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La devianza secondo la Scuola di Chicago: la teoria della disorganizzazione sociale

La devianza secondo la Scuola di Chicago: la teoria della disorganizzazione sociale

Scuola di Chicago - la devianza e la teoria della disorganizzazione sociale
  • Sara Elia
  • 18 Agosto 2025
  • Criminologia
  • 5 minuti

La devianza secondo la Scuola di Chicago: la teoria della disorganizzazione sociale

All’inizio del XX secolo, la Scuola di Chicago – un influente dipartimento di sociologia e criminologia dell’Università di Chicago – rivoluzionò lo studio della criminalità e della devianza.
Gli studiosi di questo gruppo sostenevano che la prima causa dei comportamenti devianti non fosse da ricercare unicamente nelle caratteristiche individuali, ma piuttosto nell’ambiente sociale e fisico in cui le persone vivevano. Quartieri degradati, mancanza di coesione comunitaria e povertà strutturale erano considerati fattori determinanti nello sviluppo di condotte antisociali.

La loro teoria della disorganizzazione sociale spiegava come la perdita di legami sociali, norme condivise e senso di appartenenza potesse favorire la diffusione della criminalità. Analizzando aree urbane caratterizzate da rapido ricambio demografico e forte marginalizzazione, i ricercatori della Scuola di Chicago individuarono pattern ricorrenti, dimostrando come il contesto possa incidere profondamente sul comportamento individuale.

Nei prossimi paragrafi esploreremo i principi fondamentali della teoria della disorganizzazione sociale, le principali ricerche condotte dalla Scuola di Chicago e il loro impatto sugli studi contemporanei di criminologia.

Indice
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Che cos’è la Scuola di Chicago

Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, in fase di piena urbanizzazione, industrializzazione ed ondate migratorie nelle città, alcuni studiosi di sociologia e criminologia si uniscono e fondano la Scuola di Chicago.
 
A livello generale, la Chicago School si riferisce a diverse tradizioni di pensiero accademico, tra cui la sociologia ma anche l’economia e l’architettura, tutte sviluppatesi preso la sede fisica dell’Università. In particolare, il termine la “Scuola di Chicago” è poi passato alla storia per l’importante apporto di numerosi studiosi nella tradizione nella sociologia.
 
Grazie ai pensatori della corrente si sviluppa la sociologia empirica, che va oltre la visione della sociologia come mera teoria speculativa filosofica, ma tenta di analizzare l’assetto urbano, le città e i comportamenti all’interno di essa e derivanti da essa.
 
I teorici, per farlo, utilizzano per primi strumenti quali:
  • metodi statistici di raccolta dei dati e metodi etnografici;
  • osservazione diretta finalizzata a ricostruire le storie individuali, che ad oggi prendono il nome di casi studio;
  • descrizioni accurate di molti fenomeni ancora attuali, come quelli delle bande giovanili, il vagabondaggio e la criminalità organizzata.
In particolare, uno dei problemi più studiati è quello della devianza e delle sue cause.

Scuola di Chicago: il concetto di devianza

La Scuola di Chicago descrive il concetto di devianza come ogni tipo di comportamento non moralmente e giuridicamente accettato dalla società.
Secondo i teorici, la responsabilità del comportamento deviante non è tanto nel soggetto quanto nell’ambiente che lo circonda. In quest’ottica, non si tratterebbe quindi di un comportamento innato ma appreso.
 
L’ambiente fisico e sociale, infatti, può far sviluppare e poi modificare il comportamento umano. Ogni essere umano, in questo quadro di pensiero, adatta il proprio stile di vita in funzione della comunità in cui viveva, che è il primo fattore di influenza.
 
Allo stesso tempo, anche il ruolo della città è fondamentale, in quanto percepito come laboratorio naturale formato da zone concentriche suddivise in 5 aree, nello specifico:
  • centrale: pochi residenti e numerosi uffici e fabbriche;
  • di transizione: piena di uffici e fabbriche, ha un basso costo della vita e permette l’insediamento ad immigrati e persone poco abbienti;
  • residenziale: appetibile per i lavoratori ma poco accessibile per i costi elevati;
  • abitazioni di lusso;
  • sobborghi.
La Scuola di Chicago mostra che la delinquenza diminuisce man mano che ci si allontana dalla zona centrale in quanto la devianza dipende dalla qualità di vita. E per dimostrarlo raccoglie dati statistici e analizza la storia di vita del singolo nella sua quotidianità.

La teoria della disgregazione sociale

Partendo dal presupposto appena menzionato, la Scuola di Chicago elabora la teoria della disgregazione sociale come causa principale della devianza.
 
Per spiegare al meglio il pensiero, viene introdotto il concetto di anomia.
In alcune zone delle città, ci sono legami sociali molto bassi se non addirittura nulli, in quanto le persone non si conoscono tra di loro. Molti lavoratori infatti, dopo aver terminato il loro turno, si spostano nelle abitazioni in altre zone.
Questo fattore non permette al concetto di aiuto reciproco di formarsi e, di conseguenza, sorge una vera e propria disgregazione sociale, che si lega indissolubilmente all’aumento della devianza.
In altre parole, i teorici avvertono nelle scarse relazioni sociali, nell’anonimia delle persone e nei bassi legami un input di disgregazione che provoca un conseguente comportamento deviante.
 
Di conseguenza, è più probabile si sviluppi la criminalità nelle zone in cui è presente:
  • maggior anonimato, ovvero quelle centrali e transitorie;
  • alto grado di mobilità;
  • status sociale, economico e culturale basso;
  • multiculturalità etnica: in conflitto tra di loro, trasmettono la devianza a livello culturale anche alle generazioni successive.
In quest’ottica, l’unico fattore protettivo è il legame sociale. Se la comunità di riferimento è coesa e condivide gli stessi valori, è meno probabile che il fenomeno si sviluppi.

L’attualità della corrente di pensiero

La teoria della devianza e le altre correnti di pensiero proposte dalla Scuola di Chicago risultano essere ancora oggi in parte attuali.
Infatti, se esse vengono utilizzate insieme ad altri paradigmi sono molto utili per approcciarsi allo studio e raggiungere una descrizione accurata del fenomeno deviante.
 
Inoltre, i teorici della Scuola di Chicago vantano il merito di essere stati i primi ad utilizzare metodi statistici di raccolta dei dati sul tasso di devianza nelle città e i metodi etnografici.
Quest’ultimo concetto sta ad indicare l’insieme di tecniche e approcci in grado di analizzare gruppi umani di diverse etnie in profondità, attraverso l’osservazione diretta e la partecipazione alla loro vita quotidiana. L’obiettivo è quello non solo di saper descrivere ma di comprendere in toto significati, pratiche, credenze e comportamenti culturali di un gruppo specifico.
 
Ciò che gli studi attuali confermano è che la devianza non è un fenomeno patologico semplice ma aumenta di pari passo con la crescita urbana. E tale incremento porta alla nascita di sottoculture che convivono all’interno della città ma hanno conflitti interni che si ripercuotono come riflesso nell’intera società.
 
Come abbiamo visto insieme la visione, seppure limitata, di un gruppo di pensatori del XX secolo viene in parte condivisa tutt’oggi da studiosi della nostra epoca.
 
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