L’Associazione Antigone lancia l'allarme per i suicidi nelle carceri
Il 2023 e il 2024 hanno registrato numeri molti alti di suicidi in carcere, evidenziando una grave emergenza.
Analizziamo insieme i dati principali e le modalità con le quali si potrebbe attenuare il fenomeno!
Indice
Suicidi in carcere: i dati dell’emergenza
L’Associazione Antigone ha lanciato l’allarme: i suicidi in carcere hanno raggiunto numeri impressionanti, con 70 suicidi nel 2023 e 30 nei primi mesi del 2024.
Il fenomeno evidenzia carenze e criticità del sistema carcerario, tra cui il sovraffollamento.
Il fenomeno evidenzia carenze e criticità del sistema carcerario, tra cui il sovraffollamento.
I dati parlano chiaro:
- 2022: l’anno da record con 85 suicidi accertati;
- 2023: con un totale di 70 vittime, il tasso è stato pari a 12 casi ogni 10 mila persone;
- primi mesi del 2024: almeno 30 accertati, livello altissimo in media di uno ogni 3 giorni e mezzo.
Il tasso relativo alle donne è sensibilmente superiore a quello relativo agli uomini. Il primo si attesta infatti a 16 casi ogni 10.000 persone, il secondo a bel’ì11,8. Per quanto riguarda invece la nazionalità, l’incidenza è maggiore tra le persone di origine straniera con 28 suicidi contro 15 casi italiani.
Inoltre, carcere ci si leva la vita ben 18 volte in più rispetto alla popolazione libera della società esterna.
In generale, l’Italia si colloca ad un livello basso nella classifica dei Paesi con paese con più alto tasso di suicidio. Stesso discorso non è però valido per per quanto riguarda i suicidi in carcere dove il nostro Paese è posizionato ben al di sopra la media europea (110,6 contro 9,4).
Suicidi in carcere: quadro generale e caratteristiche
Il XX rapporto di Antigone tenta una ricostruzione del quadro generale riportando dati per capire chi fossero queste persone. A livello generale, nonostante ogni storia personale sia unica, dalle biografie di queste persone emergono molti casi di situazioni di marginalità, tossicodipendenza e accertate patologie psichiatriche.
Nello specifico, i suicidi in carcere presentano le seguenti caratteristiche:
- genere: 5/100 erano donne. Numero particolarmente alto considerando che la percentuale di popolazione femminile detenuta rappresenti solo il 4,3% del totale;
- nazionalità: i soggetti di origine straniera erano 42, numero alto se si considera che la percentuale di stranieri in carcere è pari al 31,3%).
- aree geografiche: in ordine Nord Africa, Europa orientale; Asia centrale e meridionale e Sud America;
- età media: 40 anni. La fascia più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni, con 33 casi di suicidi, subito dopo seguita dai 27 casi di quella compresa tra i 40 e i 49 anni. Infine, tra i più giovani sono stati ben i 17 suicidi commessi in età comprese tra i 20 e i 29 anni a pari merito con le persone tra i 50 e i 59. Chiudono la classifica i 5 casi di persone tra i 60 e i 69 anni.
Luoghi e modalità principali
Il maggior numero di suicidi in carcere tra il 2023 ed il 2024 è avvenuti in:
- Case circondariali di Roma Regina Coeli, Terni, Torino e Verona: 5 casi per ciascuno;
- Milano San Vittore e Napoli Poggioreale: 4 ad istituto;
- Cagliari, Milano Opera, Parma, Pescara, Santa Maria Capua Vetere, Taranto e Venezia: con 3 casi di suicidio.
Le caratteristiche che accomunano tutte queste realtà carcerarie sono:
- situazioni più o meno grave di sovraffollamento, indice non solo di mancanza di spazi ma anche di risorse;
- significativa carenza di personale;
- mancanza di servizi di salute mentale psichiatrico e psicologico.
Inoltre, nello specifico i soggetti al momento della morte si trovavano in luoghi quali:
- cella di isolamento;
- reparto psichiatrico;
- area sanitaria.
Molti di questi suicidi sono avvenuti tra detenuti ancora in attesa di giudizio, o con brevissimi periodi di reclusione da scontare. Altri erano prossimi a richiedere una misura alternativa o in procinto di lasciare il carcere.
Infine, per quanto riguarda le modalità di suicidio in carcere, la maggior parte delle morti è avvenute per impiccamento, asfissia da gas e scioperi della fame. Vi è poi un singolo caso di abbruciamento, uno di asfissia da incendio, uno di soffocamento e un ultimo vittima da pestaggio.
Soluzioni per far fronte al problema
Di certo esistono alcuni elementi esterni che acuiscono la difficoltà della detenzione, soprattutto in un ambiente già di per sé complesso come il carcere.
Tra le soluzioni:
- migliorare la vita all’interno degli istituti favorendo percorsi alternativi per chi ha problematiche psichiatriche e di dipendenza;
- ridurre il senso di isolamento e di marginalizzazione provvedendo a garantire una disponibilità maggiore di attività, lavorative, formative e culturali;
- aprire maggiormente i rapporti con l’esterno per evitare solitudine, depressione, abbandono;
- prevedere luoghi dove siano possibili colloqui intimi e liberalizzare le telefonate verso i propri cari.
In particolare, i momenti di inizio e di fine detenzione sono le fasi più delicate per il rischio di suicidi in carcere. Da una parte è evidente la potenziale difficoltà nell’ambientarsi alla vita dell’istituto. Dall’altro, non è da sottovalutare il senso di smarrimento di chi è prossimo ad uscire, evidente soprattutto in chi non ha una rete di riferimento all’esterno
In quest’ottica, l’ingresso in carcere dovrebbe avvenire in maniera graduale ed essere accompagnato da sezioni destinate all’accoglienza, reparti ad hoc e colloqui con psicologi e psichiatri.
Allo stesso modo, il fine pena dovrebbe prevedere un momento di preparazione al rilascio, in collegamento con enti e servizi territoriali esterni.
Allo stesso modo, il fine pena dovrebbe prevedere un momento di preparazione al rilascio, in collegamento con enti e servizi territoriali esterni.
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