Sex tortion in criminologia: definizione del fenomeno del ricatto sessuale digitale
Nel panorama della criminologia contemporanea, la sex tortion – termine spesso usato come variante di sextortion – rappresenta una delle forme più insidiose di criminalità digitale. Questo fenomeno si configura come un ricatto sessuale online, in cui l’aggressore sfrutta la minaccia di diffondere contenuti intimi reali o presunti per esercitare un controllo psicologico, economico o sessuale sulla vittima.
Non si tratta soltanto di una nuova tipologia di estorsione, ma di un reato complesso che intreccia dinamiche di potere, vulnerabilità emotive e lacune normative. Per questa ragione, la criminologia studia la sex tortion come un fenomeno ibrido, a metà strada tra la cybercriminalità, i reati sessuali e le violenze psicologiche, con implicazioni che travalicano la sfera penale per toccare anche quella sociale e culturale.
Questa nuova frontiera del ricatto si è diffusa di pari passo con l’aumento del numero di persone che utilizzano abitualmente internet per flirtare con altre persone, a volte spingendosi anche oltre il semplice flirt.
Spesso, infatti, si dimentica che, grazie al relativo anonimato garantito dal web, la gente conosciuta online potrebbe non essere realmente chi dice di essere.
In questo articolo analizzeremo il fenomeno del sex tortion, di cui anche la criminologia si occupa. Si tratta infatti di un reato a tutti gli effetti.
Definizione criminologica di sex tortion
In criminologia, il termine sex tortion (o sextortion) viene utilizzato per descrivere una particolare forma di ricatto sessuale digitale, in cui l’autore minaccia di diffondere contenuti intimi della vittima, reali o presunti, allo scopo di esercitare un potere coercitivo su di lei.
Il criminale (o il gruppo di criminali) che mette a segno il reato possiede materiali espliciti o intimi che ritraggono la vittima. Grazie a questi, il criminale può ricattare la vittima, che è costretta a elargire denaro o altro, in base alle richieste degli estorsori.
La sex tortion si distingue da altre condotte affini (come il revenge porn) per la centralità del ricatto come strumento di pressione: non si tratta soltanto di diffondere contenuti senza consenso, ma di sfruttarne la minaccia per ottenere denaro, altre immagini o prestazioni sessuali, o persino per infliggere umiliazione psicologica.
Dal punto di vista criminologico, il fenomeno presenta alcune caratteristiche peculiari:
- Struttura asimmetrica del rapporto: il ricattatore detiene il potere e impone condizioni alla vittima, che spesso si trova in stato di vulnerabilità emotiva e sociale.
- Uso della leva della vergogna: la paura dello stigma sociale e della perdita di reputazione è una delle armi principali usate dai criminali.
- Assenza di contatto fisico: la sex tortion può avvenire interamente online, ma produce conseguenze devastanti sul piano psicologico, paragonabili a quelle di forme di violenza tradizionali.
- Flessibilità criminale: in alcuni casi il materiale intimo è reale, in altri viene simulato o persino inventato, ma la minaccia resta comunque efficace.
In criminologia si sottolinea come la sex tortion rappresenta un reato plurioffensivo, perché colpisce simultaneamente:
- la libertà sessuale della vittima (attraverso la coercizione);
- il suo patrimonio economico (quando c’è richiesta di denaro);
- la sua dignità e integrità psicologica (attraverso l’umiliazione e la paura).
Purtroppo, diventare vittime di sex tortion è più semplice di quanto si possa pensare. Innanzitutto, molti frequentatori di chat e siti di incontri decidono spontaneamente di condividere immagini private con altri utenti. Dunque, potrebbero addirittura diffondere questo genere di materiale consensualmente.
Non di rado, dietro profili falsi si nascondono proprio dei criminali, che potrebbero indurre la vittima a compiere atti espliciti in webcam, ed in questo modo otterrebbero facilmente del materiale da utilizzare per il ricatto.
Non mancano però anche i casi in cui il materiale viene sottratto alla vittima hackerando i suoi dispositivi elettronici e registrando del materiale una volta ottenuto l’accesso ai device.
Infine, ci sono anche dei casi di sex tortion in cui i criminali non dispongono affatto di materiale che ritrae la vittima in atteggiamenti espliciti o compromettenti, ma fingono di averlo al fine di mettere in atto l’estorsione.
Le caratteristiche criminologiche del fenomeno
Dal punto di vista criminologico, la sex tortion si distingue come un reato che combina elementi tipici dell’estorsione con aspetti propri dei reati sessuali e della violenza psicologica. Analizzarne le caratteristiche significa mettere in luce le dinamiche attraverso cui il ricattatore esercita il proprio potere sulla vittima.
Tra i tratti più rilevanti individuati dagli studiosi troviamo:
- Asimmetria di potere: l’autore del reato sfrutta la vulnerabilità emotiva, sociale o familiare della vittima, ponendola in una condizione di costante subordinazione psicologica.
- Centralità della vergogna e dello stigma: la minaccia di diffusione del materiale intimo colpisce direttamente l’immagine sociale della vittima. La paura di essere giudicati da familiari, colleghi o comunità di appartenenza è spesso più incisiva della minaccia economica.
- Assenza di contatto fisico: anche se l’intero processo avviene online, le conseguenze psicologiche sono paragonabili – e talvolta persino più devastanti – rispetto a forme di violenza offline.
- Carattere seriale e transnazionale: molti ricattatori operano all’interno di vere e proprie reti criminali, capaci di colpire vittime in diversi Paesi grazie all’anonimato del web.
- Polifunzionalità del reato: lo scopo può essere economico (richiesta di denaro), sessuale (nuovi contenuti o prestazioni) o punitivo (umiliare e distruggere la reputazione della vittima).
Gli esperti sottolineano che la sex tortion non deve essere considerata una semplice estorsione “digitalizzata”, ma una forma di coercizione complessa, che utilizza il web come strumento di dominio e che va studiata nelle sue implicazioni psicologiche, sociali e normative.
I numeri del fenomeno in Italia
Il fenomeno del sex tortion, purtroppo, ha subito un incremento quasi esponenziale nel nostro Paese.
Le vittime che denunciano maggiormente il reato sono di sesso maschile: circa il 90% di coloro che hanno subito sex tortion, infatti, è un uomo.
Secondo quanto apprendiamo dai dati registrata dalla Polizia Postale, negli ultimi anni i reati di sex tortion in Italia sono almeno tre al giorno, con un numero di denunce che aumenta di anno in anno.
Sfortunatamente, non abbiamo ancora piena contezza del fenomeno, in quanto solo una piccola percentuale delle vittime decide di non cedere al ricatto e di denunciare.
A causa di sentimenti quali la paura e la vergogna, infatti, sono moltissime le vittime che, alla fine, decidono di pagare.
Gli scopi dei criminali
Quando un criminale si macchia di sex tortion, i suoi scopi possono essere diversi.
Generalmente, indipendentemente dalla modalità con cui il soggetto è riuscito ad impossessarsi del materiale esplicito, lo scopo è uno solo: quello di estorcere denaro alla vittima.
In questo caso, l’autore del sex tortion minaccia la vittima di condividere il materiale con familiari, colleghi o datori di lavoro, o addirittura con l’intero web. A questo punto la vittima, nel tentativo di bloccare la diffusione dei contenuti, cede al ricatto e di solito paga il criminale pur di non vedere le proprie immagini nelle mani del pubblico.
Ma possono anche esserci altre ragioni dietro il sex tortion. Alcune volte, l’autore utilizza il ricatto per ottenere altre immagini esplicite o per ricattare sessualmente la vittima.
In altre situazioni, invece, l’autore vuole solo umiliare la vittima, senza un vero scopo di estorsione. Il soggetto possiede il materiale che la ritrae in atteggiamenti espliciti e, in questo modo, la tiene in scacco, ma senza chiedere denaro o altro in cambio.
Infine, alcuni casi di revenge porn rientrano nel sex tortion. Quando un’ex o una persona vicina alla vittima possiede dei contenuti compromettenti e vuole vendetta, potrebbe minacciare e ricattare la vittima stessa.
Anche in questo caso, come nel caso in cui il criminale chieda del denaro in cambio, la vittima potrebbe cedere al ricatto nel tentativo di salvaguardare la propria reputazione.
La legge italiana contro il sex tortion
Sfortunatamente, al momento, nel nostro Paese non esiste una legge che sia stata pensata proprio per punire i reati di sex tortion.
Esiste però l’articolo 612-ter del Codice Penale, che risale al 2019 ed è stato introdotto nel tentativo di bloccare e punire gli atti legati al revenge porn.
L’art. 612-ter, infatti, si riferisce ai reati legati alla diffusione di contenuti sessualmente espliciti senza aver precedentemente ottenuto il consenso della vittima.
Tuttavia, questo articolo del Codice penale, da solo, spesso non è sufficiente per i casi di sex tortion. Non tiene infatti conto di tutte le implicazioni che il sextortion ha nella vittima.
Per questa ragione, al criminale vengono spesso contestati in concorso anche altri reati.
Prima di tutto, quello di estorsione, che viene normato dall’Articolo 629 del già citato Codice penale. Questo articolo prevede sia una multa, che può raggiungere i 4.000 euro, che una pena detentiva fino ad un massimo di dieci anni.
Al criminale che commette sex tortion, poi, potrebbero anche essere contestate le minacce (secondo l’Art. 612 c.p.) e la violenza privata (secondo l’Art. 610 c.p.).
In alcuni casi, infine, la sex tortion viene considerata a tutti gli effetti una violenza sessuale.
Come abbiamo visto, infatti, in alcuni casi il criminale non richiede alla vittima ricattata dei soldi o altri oggetti di valore, ma prestazioni sessuali o altre immagini compromettenti.
In questo particolare caso, al criminale potrebbe essere contestata la violenza sessuale, tentata o reale, in quanto ha cercato di ottenere appagamento sessuale minacciando la vittima.
Anche qualora non vi sia stato un vero contatto fisico reale con la vittima, in questa specifica situazione si applica al caso di sex tortion l’articolo 609-bis del Codice penale, che è quello che si occupa dei reati di violenza sessuale.
L’approccio della criminologia
La criminologia affronta la sex tortion non soltanto come una fattispecie penale, ma come un fenomeno complesso che rivela nuove forme di coercizione e manipolazione nell’era digitale. Questo approccio consente di andare oltre la mera descrizione del reato, analizzando le dinamiche sociali, psicologiche e culturali che lo alimentano.
Gli studiosi sottolineano tre direzioni principali di analisi:
- Dimensione psicologica: la sex tortion si fonda sul controllo emotivo. Vergogna, paura e isolamento sono i principali strumenti utilizzati dai ricattatori per ridurre la capacità di reazione delle vittime.
- Dimensione sociale: il fenomeno riflette la vulnerabilità legata all’uso del web e delle relazioni digitali. Piattaforme di messaggistica, social network e siti di incontri possono trasformarsi in luoghi di manipolazione e sfruttamento.
- Dimensione normativa e di prevenzione: la criminologia evidenzia come le legislazioni nazionali e sovranazionali non siano sempre adeguate a fronteggiare un reato transnazionale, e richiama la necessità di cooperazione internazionale e programmi educativi mirati.
In quest’ottica, la sex tortion non viene studiata solo come un crimine, ma come un fenomeno sociale emergente, che mette in luce i rischi dell’iperconnessione e richiede strumenti di prevenzione multidisciplinari:
- campagne di sensibilizzazione rivolte a giovani e famiglie,
- formazione specifica nelle scuole sull’uso consapevole delle tecnologie,
- sostegno psicologico alle vittime per interrompere la spirale della paura.
L’approccio criminologico, quindi, invita a considerare la sex tortion come una nuova forma di coercizione digitale, la cui pericolosità non risiede solo nell’estorsione economica, ma nella capacità di compromettere identità, reputazione e benessere psicologico delle vittime.