Sovraffollamento delle carceri: percentuale in crescita
Il sovraffollamento delle carceri è, ad oggi, una delle principali problematiche del sistema penitenziario italiano. Nel 2024 la percentuale in costante crescita raggiunge infatti ben il 121% e conta circa 10.000 detenuti in più rispetto ai posti disponibili nell’effettivo.
Analizziamo insieme al meglio la problematica, cause e conseguenze principali!
Indice
Sovraffollamento delle carceri: effetti principali sui detenuti
Il sovraffollamento delle carceri è attualmente un problema rilevante che contribuisce ad aggravare la dura situazione a livello fisico e psicologico della detenzione.
Il sovraffollamento, sia elimina spazio vitale per il singolo detenuto sia la possibilità di lavoro e di svolgere attività che spezzino la monotonia quotidiana. I principali disagi provocati dalla ristrettezza degli spazi a disposizione sono:
- inadeguatezza di tutti i servizi;
- aumento di conflittualità tra i detenuti;
- maggiore difficoltà di svolgere qualsiasi attività giornaliera;
- apprendimento di un mestiere più difficoltoso;
- condizioni di vita che aumentano lo sconforto e il senso di abbandono.
L’effetto principale è la creazione di situazioni di forte depressione, con conseguente aumento di suicidi e atti di autolesionismo. Nello specifico, le percentuali riportano un numero sempre crescente di suicidi per un totale di 1352 nei soli anni 2000, 85 dello scorso anno e 42 nell’anno appena iniziato.
Inoltre, durante i mesi estivi, il numero cresce a causa del caldo che provoca un forte impatto sulla qualità dovuto alla mancanza di ventilatori, finestre schermate, frigoriferi e doccia in cella. La chiusura di molte attività contribuisce ad una conseguente situazione di ulteriore isolamento.
Infine, il danno all’immagine nazionale sulla scena europea è un ulteriore motivo che impone di porre mano con decisione al problema.
Gli effetti psicologici della detenzione
L’ingresso in carcere è sempre un evento destabilizzante che modifica gli equilibri della vita quotidiana del detenuto.
L’istituzione carceraria sovrasta l’identità del singolo condizionandone le scelte, le motivazioni e i comportamenti. Di conseguenza entrano in gioco aspetti emotivi, cognitivi e comportamentali.
L’istituzione carceraria sovrasta l’identità del singolo condizionandone le scelte, le motivazioni e i comportamenti. Di conseguenza entrano in gioco aspetti emotivi, cognitivi e comportamentali.
A subire l’impatto maggiore è la dimensione del sé. All’inizio spesso si denota una reazione di netto rifiuto all’ambiente detentivo volto a proteggere il Sé individuale. Nei nuovi detenuti è frequente che si manifestino:
- disturbi d’ansia
- agitazione psicomotoria
- crisi confusionali
- disturbi dell’adattamento
- depressione
- eventi deliranti e psicotici
- disturbi alimentari
I disagi psichici provocano anche una somatizzazione e di conseguenze una serie di sintomatologie invalidanti. Ad essere colpiti sono soprattutto l’apparato digerente, respiratorio, epidermico e il sistema immunitario. Frequenti anche infezione le malattie auto-immuni.
Capita inoltre che il singolo detenuto finga la presenza di una patologia al fine di ottenere privilegi con cui migliorare la propria condizione.
Limitato da un contesto povero di possibilità creative, anche il funzionamento cognitivo subisce una semplificazione che limita pensiero e capacità di apprendimento. La carenza di stimoli condiziona anche la funzionalità di tutti i sensi. Penalizzato da illuminazioni inadeguate l’occhio perde capacità mentre l’udito si acutizza in quanto impara a riconoscere i pochi frequenti rumori ambientali e non.
Situazione attuale carceraria: dalla parte della Polizia Penitenziaria
Considerazioni a carattere etico ed umanitario ripetutamente segnalate impongono di non aggravare oltre il necessario le condizioni dei detenuti. Rendere più umano il trattamento e facilitare il più possibile il recupero morale e sociale dovrebbe essere la preoccupazione principale di ogni istituto carcerario.
D’altra parte, anche il ruolo del controllo è molto più arduo e favorisce la prosecuzione di attività criminali da parte dei detenuti più aggressivi.
Il sovraffollamento delle carceri si riflette infatti negativamente anche sul Corpo della Polizia penitenziaria, il cui organico fissato per legge prevede:
- 534 unità per il personale dirigenziale;
- 1.376 funzionari con professionalità giuridico-pedagogica;
- 1.630 funzionari con professionalità di servizio sociale;
- 41.281 agenti.
Nella realtà il numero di personale effettivamente operante è nettamente inferiore. Infatti, mancano quasi 3.700 agenti, più di 2.000 tra operatori con professionalità pedagogica e di servizio sociale e alcune carceri sono addirittura prive di direttore.
Tale situazione, rende particolarmente faticoso e logorante, sul piano sia fisico che psichico, il compito degli agenti di custodia impegnati nel servizio carcerario. E, anche in questo caso, il tasso di suicidi si è alzato arrivando a une media di 7-8 all’anno.
Una soluzione ottimale imporrebbe l’assunzione di altro personale, ma la conseguenza sarebbero ulteriori spese e la disponibilità di mezzi finanziari non è tra le più favorevoli.
Sovraffollamento delle carceri: le motivazioni dietro al problema
Ad oggi, come è evidente, le condizioni di vita dei detenuti provocate dal sovraffollamento delle carceri è ormai intollerabile.
La causa non risiede però da un eccessivo ricorso alle pene detentive, bensì dalla mancanza di un adeguato numero di edifici adibiti a carceri e dalla durata dei processi.
In percentuale, su circa 60.000 detenuti, quelli che riportano una condanna definitiva sono 38.000 numero vicino all’intera disponibilità di posti. Gli altri, invece, sono considerati in regime di custodia cautelare perché in attesa di sentenza definitiva.
Occorre inoltre sottolineare che alcuni istituti penitenziari registrano un certo numero di posti inagibili e, dunque, inoccupabili che fanno abbassare il totale di quelli effettivamente disponibili.
Inoltre, il sovraffollamento non è omogeneo nè equamente distribuito tra le varie carceri, nei diversi circuiti detentivi (maschile, femminile, media sicurezza, alta sicurezza, etc.). Persino nell’ambito dei diversi settori del medesimo penitenziario.
In tale contesto la ricerca di soluzioni alternative alla reclusione risponde indubbiamente alla necessità di adeguare il numero della popolazione carceraria all’effettiva capienza del sistema. Allo stesso tempo non rappresenta però un’esigenza di politica criminale per mitigare un sistema sanzionatorio.
Occorre infine sottolineare che, ad oggi, alcune strutture sono in corso di realizzazione.
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