I casi più eclatanti di parricidio
Il termine parricidio deriva dal latino parricidium, composto da pater (padre) e caedere (uccidere), e indica il crimine di uccidere uno o entrambi i genitori. Questo reato, tra i più antichi e controversi, evoca profonde riflessioni sulle dinamiche familiari e sulle condizioni psicologiche di chi lo compie.
In Italia, alcuni casi di parricidio hanno sconvolto l’opinione pubblica, spingendo criminologi e scienziati forensi a indagare sulle motivazioni e sugli schemi comportamentali dietro questi atti estremi.
In questo articolo esploreremo il profiling dell’assassino, analizzandone i disturbi psicologici e i possibili moventi.
Indice
Che cos’è il parricidio: da Freud ai giorni nostri
Si definisce parricidio, dal latino “parens” (in italiano “parente”) l’omicidio di un componente famigliare, solitamente il padre, la madre o entrambi, i fratelli, il coniuge o i propri figli. Nello specifico, si dovrebbe intendere l’uccisione del padre, ma oggi il significato ha assunto un campo più ampio.
Le motivazioni più frequenti alla base di questi delitti sono spesso riconducibili a questione di soldi oppure a gravi disturbi psicologici dell’assassino.
L’origine del termine deriva dalla teoria psicoanalitica di Freud, che formulò la prima elaborazione del parricidio sotto il nome di Complesso di Edipo che, a sua volta, deriva dalla mitologia greca nella storia in cui Edipo uccise il padre Laio.
Il pensatore, nella sua celebre opera “L’interpretazione dei sogni” spiega le ragioni per cui i bambini sognano la morte dei propri genitori. Si tratterebbe di
un desiderio inconscio: il figlio è alimentato da sentimenti di odio e di gelosia nei confronti del proprio padre visto come rivale per accaparrarsi l’affetto della madre. Secondo Freud, questa è una fase evolutiva, compresa tra due e sette anni, necessariamente da superare per preservare la salute psichica dell’individuo.
Quanto affermato finora diviene indispensabile al fine di analizzare il fenomeno nella nostra epoca, una tipologia di omicidio purtroppo tutt’altro che desueto.
Fattori che portano al parricidio
I fattori da cui è necessario partire per apprendere le motivazioni che portano a commettere un parricidio sono molteplici. Tra le principali
- personalità dell’autore: individui affetti da disturbi di personalità che si sentono oppressi dai genitori anche ingiustificatamente. Si tratta di solito di borderline, antisociali, schizoidi-paranoidi e, soprattutto, bugiardi patologici, soggetti abituati a mentire e ad edificare una realtà completamente falsa e menzognera;
- contesto familiare: visto come l’unica valvola di sfogo di eventi negativi e quindi centrale nella vita dell’individuo spesso isolato ed emarginato socialmente;
- età dell’assassino: medio-bassa, tra i 14 e i 29 anni;
- denaro: uno dei motivi preminenti nei casi di assassinio dei genitori. In questo caso il delitto viene pianificato per tempo e organizzato nei minimi dettagli.
A livello generale, il parricida nel commettere l’azione criminale vuole affermare la propria forza ed eliminare gli ostacoli che gli impediscono di realizzare il proprio predominio su chi lo circonda. E quindi la vittima prescelta.
Inoltre, la modalità di esecuzione del parricidio, a seconda delle circostanze, può essere in due modi:
- liberatorio, che implica una premeditazione e quindi il soggetto agente è tormento dall’idea di uccidere da tempo;
- di impulso, ovvero dettato dall’istinto e senza preparazione.
Spesso sono i più giovani, affetti da gravi disturbi mentali, ad uccidere per un raptus improvviso senza un apparente motivo.
I casi più eclatanti in Italia
Negli ultimi anni, in Italia, ci sono stati diversi casi di parricidio che hanno ricevuto grande attenzione mediatica. Statistiche attuali riportano che il 43 % degli omicidi viene commesso tra le mura domestiche, percentuale che al Nord diventa uno su due.
Alcuni tristi esempi:
- Doretta Graneris (1975): la 18enne in rotta con la famiglia che insieme al fidanzato Guido uccide a colpi di pistola la mamma, il papà, il fratello minore e i nonni per motivi economici;
- Ferdinando Carretta (1989): uccide con un’arma da fuoco il padre, la madre e il fratello per poi fuggire in Inghilterra. Confesserà davanti alle telecamere di ‘Chi l’ha visto’ il triplice omicidio e il suo odio nei confronti del padre.
- Pietro Maso (1991): per ottenere l’eredità massacra i genitori con un tubo di ferro e una pentola insieme ai suoi amici;
- Erika De Nardo (2001): la 16enne di Novi Ligure ammazza insieme al fidanzato Omar la madre con 40 coltellate e il fratellino, che avevano anche tentato di annegare e di avvelenare con un topicida. Avevano ucciso, dissero, per poter essere liberi di fare quello che volevano.
- Delitto di Bolzano (2021): Benno Neumair strangolò entrambi i genitori e ne occultò i corpi gettandoli nel fiume Adige.
- 17enne di Paderno Dugnano (2024): uccide nel sonno madre, padre e fratellino senza alcuna motivazione apparente. “Mi sentivo un corpo estraneo alla mia famiglia, ho pensato che uccidendoli mi sarei liberato da questo disagio”.
L’assenza di un’apparente motivazione
Tutte le stragi che abbiamo visto finora sono state compiute prevalentemente da figli in età adolescenziale in assenza di motivazioni che possano apparire giuridicamente e moralmente accettabili.
Parricidi premeditati o derivanti da un raptus, spesso sfociati in overkilling e poste in essere con distacco emotivo alle quali spesso seguono goffi tentativi di depistaggio.
In un periodo complesso come l’adolescenza, è comune che sorga dal profondo un conflitto tra il bisogno di autonomia e la dipendenza, spesso non sana, che proviene dalla famiglia. Si tratta di un periodo di transizione che ha come compito principale la costruzione del sé.
È durante questa fase, infatti, che l’individuo inizia a definirsi, strutturando la propria identità, in un continuo confronto con la realtà esterna e con le figure di riferimento genitoriali.
È durante questa fase, infatti, che l’individuo inizia a definirsi, strutturando la propria identità, in un continuo confronto con la realtà esterna e con le figure di riferimento genitoriali.
Se il “sistema famiglia” agli occhi del giovane non riesce a riadattarsi ed essere supportivo viene percepito incapace di farlo, può diventare di ostacolo.
In questo senso il parricidio dei genitori può essere visto come uno strumento di liberazione dal controllo, visto come opprimente da un punto di vista identitario di sviluppo e definizione della propria identità. Ed eliminare la fonte delle sofferenze per combattere questo disagio psichico diventa la soluzione.
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