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La vittimologia: comprendere la vittima per risolvere il crimine

La vittimologia: comprendere la vittima per risolvere il crimine

vittimologia - comprendere la vittima per risolvere il crimine
  • Sara Elia
  • 12 Maggio 2025
  • Criminologia
  • 5 minuti

La vittimologia: comprendere la vittima per risolvere il crimine

La vittimologia è una disciplina strettamente correlata alla criminologia, ma con un focus distintivo: invece di concentrarsi esclusivamente sull’autore del crimine, la vittimologia esamina le caratteristiche, il comportamento e le circostanze delle vittime. Questo approccio consente di ottenere una comprensione più completa del fenomeno criminale, rivelando dinamiche e pattern che possono contribuire non solo all’identificazione del colpevole, ma anche alla prevenzione di ulteriori crimini.

Nata come branca della criminologia, la vittimologia ha acquisito nel tempo una propria autonomia, evolvendosi in una disciplina interdisciplinare che attinge da psicologia, sociologia, diritto e scienze forensi. Lo studio della vittima non solo permette di delineare profili di rischio, ma anche di analizzare le interazioni tra vittima e carnefice, evidenziando fattori che possono aver favorito l’azione criminale. Comprendere la vittima diventa, dunque, un elemento cruciale per ricostruire l’intera dinamica del crimine, riconoscere eventuali segnali premonitori e sviluppare strategie di intervento efficaci.

In questo articolo, esploreremo i principali ambiti di studio della vittimologia, i profili delle vittime, le tipologie di vittimizzazione e il ruolo fondamentale di questa disciplina nella risoluzione dei crimini.
Scopriamo insieme come lo studio della vittima possa offrire prospettive preziose per l’analisi criminologica e la prevenzione del crimine.

Indice
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Che cos’è la vittimologia

La vittimologia è la disciplina che si occupa dello studio delle vittime di crimini e delle loro esperienze. Nello specifico, analizza:
  • comportamenti;
  • personalità;
  • caratteristiche fisiche e psico-emotive;
  • requisiti biologici e psichici;
  • aspetti etici, culturali e sociali;
  • eventuali influenze ambientali;
  • relazione che intercorre con l’autore del crimine.
I suoi obiettivi principali sono quelli di indagare:
  • tipo di rapporto che intercorre tra vittima e colpevole e il ruolo che ha assunto nello svolgimento del crimine;
  • dinamiche responsabili del reato e motivazioni che hanno provocato il danno;
  • violazioni commesse all’integrità fisica e psichica della persona e ai loro diritti e alla libertà.
Come è evidente, la vittimologia è quindi una disciplina ad ampio raggio, incentrata sia sull’impatto dell’evento che sulle conseguenze subite dalla vittima. Le sue origini risalgono al 1904, anno in cui i criminologi Wertham e Mendelsohn ne definiscono il concetto, focalizzando l’attenzione sul ruolo della vittima nella dinamica criminale.
 
In quest’ottica infatti è fondamentale:
  • indagare la sofferenza, che spesso oltrepassa l’episodio prolungandosi per tempi molto dilatati;
  • esaminare le reazioni psicologiche e sociali e le conseguenti risposte istituzionali;
  • esplorare come e perché alcune persone e gruppi sono più vulnerabili a diventare vittime;
  • interessarsi a come le percezioni sociali della vittima possano influenzare il trattamento ricevuto nel sistema giudiziario.

Correlazione tra vittimologia e criminologia

Vittimologia e criminologia fanno entrambe parte della psicologia legale e sono estremamente correlate in quanto studiano il fenomeno criminale e
hanno il medesimo intento di indagare a livello psichico il coinvolgimento mentale delle vittime.
 
La principale differenza è che la vittimologia si focalizza soprattutto sulla relazione della vittima con il colpevole, il suo profilo psicologico, le conseguenze del crimine sulla sua vita e il supporto psicologico necessario.
 
Al contrario la criminologia si interessa di:
  • fattori che contribuiscono alla criminalità;
  • analisi della scena del crimine;
  • analisi del comportamento criminale;
  • cause e dinamiche alla base;
  • tendenze patologiche del reo;
  • contesto socio-ambientale in cui agisce;
  • strategie di prevenzione e riduzione della recidività.
In sintesi, mentre la criminologia si concentra sull’autore del reato e sul crimine stesso, la vittimologia sposta l’attenzione sulla vittima, fornendo una prospettiva complementare ma fondamentale per una comprensione completa del fenomeno criminale.
La stretta correlazione tra queste due discipline risiede nella loro interdipendenza per una comprensione completa del fenomeno criminale.
In particolare:
 
  • conoscere in modo approfondito le esperienze delle vittime può permettere strategie di prevenzione maggiormente efficaci.
    Ad esempio, luoghi e circostanze in cui si è più vulnerabili;
  • progettare politiche penali efficaci e in grado di bilanciare le esigenze di punizione e riabilitazione dei criminali con il supporto e la protezione delle vittime;
  • supportare efficacemente le vittime nel loro percorso di recupero attraverso adeguati programmi di assistenza mirati e sensibili ed elaborare strategie efficaci di prevenzione ed intervento.

Principali aspetti di analisi

La vittimologia deve indagare alcuni aspetti preponderanti quali:
 
  • fattori predisponenti: insieme di comportamenti, spesso inconsci, che rendono un individuo più vulnerabile e quindi a rischio. Ad esempio, sentimenti quali collera, imprudenza e negligenza;
  • attività: la maggior parte delle volte i crimini avvengono durante lo svolgimento della loro attività quotidiane, occasioni in cui sono maggiormente aggredibili e più vulnerabili;
  • occasionalità: presuppone condizioni imprevedibili ed inconsuete, in cui la vittima si imbatte senza alcuna influenza da parte di fattori predisponenti personali nè di premeditazione da parte del reo;
  • provocazione: dal punto di vista del colpevole, le vittime provocano con determinati atteggiamenti coscienti o incosciente, spingendolo a reagire;
  • simbolismo: talvolta capita che le vittime, definite “preferenziali”, vengano scelte intenzionalmente dal reo in quanto rappresentano un simbolo da colpire come atto dimostrativo di qualcosa;
  • trasversalità: si verifica quando vengono colpite persone vicine alla vittima in quanto essa è invulnerabile, ad esempio una a personalità pubbliche sotto scorta.
Infine, è importante precisare che lo studio dei fattori di predisposizione alla vittimizzazione non ha lo scopo di fornire una qualche forma di giustificazione al crimine stesso. Al contrario, cerca di individuare e studiare la dinamica del crimine con il fine e prevenire e trovare il giusto supporto psicologico alla vittima.

Danni e possibilità di intervento

Quando una persona subisce un atto lesivo, le conseguenze si riversano sul piano fisico, psicologico e relazionale e, in generale, condizionano le condizioni di vita future. Di certo, ogni individuo risponde in modo diverso ma in ogni caso è inserito in un processo di vittimizzazione che porta a:
 
  • sperimentare sensazioni di disorientamento, confusione, paura che portano spesso a rinchiudersi in sé, con un blocco emotivo e venir mancare l’area legata alla sicurezza;
  • provare paradossalmente un senso di vergogna per quanto subito, umiliazione e a volte senso di impresentabilità sociale.
  • attivare dei vissuti di colpa dovuti ad aspetti culturali legati a stereotipi sulla vittima e tentativi di ristabilire il controllo ritenendosene in parte responsabile, pur di dare un senso all’accaduto;
  • portare alla depersonalizzazione e derealizzazione, ovvero non sentirsi più in contatto con sé e vivere una sorta di irrealtà, vedendosi nel mondo “come in un film”.
Come è evidente, gli effetti sulla vittima possono essere devastanti. Per recuperare la stabilità è quindi necessario ricorrere a interventi di psicoterapia e supporto. La complessità del quadro rende spesso indispensabile occuparsi anche dei familiari che indirettamente partecipano dell’evento e, di conseguenza, subiscono anch’essi dei danni psicologici.
 
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