Il fenomeno dell'overqualification
Il fenomeno dell’overqualification è in forte crescita. Spesso le aziende si trovano a svolgere colloqui di lavoro in cui valutano candidati eccessivamente qualificati. Il problema di fondo è che un lavoratore iperqualificato non sempre rappresenta la scelta giusta per ricoprire la posizione vacante.
È vero che talvolta le imprese, alla fine, scelgono di assumere un candidato troppo qualificato per la posizione. Ma è vero anche che questa scelta, alla lunga, potrebbe essere rischioso per l’azienda stessa.
Questa consapevolezza che si sta diffondendo tra le aziende comporta una frase che diversi candidati si stanno purtroppo sentendo ripetere molto spesso: “Sei troppo qualificato per questa posizione”. È davvero così?
Overqualification dei candidati: una sfida per aziende e lavoratori
Quello dell’overqualification dei candidati è un problema reale che, nel mondo del lavoro, sta diventando sempre più evidente.
Sono moltissime le persone che hanno conseguito delle qualifiche elevate, ma non riescono a trovare un lavoro che possa realmente rispecchiare le loro capacità. La conseguenza è che di solito questi profili non riescono a fare carriera facilmente.
Il fenomeno deriva purtroppo dal mercato del lavoro, che offre poche opportunità per chi è molto specializzato. Di conseguenza, per poter lavorare, è necessario candidarsi per mansioni inferiori alle proprie abilità.
Tuttavia, anche questo non basta, perché gli studi dimostrano che spesso i candidati vengono scartati perché possiedono un livello di qualificazione eccessiva.
L’overqualification come forma di skill mismatch
L’overqualification è una forma di skill mismatch.
Con questo termine si indica una mancanza di corrispondenza tra le competenze acquisite dai potenziali lavoratori e quelle effettivamente richieste dal mercato del lavoro e dalle aziende.
Tre sono le forme di skill mismatch ufficialmente riconosciute:
- overqualification, che come abbiamo detto riguarda i lavoratori che possiedono più competenze rispetto a quelle richieste per il lavoro per cui si candidano (o per il quale hanno ottenuto il posto);
- underqualifiction, che interessa i lavoratori con competenze inferiori rispetto a quelle richieste per la posizione che ricoprono;
- skill gap, ossia la discrepanza tra le competenze necessarie per un lavoro e quelle effettivamente possedute da un individuo.
Il profilo del lavoratore iperqualificato
Ma qual è il profilo del candidato che possiamo definire come “lavoratore iperqualificato”?
Quando ci troviamo di fronte a un caso di overqualification, il lavoratore viene impiegato in ruoli che non sono in linea con le sue competenze. Il che, nel tempo, può tramutarsi in frustrazione, che porta il lavoratore ad abbandonare il posto di lavoro. E questo accade nell’ipotesi migliore, perché la realtà è ancora più dura: il lavoratore iperqualificato, infatti, spesso non riesce a trovare lavoro.
Moltissime persone, infatti, pur di lavorare, accettano di candidarsi anche nel caso di offerte che potrebbero essere in linea, ma per le quali bastano competenze inferiori.
Purtroppo, nella maggior parte dei casi, il lavoratore iperqualificato viene scartato proprio per la sua eccessiva qualificazione.
Eccesso di competenze: i rischi per le aziende
Ovviamente, non tutte le imprese si lasciano impressionare dall’overqualification. Anzi, talvolta cercano di sfruttare le numerose competenze del candidato, che alla fine viene scelto rispetto agli altri.
Indubbiamente un lavoratore iperqualificato ha esperienza e, molto spesso, anche più maturità rispetto agli altri candidati. Inoltre, non di rado, questa tipologia di lavoratore più d’altri può apportare innovazione in azienda.
Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la necessità di poca formazione. Se molto qualificato, le risorse necessarie per inserire un lavoratore in azienda saranno praticamente minime.
Eppure, le aziende alla ricerca di candidati per coprire una posizione vacante tengono spesso in considerazione soprattutto i vantaggi dell’overqualification. Innanzitutto, un candidato molto qualificato è spesso restio alla formazione.
L’aspetto più pericoloso riguarda però la noia che potrebbe sopraggiungere a causa di una mansione troppo al di sotto delle sue competenze. Di conseguenza, assumere anche in presenza di overqualification potrebbe portare a un calo delle performance.
Anche la questione stipendio viene considerata prima dell’assunzione. È ovvio, infatti, che inizialmente il lavoratore iperqualificato accetterà la paga pattuita. Tuttavia, non è escluso che, in futuro, il dipendente possa avanzare pretese in ragione del suo eccesso di competenze.
Come sbloccare la situazione?
Di fronte all’overqualification, di solito il lavoratore iperqualificato reagisce ritoccando il curriculum. Dopo una fase di stallo in cui si fatica a trovare lavoro, cioè, in molti decidono di omettere esperienze formative o lavorative, eliminandole dal cv.
Ma questa non è la strategia corretta per migliorare la propria situazione. Sembra scontato, ma essere pazienti, alla lunga, di solito premia.
Il consiglio generale è quindi quello di continuare a tentare nel proprio settore e non arrendersi. Anche valutando il trasferimento in un’altra città o all’estero: non è detto che chi non ha avuto fortuna nel nostro Paese non la abbia altrove.
Ove possibile, e se la situazione lo permette, si potrebbe inoltre pensare a un tipo di carriera differente. Invece di ricercare un lavoro da dipendente, cioè, si potrebbe pensare di avviare una propria attività, nella quale poter esprimere tutte le proprie competenze.
Come ottimizzare il curriculum
In caso di overqualification, sarà necessario ottimizzare il proprio curriculum, all’interno del quale bisognerà trovare il giusto equilibrio tra la valorizzazione delle proprie competenze e le reali aspettative dell’azienda.
L’esperienza andrà presentata come un vantaggio, ma bisogna evitare di sottolineare quegli elementi che potrebbero suggerire eccessiva distanza tra il profilo ricercato e le effettive competenze. Da ricordare, poi, che un curriculum efficace deve parlare la stessa lingua dell’annuncio. Per ogni candidatura inviata, dunque, il cv andrà personalizzato sulla base dell’annuncio.
Il consiglio di base è quello di inserire alcune parole chiave coerenti, adatta la descrizione delle esperienze. All’interno del cv uno spazio adeguato deve essere garantito a soft skill che mostrano flessibilità, spirito collaborativo e disponibilità all’apprendimento.
Ogni sezione del curriculum vitae dovrà lasciar trasparire non solo valore, ma anche motivazione del candidato. Il cv servirà a dissipare i dubbi dei recruiter sull’overqualification che, con l’approccio corretto e le parole giuste, da limite potrebbe trasformarsi in un punto di forza.
