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Segreto investigativo: regole e limiti della riservatezza nelle investigazioni

Segreto investigativo: regole e limiti della riservatezza nelle investigazioni

segreto investigativo - regole e limiti della riservatezza
  • Carmela Maggio
  • 25 Dicembre 2024
  • Criminologia
  • 4 minuti

Il segreto investigativo nel sistema giudiziario italiano

Il segreto investigativo rappresenta un aspetto cruciale nel sistema giudiziario italiano, influenzando in modo significativo il corso delle indagini e la protezione dei diritti degli indagati. 

Esploriamo insieme le regole e i limiti di questo importante strumento giuridico, per comprendere come funziona e perché è fondamentale nel contesto delle investigazioni.

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Cos’è il segreto investigativo?

Il segreto investigativo è disciplinato dall’articolo 329 del codice di procedura penale e serve a mantenere riservati gli atti d’indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria.

Questa riservatezza ha lo scopo di prevenire interferenze esterne che potrebbero compromettere la raccolta di prove, così come impedire ai sospettati di adottare misure atte a ostacolare l’accertamento dei fatti.

A differenza del passato, dove si parlava di segreto istruttorio, il segreto investigativo è applicato fin quando l’indagato non viene informato degli atti che lo riguardano. Una volta che il pubblico ministero mette l’indagato a conoscenza degli atti, il segreto decade.
Questo passaggio è fondamentale, poiché garantisce un equilibrio tra il diritto dell’indagato di essere informato e la necessità di svolgere indagini in modo efficace e senza ostacoli.

La durata del segreto investigativo

Il segreto investigativo non ha una durata indefinita.
In linea generale, può coprire singoli atti o una loro sequenza, ma non può estendersi oltre la chiusura delle indagini preliminari. Secondo l’articolo 114 del codice di procedura penale, il pubblico ministero ha la facoltà di porre fine al segreto investigativo in diverse circostanze. Questo può avvenire tramite un invito a presentarsi per rendere interrogatorio, un’informazione di garanzia, un mandato di perquisizione o un ordine di custodia cautelare.

Queste modalità non solo garantiscono il diritto dell’indagato di essere informato, ma anche la trasparenza del processo, assicurando che non vi siano abusi da parte delle autorità giudiziarie.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 348 del 20 luglio 1990, ha confermato l’importanza di questa trasparenza, sottolineando che il segreto investigativo deve essere gestito con equilibrio, tutelando sia l’efficacia delle indagini sia i diritti fondamentali degli individui.

Differenze tra segreto investigativo e segreto istruttorio

Il segreto istruttorio è una terminologia che viene spesso usata erroneamente per riferirsi al segreto investigativo. Quest’ultimo ha sostituito il segreto istruttorio nel 1989, a seguito dell’emanazione del nuovo codice di procedura penale.

Il segreto istruttorio, in vigore fino ad allora, garantiva una riservatezza assoluta per l’intera durata dell’istruttoria. Oggi, invece, il segreto investigativo è limitato nel tempo e nei contenuti, rendendo più flessibile il sistema.
Le differenze principali tra i due concetti possono essere riassunte nei seguenti punti:

  1. Durata: il segreto investigativo ha una durata limitata, cessando alla chiusura delle indagini preliminari, mentre il segreto istruttorio era previsto per l’intera istruttoria.

  2. Ambito di applicazione: il segreto investigativo copre solo singoli atti o una sequenza di atti, mentre il segreto istruttorio operava su un’ampia gamma di documenti e atti processuali.

  3. Accessibilità: l’indagato può accedere agli atti d’indagine una volta informato, mentre il segreto istruttorio impediva a qualsiasi parte coinvolta di conoscere i dettagli fino alla conclusione dell’istruttoria.

Situazioni in cui il segreto investigativo può essere revocato

Sebbene il segreto investigativo sia una misura di protezione, esistono situazioni in cui il pubblico ministero può decidere di revocarlo. Attraverso un decreto motivato, il pubblico ministero può divulgare singoli atti o parti di essi, a condizione che ciò non pregiudichi il buon esito delle indagini.
Questa possibilità è generalmente concessa in casi di particolare interesse pubblico o quando si desidera incentivare la collaborazione con le autorità.

Tuttavia, può anche verificarsi il contrario.
In alcune circostanze, il pubblico ministero può imporre il segreto o il divieto di pubblicare il contenuto di singoli atti. Questo avviene quando la divulgazione potrebbe compromettere le indagini, ad esempio, quando i dettagli di un caso sono particolarmente delicati o potrebbero influenzare negativamente la testimonianza di futuri testimoni.

Il diritto all’informazione vs la riservatezza delle indagini

Uno dei temi più discussi riguardo al segreto investigativo è il bilanciamento tra il diritto all’informazione e la necessità di mantenere la riservatezza.

La Corte Costituzionale ha più volte ribadito l’importanza di informare l’indagato riguardo agli atti che lo riguardano. Tuttavia, questo diritto non è assoluto e deve essere bilanciato con la necessità di non compromettere il corso delle indagini.

La trasparenza è un valore fondamentale per una democrazia, ma la riservatezza è essenziale per garantire che le indagini possano svolgersi senza intoppi.
Il segreto investigativo, quindi, diventa uno strumento necessario per garantire un giusto processo, proteggere la reputazione degli indagati e salvaguardare l’integrità delle indagini.

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Carmela Maggio
SEO Copywriter e Web Content Editor, laureata in Design della Comunicazione. Sono una persona determinata, curiosa e creativa con una passione immensa per l’arte e la scrittura. Collaboro con varie testate giornalistiche online e mi occupo anche di copy per siti web.
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