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Stalker: chi è, come si comporta e come identificarlo

Stalker: chi è, come si comporta e come identificarlo

stalker chi e come comporta come identificarlo
  • Sara Elia
  • 17 Febbraio 2023
  • Criminologia
  • 6 minuti
  • 21 Ottobre 2025

Il profilo dello stalker

Lo stalker è una figura temuta e sempre più presente nelle cronache giudiziarie e nei casi di violenza psicologica. Con questo termine si indica una persona che mette in atto comportamenti persecutori ripetuti e invasivi, rivolti verso una vittima specifica, con lo scopo di controllarla, intimidirla o destabilizzarne la vita quotidiana. Non si tratta di semplici attenzioni indesiderate: lo stalking è un vero e proprio reato, disciplinato dal Codice Penale italiano, e può avere conseguenze devastanti sulla salute emotiva e fisica della vittima.

Lo stalker può agire in diversi modi: dal pedinamento costante alle telefonate continue, dal controllo ossessivo sui social media all’invio di messaggi minacciosi, fino a comportamenti apparentemente “affettuosi” ma in realtà finalizzati a manipolare la vittima e isolarla dal suo contesto sociale.

In questo articolo analizzeremo chi è lo stalker, quali sono le modalità con cui agisce, le motivazioni psicologiche alla base dei suoi comportamenti e i segnali da riconoscere per intervenire tempestivamente. Comprendere il fenomeno è il primo passo per proteggersi e per favorire una corretta applicazione della legge a tutela delle vittime.

Indice
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Origine del nome

Come vedremo a breve, il comportamento di stalking racchiude in sé tante possibili diverse sfaccettature e caratteristiche. Ma da dove deriva il nome?
 
Il termine stalker proviene dal verbo inglese to stalk. In origine tale parola veniva indicata per indicare l’inseguimento furtivo di predatore nei confronti della vittima.
 
Tra gli anni 80/90 inizia a venire utilizzato anche per descrivere le persone che mostrano un atteggiamento morboso o violento, nei confronti di personaggi di rilievo. Ed è proprio in questi anni che gli esperti iniziano a studiare il fenomeno. Cosa spinge un individuo a compiere una serie di comportamenti ossessivi per avvicinarsi a qualcuno?
 
Studi e ricerche hanno rilevato come tale comportamento fosse una modalità di interazione non funzionale anche tra individui “comuni”. La ricerca ripetitiva e assillante di un contatto con la propria vittima è risultata essere purtroppo comune a una varietà ampia di individui.
Negli anni 2000, a causa dell’ampliarsi del fenomeno, si resero necessarie l’introduzione delle leggi anti-stalking:
  • reato di Atti Persecutori ex art. 612 bis c.p., introdotto nel 2009,
  • innovazioni introdotte dalla Legge 69 del 19 luglio 2019 (il c.d. Codice Rosso).
Ad ogni modo tale fenomeno sociale subisce dei mutamenti in concomitanza con il modificarsi della nostra società.

Immaginario collettivo a riguardo dello stalking

Inizialmente l’immaginario collettivo aveva un’idea differente di cosa considerare come persecutorio o meno. Nel 2019 venne introdotto il reato di stalking per chiarirne i termini. E nel contempo vennero svolte ricerche approfondite per comprendere come la popolazione reagisse a tale fenomeno.
 
I risultati furono curiosi. La popolazione in generale:
  • considera pericolosi lo stalking da parte di sconosciuti. Ovvero coloro che non hanno alcuna relazione precedente con la vittima;
  • reputa la persecuzione di un ex-partner con più benevolenza. Pertanto non viene percepita, erroneamente, come pericolosa.
  • solo le Forze dell’Ordine adeguatamente formate hanno la reale percezione di pericolo in situazioni di stalking tra ex-partner.
Nel corso degli anni sono stati stilati diversi sistemi di classificazione del fenomeno. I più celebri sono:
  • classificazione di Mullen: utilizza come criteri sia la relazione pregressa tra stalker e vittima che la motivazione sottostante all’agito;
  • classificazione di Boon e Sheridan: distingue gli stalker unicamente sulla base della relazione pregressa;
  • gang stalking: agire persecutorio da parte un gruppo di individui accumunati da un medesimo intento.
Il fenomeno in sé nasconde quindi molte sfaccettature e muta col cambiare della società stessa.

Chi è uno stalker

La nostra legislazione afferma uno stalker è colui che:
  • mette in atto una serie ripetuta di comportamenti persecutori di varia natura;
  • causa nel destinatario un perdurante e grave stato di ansia o di paura;
  • provoca timori per l’incolumità propria o di una persona ad esso legata;
  • costringe la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita.
Il fenomeno stalking è molto ampio. Esistono infatti comportamenti persecutori da soggetti possono essere:
  • ex partner;
  • uomini o donne rifiutate sentimentalmente;
  • vicini da casa;
  • colleghi di lavoro;
  • conoscenti;
  • persone incontrate per caso;
  • sconosciuti.
Le motivazioni per cui viene intentata tale persecuzione possono essere molto varie.
Non esiste ad oggi una serie definita di comportamenti che possono essere definiti come persecutori rispetto ad altri.  Tra i principali possiamo citare di certo minacce verbali o scritte. Ma anche ricevere attenzioni non richieste a lungo andare può destare disagio. Un rifiuto del destinatario e il protrarsi dei tentativi di approcci invasivi necessita di essere fermato e la vittima tutelata.

Come riconoscere uno stalker

Le persecuzioni da parte di uno stalker si presentano in forme e comportamenti estremamente differenti:
  • tentativi di contatto tramite invio di molte chiamate o sms;
  • chat tramite internet;
  • invio di regali non desiderati;
  • comportamenti di controllo, ad esempio pedinamenti;
  • comportamenti aggressivi come ad esempio  il danneggiamento di beni propri;
  • episodi di cyberstalking, ovvero dell’utilizzo dei mezzi informatici per perseguitare.
Non è né la quantità né la tipologia di comportamenti che rendono uno stalker tale. È la reazione causata nella vittima. La legge prevede infatti che la conseguenza sia:
  • stato perdurante di ansia o paura;
  • timore per la propria o per la vita delle persone care;
  • obbligo di modifica significativa delle le proprie abitudini di vita (ad esempio cambiare casa o lavoro).

I comportamenti tipici di uno stalker

I comportamenti dello stalker sono caratterizzati da una ripetitività ossessiva e da un’escalation progressiva, spesso mascherata da apparenti manifestazioni di interesse o affetto. Tuttavia, alla base di queste azioni si nasconde un vero e proprio tentativo di controllo, dominazione o punizione nei confronti della vittima.

Tra i comportamenti più frequenti troviamo:

  • Contatti continui e indesiderati: telefonate, messaggi, e-mail o comunicazioni sui social a tutte le ore del giorno e della notte;
  • Pedinamenti e appostamenti: lo stalker cerca di monitorare gli spostamenti della vittima, presentandosi nei luoghi da lei frequentati (casa, lavoro, palestra);
  • Sorveglianza digitale: controllo dei profili social, accesso abusivo a dispositivi e chat private, uso di spyware o account falsi;
  • Regali o gesti apparentemente innocui: oggetti lasciati davanti alla porta, messaggi anonimi, fiori non richiesti — modi per comunicare “io so dove sei”;
  • Minacce dirette o indirette: verso la vittima, familiari, amici o animali domestici, con l’obiettivo di incutere ansia e creare una sensazione di pericolo costante;
  • Diffamazione e isolamento sociale: lo stalker può diffondere informazioni false o denigratorie al fine di screditare la vittima e allontanarla dal suo contesto affettivo e lavorativo.

Questi comportamenti, presi singolarmente, potrebbero apparire innocui; ma se ripetuti nel tempo e uniti a un chiaro intento persecutorio, rappresentano un forte campanello d’allarme.

Come difendersi da uno stalker

Lo stalker, come abbiamo visto, può essere sia una persona a cui si è legati affettivamente sia un estraneo. Lo stesso può agire inoltre spinto da differenti motivazioni. Questi aspetti fanno intendere che esistono svariate differenti situazioni con altrettanti diversi fattori di rischio da tenere in considerazione.
 
Per difendersi da uno stalker, in base alla gravità della situazione, è possibile:
  • attivare un secondo numero di telefono non conosciuto dal persecutore;
  • rivolgersi alle Forze dell’Ordine. In base alla Legge 69 del luglio 2019 sono tenute ad essere formate accuratamente sul tema. Il loro compito è quello di mettere in sicurezza la vittima limitando i danni che un comportamento persecutorio può provocare;
  • farsi supportare da agenzie investigative specializzate nel settore. È importante riottenere la percezione di controllo della propria privacy.
Mettere in sicurezza una vittima di stalking significa:
  • aiutarla a comprendere e valutare bene la situazione;
  • fornire delle indicazioni quanto più corrette per ogni specifico caso;
  • affiancare la vittima da persone formate e preparate sul tema, in modo da poterle supportare adeguatamente e con le modalità più appropriate.
Di certo è molto importante non sentirsi mai soli in questa situazione!
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