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Sextortion contro le donne: il nuovo reato online

Sextortion contro le donne: il nuovo reato online

Sextortion - nuovo reato online contro le donne
  • Sara Elia
  • 28 Aprile 2024
  • Criminologia
  • 4 minuti

Sextortion: il ricatto sessuale via web

Il sextortion è una forma di violenza digitale contro le donne, ad oggi sempre più diffusa per via della maggior accessibilità data all’intelligenza artificiale.

Analizziamo insieme al meglio dettagli e consigli per riconoscere il crimine ed evitare di esserne preda!

Indice
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Che cos’è il sextortion

Il termine sextortion deriva dalla crasi in inglese di “sex “ed “extortion“, ovvero sesso ed estorsione. Si tratta di un ricatto sessuale realizzato attraverso il web.
Nello specifico uno o più hacker cercano di estorcere del denaro mediante ricatti sessuali effettuati sui social network o finte e-mail minatorie.
 
Il funzionamento della truffa è molto semplice:
  • la vittima viene contattata su un social network da una persona con profilo falso di uomo o donna avvenente;
  • si crea un rapporto confidenziale e ci sposta su un’app di messaggistica istantanea;
  • l’adescatore chiede foto e video osé, dopo averne mandate di personali;
  • il profilo fake sparisce e compare una richiesta di riscatto con la minaccia di pubblicare le immagini compromettenti.
Purtroppo, questa tipologia di truffa è in costante ascesa. Nel 2023 è stato registrato un aumento del 118% dei casi per un valore di 4,5 milioni di euro. I numeri sono ancora più preoccupanti, considerando che solo il 10% delle vittime presenta denuncia, per timore di uno scandalo o per vergogna.
 
Tra le vittime, infatti, vengono spesso scelte dagli hacker quelle che rappresentano una maggiore garanzia per il pagamento del riscatto senza denunciare l’accaduto per nascondere foto e video. E quindi in base alla loro situazione familiare o alla carica che ricoprono (uomini sposati con figli o professionisti).

Come agire in prevenzione e in difesa

Riconoscere una possibile truffa di sextortion è possibile se si riescono a riconoscere i segnali allarmanti. I profili falsi creati dagli hacker, infatti, hanno alcune caratteristiche comuni:

  • sono completamente o in parte vuoti. Ciò significa che c’è solo la foto profilo di un bel ragazzo/a ma scorrendoli non si trovano storie, né post;
  • non sono gestiti da persone, ma da chatbot: essi sono in grado di intavolare una banale discussione in chat, esprimendosi per frasi fatte; ma falliscono nel rispondere a domande complesse;
  • dopo un breve scambio di messaggi chiedono di fare sesso virtuale.

Inoltre, per non rimanere vittima della truffa è necessario adottare accorgimenti quali:

  • tener sempre alta l’attenzione ed essere consapevoli che gli attacchi cercano di fare leva sulle debolezze umane;
  • evitare di accettare sui social network le richieste di amicizia di persone che non si conoscono;
  • verificare attraverso Google, la foto della persona che ci ha contattato: probabilmente è rubata. Google ci proporrà una serie di volti e di link associati alla sua foto, da cui probabilmente sarà evidente che quella foto appartiene a un’altra persona;
  • una volta che si sono eseguiti gli accertamenti sulla veridicità o meno del profilo, evitare di interagire non rispondendo ai messaggi inviati.

Una nuova tipologia di sextortion

Un nuovo tipo di sextortion molto più diffuso e aggressivo è quello tramite email.
Il ricatto viene fatto tramite un messaggio di posta elettronica che recita: “Ho violato il tuo computer, ti ho ripreso mentre andavi sui siti porno ed ora voglio soldi per non pubblicare il filmato”.
 
In pratica:
  • un soggetto riceve una mail;
  • gli si comunica di essere stato spiato mentre visitava un sito porno, ma non si specifica quale e, tramite un software, aver visto cosa ha fatto;
  • si aggiungono altre affermazioni, più o meno minacciose, per spiegare che tutto è stato tracciato e filmato;
  • l’hacker aggiunge che si è impossessato della lista dei contatti Messenger, Facebook ed e-mail.
  • viene richiesta una somma di denaro in cambio della non diffusione del video.
In realtà, la spiegazione di ciò che c’è dietro la truffa è molto semplice.
Negli anni, i data breach hanno violato molti siti web e creato un infinito archivio di credenziali rubate, disponibili nel Dark Web.
Ovviamente, si tratta solo un tentativo di estorsione che sfrutta un possibile effetto “panico”. Nessuno ha dei filmati né è riuscito a violare la privacy altrui.
È quindi sufficiente cancellare l’e-mail ed ignorare qualsiasi altro messaggio del genere.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

Ad oggi, la creazione di contenuti falsi ha trovato nell’intelligenza artificiale uno strumento di rapida e pericolosa produzione. La rete, inoltre, permette di inserire e pubblicare contenuti senza necessità di autorizzazioni.
 
Oltre al fenomeno del sextortion analizzato finora, si riscontrano altre forme di violenza digitale rese più accessibili con l’AI. Tra questi principalmente i deepfake.
 
Si tratta di manipolazione di immagini e/o video che creano un’alterazione dei contenuti reali modificandone le caratteristiche. Usando software si possono ricreare immagini realistiche, imitando movimenti del corpo e persino voci. Il risultato sarà un nuovo prodotto che ritrae la vittima, spesso in una situazione scomoda o diffamatoria. Questi falsi digitali sono una violazione della sfera privata e possono ledere in modo grave l’immagine della persona vittima dell’imitazione. Spesso viene richiesto il pagamento di una somma di denaro per evitare che siano divulgate.
 
Una specifica tipologia di deepfake prende il nome di Deepnude.
Il fenomeno consiste nel ricreare, manipolando immagini e/o video di persone ignare, dei fotomontaggi in cui il soggetto ritratto è nudo o in pose esplicitamente sessuali.
 
Queste immagini sono chiaramente dei falsi, ritoccati con software in grado di incollare il corpo di un terzo o di ricostruirlo ex novo privo di indumenti. Lo strumento può inoltre amplificare la creazione di materiale porno-pedopornografico.
 
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