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Stupro di gruppo: cause e dinamiche

Stupro di gruppo: cause e dinamiche

Stupro di gruppo: cause e dinamiche
  • Sara Elia
  • 22 Ottobre 2025
  • Criminologia
  • 6 minuti

Le cause e le dinamiche dello stupro di gruppo

Lo stupro di gruppo rappresenta una delle forme più gravi di violenza sessuale, un reato che non solo viola profondamente l’integrità fisica e psicologica della vittima, ma riflette dinamiche complesse legate al comportamento umano, alla pressione del gruppo e alla perdita di responsabilità individuale. Negli ultimi anni, la crescente frequenza di questi episodi — spesso perpetrati da adolescenti o giovani adulti — ha generato un forte allarme sociale, mettendo in luce un fenomeno che non può più essere considerato isolato o eccezionale.

Le recenti cronache italiane mostrano come lo stupro di gruppo sia spesso il risultato di azioni pianificate o favorite dalla dinamica del branco, dove la percezione di anonimato, la ricerca di approvazione e la deumanizzazione della vittima contribuiscono alla messa in atto del crimine. Non si tratta soltanto di un atto di violenza fisica, ma di una manifestazione estrema di potere, dominio e complicità collettiva.

In questo articolo analizzeremo le cause sociali e psicologiche che possono favorire il verificarsi dello stupro di gruppo, le modalità con cui si svolge, il ruolo dei media nella rappresentazione del fenomeno e le conseguenze devastanti che lascia nelle vittime. L’obiettivo è comprendere le dinamiche alla base di questi reati per contribuire a riconoscerli, prevenirli e contrastarli con consapevolezza.

Indice
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Stupro di gruppo: il fenomeno e i dati recenti

Negli ultimi anni, le cronache italiane hanno riportato casi di stupro di gruppo in città in molte zone d’Italia. Questi episodi non sono isolati e mostrano schemi ricorrenti di sopraffazione, controllo e deresponsabilizzazione dei singoli autori. 
 
In particolare, secondo il report del dipartimento della Pubblica sicurezza:
 
  • una vittima su tre è minorenne;
  • il 60% delle vittime ha meno di 25 anni;
  • la maggior parte delle aggressioni è compiuta da coetanei (67% tra 14 e 17 anni) o giovani tra 18 e 24 anni (18%).
Un caso emblematico è quello del 30 gennaio 2025 a Catania, quando una tredicenne italiana è stata violentata da sette ragazzi, tra cui due maggiorenni. Inoltre, il fidanzato, un 17enne italiano, è stato costretto ad assistere alla scena mentre gli altri cinque membri del gruppo lo trattenevano. Alcuni degli aggressori hanno dichiarato di “non aver partecipato a livello pratico alla violenza”, scusa che evidenzia forme di deresponsabilizzazione individuale tipiche delle dinamiche di gruppo.
 
Questo ed altri episodi mostrano come il fenomeno non sia determinata da fattori etnici, ma sia più che altro legato a strutture culturali, educative e psicologiche quali:
 
  • cultura patriarcale, che legittima la dominanza maschile;
  • mancata educazione sessuale affettiva, sia in famiglia che a livello scolastico;
  • influenza di media e pornografia, che propongono la sessualità come strumento di potere e non di relazione.

Che cos’è lo stupro di gruppo secondo la legge italiana

In Italia, lo stupro di gruppo è un reato previsto e disciplinato dall’articolo 609-octies del Codice Penale, introdotto con la legge n. 66 del 1996 e ulteriormente rafforzato da successive riforme in materia di tutela delle vittime di violenza sessuale.
Tale norma definisce lo stupro di gruppo come la violenza sessuale commessa da più persone riunite, ossia quando due o più individui partecipano all’azione criminosa, anche se uno solo di loro compie materialmente l’atto.

La partecipazione, infatti, non si limita all’esecuzione fisica della violenza: secondo la legge, è sufficiente che il soggetto contribuisca, anche psicologicamente o con presenza attiva, alla realizzazione del reato. Questo significa che chi incita, sostiene, trattiene la vittima o crea una condizione di coercizione, è responsabile allo stesso modo di chi perpetra l’atto materiale.

Elementi fondamentali della norma

L’art. 609-octies stabilisce che:

  • La violenza può essere fisica, psicologica o derivante da abuso di autorità
  • La responsabilità penale coinvolge tutti i partecipanti, indipendentemente dal ruolo svolto
  • La pena prevista è la reclusione da 8 a 14 anni, ma può aumentare in presenza di aggravanti, ad esempio se la vittima è minorenne, se viene riportato un grave danno psicofisico o se l’atto è stato registrato e diffuso.

Perché la legge prevede un trattamento più severo

Lo stupro di gruppo viene ritenuto particolarmente grave non solo per la violenza fisica esercitata, ma anche per l’effetto annientante che deriva dalla moltiplicazione del potere coercitivo.
La vittima si trova infatti di fronte a una pluralità di aggressori, che agiscono spesso con spirito di appartenenza al gruppo e che annullano completamente ogni possibilità di difesa.

Questa tipologia di reato viene considerata una violazione della dignità umana, della libertà sessuale e dell’integrità psicologica, motivo per cui la legge italiana la colloca tra i reati più gravi del nostro ordinamento.

Responsabilità individuale e di gruppo

La giurisprudenza italiana è molto chiara su un punto cruciale: la responsabilità è collettiva e personale allo stesso tempo.
Ciò significa che ogni individuo coinvolto nello stupro di gruppo risponde del reato nella sua totalità, non per la “quota” di violenza cui ha partecipato. Questo approccio evita qualunque attenuazione della colpa e tutela maggiormente la vittima.

Stupro di gruppo: quali dinamiche psicologiche si attivano

A livello generale, si può affermare che lo stupro di gruppo sia strettamente connessa a meccanismi psicologici collettivi in grado di amplificare comportamenti aggressivi. 
 
In questo senso, l’appartenenza al gruppo diffonde le emozioni e gli impulsi percepiti da un singolo individuo, spesso considerato il leader carismatico, agli altri membri. Questo processo può portare a:
 
  • mimetismo comportamentale, dove tutti agiscono in modo simile senza riflettere sulle conseguenze;
  • pressione del gruppo, in cui ci si sente in dovere di imitare i comportamenti degli altri per essere accettati;
  • perdita di consapevolezza e autocontrollo, soprattutto negli adolescenti più fragili del gruppo;
  • assenza di empatia e incapacità di riconoscere le emozioni proprie e distinguerle da quelle altrui;
  • istinto maschile primitivo, che collega aggressione e sessualità, in combinazione con contesti culturali che ne legittimano l’espressione.
In particolare, in gruppi fortemente maschilisti il comportamento predatorio diventa uno strumento per:
  • dimostrare la propria virilità davanti ai coetanei;
  • sigillare appartenenza e lealtà all’interno del gruppo;
  • sottolineare la superiorità del maschio sulla vittima, indipendentemente dal desiderio sessuale. 
Inoltre, molti studi dimostrano come gli adolescenti siano più suscettibili a questi meccanismi. In quest’ottica, la ricerca di identità e il senso di appartenenza può spingere a compiere azioni che da soli non farebbero, in assenza di un gruppo che le legittimi.

Ruolo dell’educazione, del contesto culturale e dei media

Come abbiamo accennato poco fa, il fenomeno dello stupro di gruppo non può essere compreso in fondo senza considerare il contesto culturale e educativo in cui avviene.
Tra i fattori chiave è infatti necessario citare:
 
  • famiglia: il ruolo degli adulti è determinante nella formazione dei valori dei giovani. Inoltre, spesso in casi di violenza sessuale, i meccanismi di giustificazione dei figli e colpevolizzazione della vittima portati avanti dai genitori sono emblematici;
  • educazione sessuale: la mancanza di educazione affettiva e la trasmissione di messaggi patriarcali favorisce la messa in atto di comportamenti aggressivi e la confusione tra sesso e potere;
  • media e pornografia: l’esposizione costante ad immagini e contenuti sessualizzati che normalizzano la violenza contribuisce a creare una visione della donna come oggetto del piacere maschile.
Inoltre, la narrazione mediatica in caso di stupro di gruppo è estremamente errata. Essa utilizza spesso infatti termini come “branco” o “mostri”, rischiando di:
  • deumanizzare l’aggressore e distogliere l’attenzione dalla responsabilità individuale;
  • rinforzare l’idea che la violenza sia un comportamento primordiale incontrollabile, sottraendolo al contesto sociale e culturale;
  • ridurre l’identità della vittima a quella di “preda”, negandone la complessità e la sofferenza.

Il ruolo della prevenzione 

Nel contesto che abbiamo analizzato insieme finora, la prevenzione della violenza richiede interventi mirati ed un approccio multilivello quale:
 
  • educazione al rispetto, all’empatia e alla responsabilità individuale da parte delle famiglie;
  • programmi scolastici di educazione affettiva e sessuale basati sul rispetto reciproco;
  • campagne di sensibilizzazione sul consenso e sulle relazioni egualitarie;
  • supporto psicologico per adolescenti a rischio di adesione a dinamiche di gruppo violente;
  • promozione, da parte della società, della cultura del consenso e la valorizzazione della sessualità come relazione, non come dominio.
Inoltre, i media dovrebbero evitare narrazioni che deumanizzino le vittime o giustifichino gli aggressori. In assenza di tali strumenti, infatti, il fenomeno potrebbe rimanere tale o addirittura rafforzarsi in quanto 
manifestazione di potere e controllo.
 
Come abbiamo analizzato insieme, lo stupro gruppo è il risultato di un intreccio complesso tra fattori psicologici, biologici, culturali ed educativi.
La combinazione di predisposizioni maschili primitive, pressione del gruppo, mancanza di educazione affettiva e sessuale e cultura patriarcale produce comportamenti predatori che devastano le vittime e rafforzano le dinamiche di potere tra i giovani. Solo attraverso l’educazione, la prevenzione e la responsabilizzazione sarà possibile ridurre la violenza di gruppo e proteggere le nuove generazioni da modelli distruttivi, costruendo una società più sicura e rispettosa dei diritti di tutti.
 
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