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Il caso di Giulia Cecchettin: verità, indagini e lotte contro la violenza di genere

Il caso di Giulia Cecchettin: verità, indagini e lotte contro la violenza di genere

Giulia Cecchettin - indagini e lotte contro la violenza di genere
  • Sara Elia
  • 14 Giugno 2025
  • Criminologia
  • 6 minuti

Giulia Cecchettin: caso, indagini e lotte contro la violenza di genere

Il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò (in provincia di Venezia), ha segnato uno spartiacque nella percezione pubblica del fenomeno della violenza maschile sulle donne. Giovane studentessa di ingegneria biomedica all’Università di Padova, Giulia è stata uccisa dall’ex fidanzato, che l’ha colpita con oltre settanta coltellate, per poi occultarne il corpo in sacchi neri e abbandonarlo in un canalone, dove è stato rinvenuto il 18 novembre 2023.

La tragica vicenda ha scosso l’opinione pubblica in Italia: manifestazioni spontanee hanno invaso le strade e la risposta al numero antiviolenza 1522 ha registrato un’impennata nelle chiamate, segnale del cosiddetto “effetto Giulia” che ha spinto molte vittime a rompere il silenzio. È nata anche la Fondazione Giulia Cecchettin, voluta dalla famiglia, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e rafforzare la prevenzione contro la violenza di genere.
Il processo contro Filippo Turetta si è concluso con una condanna all’ergastolo (30 anni in Italia), con una vitale decisione di appello perché fossero riconosciute comportamenti come lo stalking e la crudeltà – aspetti inizialmente ignorati – accendendo una nuova discussione sulle aggravanti giuridiche.

Oggi, a distanza di anni, il caso Giulia Cecchettin resta una ferita aperta, ma anche uno stimolo imprescindibile: una costante chiamata all’azione per rinnovare leggi, educazione alle relazioni e cambiamento culturale.
Questo articolo ripercorre la vicenda nei suoi aspetti più significativi — dai fatti concreti alle polemiche, dalle indagini alle battaglie legali, fino al lascito umano e sociale portato avanti dalla famiglia e da tante voci della società civile.

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Caso Giulia Cecchettin: i fatti

Giulia Cecchettin nasce a Padova il 5 maggio 2021e vive a Vigonovo (Venezia) con il padre Gino il fratello minore Davide e la sorella maggiore Elena. 
 
La ragazza studia ingegneria biomedica dell’Università di Padova, dove conosce Filippo Turetta, suo coetaneo di Torreglia.
I due iniziano a frequentarsi e per circa un anno, fin ad agosto 2023, sono una coppia. L’atteggiamento del ragazzo è però problematico: molto possessivo, arriva minacciare il suicidio dicendo che non vedeva un futuro senza di lei.
 
L’11 novembre del 2023, Giulia Cecchettin che è in procinto di laurearsi, manda via e-mail l’ultima versione della sua tesi di laurea alla relatrice per poi incontrarsi con Filippo Turetta in un centro commerciale di Marghera. Vuole comperare un paio di scarpe per la cerimonia. 
Dopodiché, il silenzio. La ragazza non torna a casa e non risponde più ai messaggi e anche Turetta fa perdere le sue tracce.
 
Il giorno seguente Gino denuncia la scomparsa della figlia, affermando di temere per la sua incolumità della figlia. I familiari di entrambi fanno appelli in tv e via social. In particolare, è una testimonianza a destare molta preoccupazione.
Una persona afferma infatti di aver visto dal balcone la lite tra due giovani nel parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo e la voce femminile che gridava “Mi fai male“.

Femminicidio e ritrovamento del cadavere

Nel frattempo, le ricerche procedono e si soffermano sulla ricostruzione del percorso dell’auto di Filippo Turetta, una Fiat Grande Punto di colore nero intercettata dalle telecamere di sicurezza.
In particolare, un sistema di sorveglianza nei pressi di Vigonovo, mostra un uomo colpire con violenza una donna e caricarne il corpo nel bagagliaio, riprendendo le fasi dell’aggressione: lei che scappa, lui che la blocca a terra e la colpisce alle spalle.
 
Le forze dell’ordine accorrono sul luogo ripreso dalle immagini, dove trovano la lama di un coltello lunga 21 centimetri e molto sangue. Alla luce di ciò,
viene emesso un mandato di arresto europeo per Filippo Turetta, accusato di sequestro di persona e omicidio volontario.
 
Il 18 novembre 2023, la squadra cinofila del Friuli-Venezia Giulia individua un cadavere in un angolo roccioso del bosco, coperto da sacchi di plastica neri. Si tratta di Giulia Cecchettin.
L’autopsia sul corpo ne chiarisce la morte: colpita da 75 coltellate alla testa e al collo, è morta per dissanguamento. Turetta aveva portato da casa il coltello, lo scotch e i sacchi neri per avvolgere il cadavere. 
 
Lo stesso giorno, Filippo Turetta viene trovato ed arrestato in Germania.
Fermo con la sua auto sulla corsia d’emergenza in autostrada, il ragazzo non oppone resistenza e subito confessa. 

Caso Giulia Cecchettin: accuse e processo

Filippo Turetta viene accusato di omicidio volontario, aggravato dal legame affettivo con la vittima, e sequestro di persona ed immediatamente portato nel carcere di Verona.
Inoltre, gli vengono contestate l’aggravante della premeditazione, crudeltà, efferatezza, porto d’armi, occultamento di cadavere e dello stalking, quest’ultimo nelle settimane precedenti il delitto.
 
Il pubblico ministero richiede l’ergastolo.
 
Il 22 settembre 2024 inizia il processo, che si tiene senza udienza preliminare né alcuna richiesta di perizia psichiatrica da parte degli avvocati difensori.
Il legale parla unicamente di un percorso di maturazione personale del delitto commesso e della sua volontà che la giustizia faccia il suo corso.
Solo durante la seconda udienza, venerdì 25 ottobre Filippo Turetta si presenta in aula testimoniando ciò che era accaduto e confermando di aver precedentemente pensato di togliere a Giulia Cecchettin la vita ed ammettendo così la premeditazione.
 
Il 25 novembre 2024, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Filippo Turetta viene condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin.
La corte esclude però l’aggravante della crudeltà e il reato di stalking, additando come motivazioni per la scelta il fatto che Giulia non aveva paura di Filippo, e quindi non c’era stalking. E che le 75 coltellate inferte a Giulia Cecchettin sono state dettate dall’inesperienza di Turetta.

Dal controllo emotivo al femminicidio: il nodo giuridico delle aggravanti

La vicenda di Giulia Cecchettin evidenzia in modo drammatico quanto la violenza di genere affondi le radici in relazioni segnate dal controllo, dalla manipolazione e dalla dipendenza emotiva.
L’ex compagno, Filippo Turetta, secondo le ricostruzioni, avrebbe progressivamente esercitato su di lei un potere psicologico fatto di gelosia, richieste ossessive di attenzioni e difficoltà ad accettare la fine della relazione.

Comportamenti che, purtroppo, spesso non vengono riconosciuti né da chi li subisce né dal contesto circostante come segnali premonitori di una possibile escalation violenta.

Questo aspetto è diventato centrale anche nel dibattito giuridico seguito alla condanna.
Nonostante la brutalità dell’omicidio, inizialmente non sono state riconosciute tutte le aggravanti previste dal Codice Penale, come la crudeltà e lo stalking. Solo in un secondo momento, grazie alla pressione dell’opinione pubblica e alla determinazione della famiglia Cecchettin, si è aperta la strada a un riesame del caso con una maggiore attenzione al contesto relazionale e alla premeditazione.

Il punto critico è che il sistema giudiziario italiano fatica ancora ad attribuire pieno peso giuridico a quegli atteggiamenti di controllo e sopraffazione che precedono il gesto estremo.
Spesso, in assenza di denunce formali, le condotte persecutorie vengono sottovalutate o non documentate a sufficienza per sostenere un’aggravante processuale. Eppure, casi come quello di Giulia mostrano con chiarezza che il femminicidio è quasi sempre l’atto finale di una spirale lunga e riconoscibile.

Per questo motivo, il caso Cecchettin rappresenta oggi un importante precedente: richiama alla necessità di una riforma culturale e normativa, affinché la giustizia possa riconoscere e punire con coerenza anche quelle forme di violenza che si consumano nel silenzio, prima ancora del delitto.

Percezione nei confronti delle lotte contro la violenza di genere

Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha cambiato la percezione nei confronti delle lotte contro la violenza di genere, segnando la storia italiana e dimostrando che la violenza contro le donne può purtroppo arrivare ovunque.
 
Il padre, Gino Cecchettin dopo la condanna di Filippo Turetta all’ergastolo ha dichiarato “Abbiamo perso tutti come società, io come essere umano mi sento sconfitto, come papà non cambia niente. Nessuno mi ridarà indietro Giulia, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri”.
 
Queste parole sono emblematiche nell’indicare come la battaglia contro la violenza sia un percorso che si dovrebbe intraprendere come società. Rispettare le leggi e procedere alle condanne con delle pene appropriate, è infatti solo una tappa che ci si è dati in quanto società civile.
Ma non basta.
 
Ad oggi, Gino Cecchettin ha aperto una Fondazione che si occupa delle lotte contro la violenza di genere e cerca di mettere in atto un cambiamento culturale. Tra le cose di cui si occupa, c’è anche lo stalking, una delle aggravanti escluse dalla condanna a Filippo Turetta che rappresenta in realtà il primo ed evidente segnale che qualcosa non va in una relazione. 
 
Veder ripristinata questa aggravante in appello, come è stato richiesto, potrebbe essere il primo passo importante verso un futuro migliore.
 
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