La complessa figura dello psicologo penitenziario
Lo psicologo penitenziario svolge un ruolo cruciale all’interno degli istituti di detenzione, contribuendo al benessere psicologico dei detenuti e supportando il personale nell’affrontare le complesse dinamiche dell’ambiente carcerario.
Questa figura professionale opera in un contesto in cui la sofferenza psichica, la devianza e la necessità di riabilitazione si intrecciano, richiedendo un elevato livello di preparazione e una solida aderenza a principi etici e deontologici.
Quali sono le sue responsabilità? Quali competenze deve possedere per garantire un intervento efficace e rispettoso della dignità umana?
In questo articolo, esploreremo il ruolo dello psicologo penitenziario, analizzando le sfide etiche e i principi deontologici che guidano la sua attività all’interno del sistema penitenziario.
Chi è lo psicologo penitenziario
- promuovere riabilitazione e tutela del benessere psicologico dei detenuti;
- impostare interventi di prevenzione, cura e sostegno del disagio psichico;
- ipotizzare eventuali carenze psicofisiche, sociali e affettive che hanno contribuito a delinquere tramite l’osservazione scientifica della personalità;
- delineare il trattamento più adeguato;
- garantire il principio costituzionale della pena detentiva come strumento di riabilitazione e reinserimento in società;
- impostare interventi di prevenzione e tutela della salute mentale.
- stimolare assunzione di responsabilità e facilitare l’elaborazione critica del comportamento criminale;
- migliorare il livello di benessere psicologico all’interno dell’ambiente penitenziario;
- promuovere un cambiamento positivo nei comportamenti e nelle attitudini dei detenuti volto alla risocializzazione e riduzione del rischio di recidiva;
- garantire supporto dedicato in specifiche situazioni, quali stati depressivi, di isolamento, etc.
- intercettare e prevenire rischi autolesivi e suicidari;
- garantire supporto in specifiche delicate situazioni, quali stati depressivi, di isolamento, etc;
- collaborare con il personale carcerario e altri professionisti in un approccio coordinato alle esigenze psicologiche dei singoli.
Metodi ed interventi
- valuta la storia individuale, evidenziando la presenza o l’assenza di eventuali disturbi di personalità o sindromi;
- evidenzia l’attuale salute mentale, esigenze terapeutiche ed effettiva potenzialità di cambiamento;
- lavora a livello clinico sui modelli relazionali portati avanti dal singolo, anche tramite interviste, test psicologici e osservazioni comportamentali;
- affronta le cause alla base del comportamento criminale e promuove il cambiamento positivo;
- alterna incontri individuali con altri di gruppo, utili a favorire la condivisione, il supporto reciproco e lo sviluppo di competenze sociali;
- affronta problemi psicologici specifici al fine di promuovere la crescita personale;
- valuta l’idoneità del detenuto per l’accesso a permessi premio e ad attività extra o intra-murarie.
- affrontare problemi quali gestione della rabbia ed abuso di sostanze;
- risolvere traumi e trigger scatenanti;
- promuovere regolazione emotiva e comportamenti prosociali.
Etica e deontologia del lavoro di psicologo penitenziario
Questo termine sta ad indicare l’impegno che un professionista mette nel rispondere alle richieste istituzionali senza abbandonare il mandato deontologico di promozione della salute del paziente.
Nello specifico:
- consapevolezza della presenza di situazioni di disagio e psicopatologie nell’ambiente carcerario di lavoro;
- obbligo di mancanza di posizione morale rispetto al reato commesso anche nel caso in cui si provi forte disapprovazione;
- competenze in ambito sociale e culturale per decodificare sistemi differenti dal proprio e offrire supporto anche a persone straniere;
- capacità di confrontarsi con eventuali critiche in merito alle valutazioni dei detenuti;
- eventuale resistenza del paziente, che in quanto detenuto non ha scelto di essere tale e spesso percepisce l’intervento come coatto mettendo in atto resistenze, meccanismi di difesa e strategie di manipolazione per ottenere vantaggi.
Luoghi di lavoro e criticità principali
- istituti detentivi come esperto ex art.80 tramite bando pubblico:
- ASL che svolgono attività sanitarie in ambito penitenziario;
- Tribunale per i Minorenni come Giudici Onorari, consulenti esperti e componenti privati;
- Tribunale di Sorveglianza come esperti carcerari;
- Centri per la Giustizia Minorile (CGM) ed Uffici di Servizio Sociale Minori (USSM) come consulenti esperti.
- limitazioni delle risorse all’interno delle strutture penitenziarie: condizioni ambientali difficili, sovraffollamento, scarsità di personale qualificato e limitato accesso ai servizi e alle risorse di salute mentale possono influire sul benessere e sulla sicurezza dei detenuti;
- mancanza di strutture organizzative chiare e ruoli definiti;
- sfide nel mantenimento della privacy dovute alla natura dell’ambiente carcerario;
- stigmatizzazione e resistenza al cambiamento, sia da parte dei detenuti che della società;
- bilanciamento tra sicurezza e obiettivi riabilitativi delicato. La necessità di preservare l’ordine e la sicurezza all’interno delle strutture coesiste con l’importanza di implementare programmi che favoriscano la riabilitazione.