto ristretta. Il suo supporto è riservato alle forze militari e dell’ordine americane oltre che all’intelligence ed eventualmente agli stati alleati o legati agli USA. Periodicamente Toka rivede la lista dei paesi con cui intraprendere rapporti in base a diversi criteri (libertà civili e legislazione).
Il fine maggiore della startup è quello di fornire un aiuto concreto ai governi per difendere i propri cittadini dai rischi legati ad azioni criminali e dal terrorismo. Il digitale ha cambiato molto i metodi di azione dei gruppi e delle organizzazioni e anche la società deve ottenere i giusti mezzi per potersi difendere dai nuovi pericoli.
Tutto questo va inteso come un sistema per favorire il mantenimento della pace e la salvaguardia della popolazione civile. I software che produce sono versatili e possono essere sfruttati per diversi utilizzi. Tra questi ci sono le analisi forensi dei sistemi digitali oltre che gli interventi di emergenza pubblica o di targeted intelligence.
Nonostante sia di fondazione recentissima (2018) pare che Toka si sia già portata molto avanti sulla strada per realizzare tali obiettivi. Al momento conta 70 impiegati ma è continuamente alla ricerca di nuove forze e talenti per ampliare la propria squadra di professionisti. Fra le nazioni con cui collabora ci sono oltre ai paesi dell’UE anche Corea del Sud, Giappone, Singapore e Australia.
Toka solleva preoccupazioni
Nonostante tutto ciò che si può leggere relativamente alla giovane azienda suoni rassicurante, ci sono ancora dubbi sul suo software. Prima di tutto è in grado di controllare le videocamere di qualsiasi sistema di sorveglianza. Ma oltre a questa capacità è anche capace di poter alterare le riprese di tali apparecchi in diversi modi.
Poter modificare immagini e video può essere un sistema di difesa per la sicurezza ma allo stesso tempo di insabbiare eventuali prove. Per esempio attività illecite o persino indagini svolte dalle forze dell’ordine senza i dovuti permessi. A sollevare tali questioni sono stati alcuni giornalisti israeliani che reputano le potenzialità di Toka davvero allarmanti.
Ma anche senza immaginare scenari simili, resta il fatto che il software-spia potrebbe come ogni programma anche cadere nelle mani sbagliate. A quel punto sarebbe fuori controllo dato che non esiste nessun altro che abbia prodotto una tecnologia di tale portata. Alterando le riprese di una telecamera un hacker potrebbe incriminare un innocente al suo posto o rimuoversi dal video.
Ma al di là dei crimini minori anche a livello della società uno strumento del genere potrebbe essere usato in modo catastrofico. Basta pensare a cosa potrebbe verificarsi se si usasse il prodotto di Toka per diffondere fake news costruite con media manipolati ad arte. Già ora questo problema è diffuso all’interno della rete.