La saponificatrice di Correggio: storia di Leonarda Cianciulli
Tra le più celebri donne serial killer nella storia è di certo necessario citare quella forse più nota: Leonarda Cianciulli, anche nota come la Saponificatrice di Correggio.
Scopriamo insieme la sua storia!
Indice
Chi è la Saponificatrice di Correggio: infanzia ed origini
Leonarda Cianciulli, che diventerà nota come la Saponificatrice di Correggio, è figlia indesiderata di uno stupro nata nel 1894 a Montella, in provincia di Avellino. Ultima di sei figli, trascorre un’infanzia triste e solitaria tra le due guerre tenuta in disparte ed evitata perfino dai fratelli.
Promessa sposa dalla madre ad un cugino, rifiuta la decisione e celebra le nozze con Raffaele Pansardi. Per questo motivo, la genitrice le augura ogni male possibile augurandole di perdere i suoi figli.
Questa profezia non solo condiziona in maniera irreversibile la psiche di Leonarda ma si rivela anche veritiera. La donna perde infatti diciassette figli tra aborti spontanei e parti prematuri. Diventa così estremamente scaramantica ed inizia ad affidarsi a pozioni e riti per scacciare il malocchio.
Dopo tanta fatica, riesce a rimanere incinta con successo e nascono quattro figli: un bene da difendere a qualsiasi prezzo e per i quali sviluppa un amore morboso ed ossessivo.
Dopo aver vissuto a Lauria e a Lacedonia, nel 1930 si trasferisce Correggio, in provincia di Reggio Emilia.
Quì, sopraffatta dalle precarie condizioni economiche, cerca di guadagnare denaro con ogni mezzo, lecito o illecito. Avvia così un’attività di compravendita di mobili e vestiti affiancata da quella di fattucchiera, tra carte e amuleti.
Quì, sopraffatta dalle precarie condizioni economiche, cerca di guadagnare denaro con ogni mezzo, lecito o illecito. Avvia così un’attività di compravendita di mobili e vestiti affiancata da quella di fattucchiera, tra carte e amuleti.
Leonarda Cianciulli: da donna normale a “Saponificatrice di Correggio”
La svolta nella vita di Leonarda Cianciulli avviene verso il termine degli anni Trenta.
Abbandonata dal marito, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale vede allontanarsi anche due dei suoi cari figli, uno chiamato al fronte e l’altro militare di leva. Con il timore di perdere i suoi figli, la situazione getta la donna nello sconforto.
Dopo aver fatto un sogno, a suo dire premonitore, inizia a vedere nel sacrificio di vite umane innocenti l’unico modo per allontanare la paura di perdere la prole.
Dopo aver fatto un sogno, a suo dire premonitore, inizia a vedere nel sacrificio di vite umane innocenti l’unico modo per allontanare la paura di perdere la prole.
Ed è così che inizia ad attirare tre donne: Faustina Ermelinda Setti, Francesca Clementina Soavi e Virginia Cacioppo.
Le tre malcapitate sono donne sole, quasi senza amici e parenti, desiderose di cambiare vita. Dopo averle sedotte, le convince a vendere averi e proprietà per trasferirsi in un’altra città senza avvisare altri per non suscitare invidie. Infine, con la scusa di un ultimo saluto, le invita a casa sua dove le colpisce alla testa con un’ascia, ammazzandole sul colpo.
Le tre malcapitate sono donne sole, quasi senza amici e parenti, desiderose di cambiare vita. Dopo averle sedotte, le convince a vendere averi e proprietà per trasferirsi in un’altra città senza avvisare altri per non suscitare invidie. Infine, con la scusa di un ultimo saluto, le invita a casa sua dove le colpisce alla testa con un’ascia, ammazzandole sul colpo.
Porta poi i corpi nel ripostiglio, li smembra e mette le varie parti in un pentolone con chili di soda caustica. Infine, per evitare tracce, bolle i resti trasformandoli in sapone, da cui il suo soprannome “Saponificatrice di Correggio“.
Il sangue delle tre donne viene invece riutilizzato come ingrediente di biscotti.
Il sangue delle tre donne viene invece riutilizzato come ingrediente di biscotti.
Arresto, processo e morte
È quando la cognata di Virginia Cacioppo si presenta dai carabinieri a denunciane la scomparsa che iniziano a nascere i sospetti. Poco dopo, si scopre che anche di altre due donne, la Setti e la Soavi, non si hanno più tracce.
Molte le somiglianze tra le donne: tutte con più di cinquant’anni, sole e con pochi amici, parenti e conoscenti.
Molte le somiglianze tra le donne: tutte con più di cinquant’anni, sole e con pochi amici, parenti e conoscenti.
Viene così aperta un’inchiesta ed iniziano indagini meticolose e puntuali.
La svolta arriva grazie a un buono del Tesoro appartenente alla Cacioppo presentato al Banco di San Prospero. Le voci si accavallano fino ad arrivare alla Cianciulli. Perquisizioni autorizzate portano così le autorità a individuare i vestiti della donna, una dentiera e un mucchio di ossa nella casa di Leonarda.
La svolta arriva grazie a un buono del Tesoro appartenente alla Cacioppo presentato al Banco di San Prospero. Le voci si accavallano fino ad arrivare alla Cianciulli. Perquisizioni autorizzate portano così le autorità a individuare i vestiti della donna, una dentiera e un mucchio di ossa nella casa di Leonarda.
Costretta a confessare, la Saponificatrice di Correggio, rivela ogni minimo particolare delle atrocità commesse affermando di “non aver ucciso per odio o avidità, ma per amore di madre“.
Leonarda Cianciulli finisce al manicomio di Aversa, dove rimane per 19 mesi e scrive il suo memoriale di 700 pagine.
Il processo si svolge nel 1946 e la sentenza di 30 anni di carcere. In realtà la donna non passa la sua vita in prigione, ma in manicomi giudiziari, continuando a cucinare pasticcini e a leggere la mano. La morte avviene nel 1970 a causa di apoplessia cerebrale.
Dentro la mente della donna
Filippo Saporito, direttore del manicomio criminale di Aversa, non ha mai avuto dubbi: la Saponificatrice di Correggio era affetta da totale infermità di mente al momento dei fatti compiuti.
In quest’ottica, il terrore di vedersi strappare via i figli, per rischiare la vita sul fronte, è stata la causa scaturente del black-out mentale.
La Cianciulli aveva infatti un rapporto ossessivo con gli unici 4 figli sopravvissuti. L’idea del loro salvataggio in cambio del sacrificio umano di altre anime innocenti era, a suo avviso, la strada da prendere più “consona”.
Uccidere non le sembrava poi così aberrante. La donna era infatti cresciuta circondata da maghi e chiromanti che, a suo dire, le avevano predetto un futuro pieno di sciagure. La superstizione di cui era intrisa la sua mentalità aveva quindi deformato la sua visione della realtà tanto da renderla amorale ed incapace di distinguere tra bene e male.
Uccidere non le sembrava poi così aberrante. La donna era infatti cresciuta circondata da maghi e chiromanti che, a suo dire, le avevano predetto un futuro pieno di sciagure. La superstizione di cui era intrisa la sua mentalità aveva quindi deformato la sua visione della realtà tanto da renderla amorale ed incapace di distinguere tra bene e male.
Il memoriale di Leonarda rivela anche che aveva una doppia personalità: parlava di sé alternativamente come di Nardina (soprannome dato dalla madre) o di Norina (soprannome dato dal padre). La prima era la madre che soffriva, la seconda la donna che agiva.
Questa storia, ancora oggi avvolta da un’aura di mistero e terrore, offre un’opportunità per esaminare in profondità la psicologia criminale.
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