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Parafilia e omicidi seriali: dalla fantasia al crimine sessuale

Parafilia e omicidi seriali: dalla fantasia al crimine sessuale

parafilia - dalla fantasia al crimine sessuale
  • Sara Elia
  • 5 Dicembre 2024
  • Criminologia
  • 7 minuti

Parafilia e omicidi seriali: dalla fantasia al crimine sessuale

La parafilia, termine che indica una deviazione delle preferenze sessuali caratterizzata da fantasie o comportamenti atipici, è spesso oggetto di studio approfondito in criminologia per il suo possibile legame con fenomeni estremi, come gli omicidi seriali.

Mentre non tutte le parafilie sfociano in comportamenti criminali, alcune di esse –  quando combinate con tratti patologici della personalità o disordini psichici – possono degenerare in atti violenti oppure omicidi a sfondo sessuale. Questi crimini, che spesso destano scalpore e turbano profondamente l’opinione pubblica, sono al centro di numerose indagini scientifiche e giuridiche, poiché esplorano la complessa interazione tra fantasia deviante e realtà delittuosa.

In Italia, la giurisprudenza affronta il tema delle parafilie con un’attenzione particolare all’attribuzione della responsabilità penale.
Se da un lato il codice penale non disciplina direttamente il concetto di parafilia, dall’altro considera rilevanti gli atti che violano la dignità e la libertà sessuale altrui, come la violenza sessuale (art. 609 bis c.p.) o le condotte che implicano sevizie o atti sadici. Inoltre, la valutazione della parafilia può emergere nell’ambito di perizie psichiatriche, utili per stabilire la capacità di intendere e di volere dell’indagato.

Questo articolo approfondirà il legame tra parafilia e omicidi seriali, esaminando come queste fantasie possano trasformarsi in crimini e come la giurisprudenza italiana si rapporti a tali fenomeni, ponendo l’accento sulle implicazioni criminologiche e legali.

Indice
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Che cos’è la parafilia

In ambito psicopatologico e sessuologico per parafilia si intende ogni tipo di fantasia o comportamento ripetuto sessualmente eccitante che coinvolge:
  • oggetti inanimati, situazioni o animali
  • bambini o adulti non consenzienti
  • sensazioni quali sofferenza ed umiliazione di sè stessi o del partner
L’eccitazione sessuale viene quindi suscitata in modo ricorrente da oggetti inusuali o da attività sessuali inusuali. Esse provocano sofferenza o problemi funzionali nel soggetto che ne è affetto o ad un’altra persona. Alcune di esse, come la pedofilia, sono illegali.
 
Una certa varietà nelle attività sessuali è molto frequente nelle relazioni e nelle fantasie sessuali degli adulti sani. Quando entrambi i partner le accettano, non causano alcun male ma possono anzi essere un componente di una relazione amorevole. 
Diventano disturbi ove interferiscano con la capacità del soggetto di svolgere le normali attività quotidiane o causino sofferenze o dolore ad altri.
I disturbi parafiliaci possono infatti seriamente compromettere la capacità di svolgere un’attività sessuale fondata sulla reciproca affettività. Durante il rapporto sessuale, i partner possono sentirsi insignificanti, inutili o un mero oggetto.
 
In quest’ottica, occorre precisare che la parafilia non è una condizione sufficiente per diagnosticare la presenza un disturbo parafilico. Esso si applica solo nel caso in cui la problematica provochi disagio o causa compromissione nella vita quotidiana della persona che ne è affetta o rischi di arrecare danni ad altri.

I disturbi più comuni

Ad oggi, in base al DSM5, si possono identificare otto diverse tipologie di disturbo parafilico. Nello specifico:
 
  • voyeurismo: eccitazione sessuale derivante dall’atto di spiare altre persone in momenti di intimità, per esempio mentre si spogliano, quando sono nude o durante l’attività sessuale;
  • esibizionismo: esibizione dei propri genitali o organi sessuali a persone non consenzienti, estranee e non consapevoli in situazioni inappropriate;
  • masochismo sessuale: eccitazione sessuale derivante da atti di umiliazione ed atti inducenti dolore e sofferenza su sé stessi. Ad esempio, essere percosso, legato, bruciato, etc;
  • sadismo sessuale: eccitazione sessuale legata all’infliggere umiliazioni, dolore o sofferenze, fisiche o psicologiche, ad altre persone;
  • pedofilia: interesse sessuale per i bambini e soggetti in età prepuberale;
  • travestitismo: eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata con fantasie, desideri o comportamenti, per almeno sei mesi, devianti dal cross-dressing, ovvero dall’indossare capi di abbigliamento del sesso opposto;
  • feticismo: interesse sessuale rivolto ad oggetti inanimati o è focalizzato selettivamente su parti del corpo non genitali;
  • disturbo frotteuristico: eccitazione sessuale associata al toccare o strusciare il proprio corpo o parti di esso contro un’altra persona non consenziente.
Tra i molteplici altri disturbi parafilici non altrimenti specificati sono inclusi, l’eccitazione sessuale legata alla zoofilia (animali), necrofilia (cadaveri), coprofilia (feci), clismafilia (clisteri) o urofilia (urine).

Parafilia e omicidi seriali: dalla fantasia al crimine

Soffrire di parafilia non significa automaticamente diventare un predatore sessuale. Se, infatti, è vero che i crimini derivano dalle fantasie di un soggetto, non è detto che tali pensieri diventino atti criminosi.
Solo chi si supera questo limite passa alla pratica. E le motivazioni quali sono?
  • frustrazione intensa
  • sentimenti di odio
  • necessità di affermazione del proprio potere
  • volontà illusoria di poter avere controllo sull’altro
In quest’ottica, il prolungamento della sofferenza della vittima diventa fonte di piacere per l’assassino.
 
Gli omicidi seriali iniziano ad avvenire quando un soggetto deviato mentalmente che soffre di disturbo parafilico, dopo aver fantasticato a lungo sulla messa in atto dell’omicidio e sulle modalità di uccisione, sceglie una vittima ben precisa per concludere un percorso che termina con l’uccisione.
 
Tra le principali perversioni sessuali che caratterizzano gli omicidi seriali c’è soprattutto il feticismo del depezzamento. Il piacere nasce dal fare a pezzi il cadavere di una persona e successivamente prelevarne parti di esso.
Il serial killer feticista asporta e conserva parti del corpo solitamente zone erogene, come genitali e seno. Questi feticci gli consentono di rivivere l’evento criminoso, prolungando il suo piacere che, una volta esaurito e svanito il ricordo, lo costringono a cercare una nuova preda.

Cure e trattamenti

Occorre innanzitutto precisare che la maggior parte delle volte, i disturbi parafilici si presentano in concomitanza con altri disturbi psicopatologici o ne sono essi stessi un sintomo.
In particolare: narcisismo, disturbi della personalità (antisociale, borderline e  ossessivo compulsivo), dell’umore, d’ansia o da uso di sostanze.
 
Per questo motivo, quando si procede ad un trattamento occorre tenere conto di questo fattore e dell’individualità dei singoli soggetti. 
I principali studi hanno ipotizzato cause eziologiche in:
  • disregolazione nei livelli degli androgeni e del testosterone in soggetti maschili in base a fattori genetici e neurobiologici;
  • fattori esperienziali e ambientali vissuti dalla persona nell’ambito delle relazioni e dei contesti di vita significativi (abusi, traumi e maltrattamenti psicologici, fisici e/o sessuali).
A livello generale, la parafilia è trattabile attraverso approcci farmacologici e psicoterapeutici quali:
  • terapia cognitivo comportamentale: aiuta il soggetto a gestire impulsi e fantasie sessuali, modificando credenze e pensieri che portano a mettere in atto il comportamento disfunzionale;
  • psicodinamica: incentrata sui conflitti emotivi profondi, relazioni oggettuali interiorizzate e transfert;
  • talking therapy delle parafilie: permette il recupero del controllo delle pulsioni, del principio di piacere e della dignità sociale.
In merito al trattamento farmacologico, i farmaci antiandrogeni contribuiscono ad inibire la risposta degli ormoni sessuali provocando una diminuzione del desiderio e dell’eccitazione sessuale.

Aspetti giuridici della parafilia in Italia

In Italia, la parafilia non è un reato di per sé, ma assume rilevanza penale quando si traduce in condotte che violano norme a tutela della libertà sessuale, dell’integrità fisica o della dignità della persona.
Il codice penale disciplina reati quali:

  • Violenza sessuale (art. 609 bis c.p.): punisce chi costringe qualcuno a compiere o subire atti sessuali, includendo condotte che possono derivare da fantasie parafiliche non consensuali.
  • Atti persecutori (stalking, art. 612 bis c.p.): talvolta riconducibili a ossessioni di tipo erotomanico o altre parafilie che sfociano in comportamenti molesti.
  • Maltrattamenti e sevizie (art. 572 c.p. e art. 583 c.p.): applicabili nei casi di violenza sadica o pratiche parafiliche estreme che causano lesioni.
  • Atti osceni (art. 527 c.p.): spesso associati a parafilie come il frotteurismo o l’esibizionismo.

La giurisprudenza italiana si avvale delle perizie psichiatriche per valutare se il comportamento deviante sia sintomatico di una patologia mentale che possa influire sulla capacità di intendere e di volere dell’imputato. In alcuni casi, l’imputato può essere considerato incapace di rispondere delle proprie azioni e affidato a strutture di cura o misure di sicurezza, anziché a pene detentive.

Un aspetto fondamentale è la proporzionalità della pena in relazione alla pericolosità sociale dell’individuo. L’accertamento della parafilia non esclude automaticamente la responsabilità penale, ma diventa un elemento chiave nel determinare le misure correttive e preventive.

Casi criminologici di parafilia e omicidi seriali

La letteratura criminologica offre numerosi esempi di casi in cui la parafilia è stata alla base di omicidi seriali. Ecco alcuni esempi emblematici:

1. Jeffrey Dahmer: necrofilia e cannibalismo

Jeffrey Dahmer, noto come il “Cannibale di Milwaukee“, ha ucciso almeno 17 giovani uomini tra il 1978 e il 1991. I suoi crimini erano motivati da una combinazione di necrofilia e fantasie di controllo assoluto. Dopo aver sedato le sue vittime, Dahmer cercava di mantenerle in uno stato di semi-vita per soddisfare le sue pulsioni. La necrofilia, una parafilia caratterizzata da attrazione sessuale per i cadaveri, era il fulcro delle sue azioni.

2. Andrei Chikatilo: sadismo e vampirismo

Andrei Chikatilo, il “Macellaio di Rostov“, ha confessato l’omicidio di oltre 50 persone, spesso donne e bambini, tra il 1978 e il 1990. Chikatilo derivava piacere sessuale dal sadismo estremo, infliggendo sofferenze mortali alle sue vittime. In alcuni casi, praticava atti di vampirismo, morsi e mutilazioni che si ricollegano a una parafilia nota come “ematofilia” o attrazione per il sangue.

3. Albert Fish: masochismo e pedofilia

Albert Fish, attivo negli anni ’20 negli Stati Uniti, rappresenta un caso eclatante di deviazioni multiple. Fish era un sadico masochista che abusava di bambini e talvolta li uccideva. Le sue lettere alla polizia rivelano un legame perverso tra parafilie estreme e omicidio, testimoniando una totale assenza di empatia.

4. Il caso italiano: Donato Bilancia

In Italia, il serial killer Donato Bilancia, responsabile di 17 omicidi tra il 1997 e il 1998, ha mostrato tratti sadici e necrofili. Alcuni crimini erano motivati da pulsioni sessuali incontrollabili, come testimoniano i suoi comportamenti durante e dopo gli omicidi. Le sue parafilie, unite a una psiche profondamente disturbata, lo hanno reso uno dei casi più noti della criminologia italiana.

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