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Il massacro di Jonestown: storia del più grande suicidio di massa

Il massacro di Jonestown: storia del più grande suicidio di massa

massacro di Jonestown
  • Sara Elia
  • 17 Febbraio 2025
  • Criminologia
  • 11 minuti

Il massacro di Jonestown: storia del più grande suicidio di massa

Il massacro di Jonestown è il più grande suicidio di massa della storia (mass murderer) ordinato il 18 novembre 1978 dal predicatore Jim Jones, leader della setta del Tempio del Popolo, in cui persero la vita 909 persone.
La vicenda, avvolta da fanatismo, manipolazione psicologica e abuso di potere, continua a essere oggetto di studio per comprendere le dinamiche delle sette e il controllo mentale esercitato sui seguaci.

In questo articolo analizzeremo la storia di Jonestown, il profilo di Jim Jones e le implicazioni criminologiche di uno degli atti collettivi più devastanti del XX secolo.

Indice
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Jim Jones: la mente dietro il massacro di Jonestown

Per comprendere al meglio come si arrivò al massacro di Jonestown è necessario cominciare con le origini del fondatore e del movimento.
James Warren Jones nasce il 13 maggio 1931 nell’Indiana, in un momento storico in cui la segregazione razziale è fortissima.
Fin dalla sua infanzia è attratto dalla religione, soprattutto nelle sue forme fisiche, concrete ed entusiastiche.
Durante il suo percorso:
  • a 16 anni diventa membro della comunità pentecostale ed inizia a predicare per strada il vangelo;
  • studia pedagogia all’Università;
  • a 21 anni iniziare a fare il pastore presso Somerset Methodist Church di Indianapolis;
  • nel 1954 fonda la sua chiesa “Ali della liberazione”;
  • nel 1961 viene nominato capo della Commissione per i Diritti Umani.
Già dai primi anni ’60 circa 2mila persone partecipano alle sue funzioni;
I temi centrali della sua congregazione, inizialmente incentrata sull’integrazione, virano ben presto su temi cupi, visionari ed apocalittici.
Dopo aver predetto un attacco atomico si trasferisce in Brasile per evitare la minaccia.
Si sposta successivamente in California, a Ukiah, seguito da 150 adepti. Qui inizia a presentarsi come uomo dei miracoli, capace di premonizioni, guarigioni e di resuscitare i morti.
Jones e i suoi collaboratori iniziano inoltre a fare pesante uso di droghe ed anfetamine e ad utilizzarli per avvelenare il cibo in punizione a chi non si mostra convinto delle capacità sovrannaturali del leader.

L’inizio della fine

Dopo accuse di promiscuità sessuale ed attività politiche segrete Jim Jones e i seguaci Tempio del popolo, il nome che ha ora assunto la congregazione, si trasferiscono nella giungla della Guyana per dare vita a un progetto agricolo. Ed è proprio qui che fondano la nuova città di Jonestown, idealmente basata su utopismo socialista, fratellanza e tolleranza.
 
Jim Jones arriva inoltre ad affermare che la Bibbia è un libro:
  • razzista, sessista, imperialista e anti-progressista;
  • responsabile della incompleta realizzazione della felicità umana;
  • ostacolo allo sviluppo del cristianesimo e del socialismo.
In quest’ottica, i membri vengono indottrinati con tecniche di lavaggio del cervello alla convinzione che debba realizzarsi una nuova alleanza tra Dio e gli uomini ed un rinnovamento di questo mondo.
Chi pensa di lasciare il Tempio del Popolo e i disertori, vengono perseguiti e repressi dalla polizia informale.
 
Dopo poco tempo, i familiari di alcuni adepti iniziano a sospettare che i propri parenti fossero trattenuti in quel luogo contro la loro volontà e, dopo una serie di pressioni, ottengono l’apertura di un’indagine da parte del Congresso degli Stati Uniti.
Il 17 novembre 1978 una delegazione si reca a Jonestown ma sulla pista aeroportuale di decollo, al momento della partenza, il servizio della setta apre il fuoco ed uccide cinque esponenti.
 
Siamo quasi arrivati al 18 novembre 1978, il giorno passato alla storia come “massacro di Jonestown“.

La visita del deputato Leo Ryan e il suo assassinio

Leo Ryan era un deputato del Congresso degli Stati Uniti, noto per il suo impegno nei diritti umani. Alcuni ex membri della setta e i familiari dei seguaci di Jones avevano denunciato abusi, minacce e il fatto che i loro cari non potessero lasciare Jonestown.
Ryan decise quindi di visitare Jonestown di persona, accompagnato da una delegazione composta da giornalisti, avvocati e alcuni parenti delle vittime.
 
La delegazione arrivò il 17 novembre 1978 e fu accolta inizialmente in modo apparentemente caloroso. Jones cercò di mostrare un ambiente armonioso, organizzando spettacoli musicali e un discorso per il deputato. Tuttavia, alcuni membri della comunità riuscirono a consegnare messaggi segreti ai giornalisti e alla delegazione, chiedendo aiuto per fuggire.

L’imboscata all’aeroporto di Port Kaituma e l’omicidio di Ryan

Jones si rese conto che alcune persone volevano abbandonare Jonestown. Concesse loro di andarsene, ma allo stesso tempo ordinò ai suoi uomini armati di prepararsi all’azione.

Il gruppo del deputato Ryan, accompagnato da quindici disertori della setta, si diresse verso l’aeroporto di Port Kaituma per imbarcarsi su due aerei diretti negli Stati Uniti. Appena arrivati all’aeroporto, un camion con uomini armati fedeli a Jones raggiunse la pista: aprirono il fuoco, uccidendo cinque persone, tra cui il deputato Leo Ryan, il giornalista Don Harris, il fotografo Greg Robinson e due disertori della setta.

Questo evento segnò un punto di non ritorno: Jones, in preda alla paranoia, si convinse che le autorità statunitensi avrebbero distrutto Jonestown e che l’unica soluzione fosse un suicidio collettivo.

Il massacro di Jonestown

Il 18 novembre 1978 Jim Jones convoca un’assemblea straordinaria durante la quale, con parole rassicuranti, chiede ai membri del movimento di effettuare un suicidio di massa per la gloria del socialismo.
“Se non ci lasciano vivere in pace, allora moriremo in pace. Senza di me la vita non ha senso. Seguitemi amici, è facile”.
 
La maggior parte dei seguaci ingoia quindi, sotto suo ordine, una bevanda di frutta contente cianuro e valium.
Chi non esegue l’ordine viene invece abbattuto a colpi di arma da fuoco
, mentre gli ultimi rimasti in vita, tra cui lo stesso Jim Jones e la moglie, si suicidano con un colpo di pistola.
 
In quella che passerà alla storia come massacro di Jonestown muoiono 909 adepti, tra cui 219 bambini.
 
Drammatiche le testimonianze dei pochi superstiti che raccontano episodi di madri che spontaneamente hanno fatto ingerire la letale bevanda ai propri figli. Gli stessi confidano anche che l’idea di un suicidio di massa circolava tra gli adepti già da diversi mesi prima di quel tragico giorno.
Di certo, predicare libertà ed uguaglianza in un’epoca come quella della guerra fredda aveva fatto guadagnare a Jones facili consensi tra le minoranze etniche più svantaggiate, per le quali rappresentava la salvezza e la speranza di una vita migliore.

Leadership e tecniche di manipolazione mentale usate da Jim Jones

Nella sua dottrina – il socialismo divino – il ruolo di Jim Jones è quello di autore di miracoli e salvatore dell’umanità, alla stregua Gesù Cristo.
L’uomo, inoltre, utilizza autoparlanti per inviare messaggi alla comunità di modo che la sua voce sia sempre presente mentre i seguaci lavorano, dormono e mangiano.
 
Jones presenta quindi una personalità estremamente carismatica legata a forte connotazioni tipiche della megalomania quali:
  • pensieri di onnipotenza;
  • controllo degli altri tramite la paranoia;
  • istigazione alla conformità ed obbedienza.
Tra le principali tecniche di manipolazione mentale le più utilizzate sono:
  • distorsione della percezione di realtà: ottenere obbedienza e fedeltà da persone isolate dal mondo esterno è molto più semplice. Senza confronto con altri è comune sentirsi assoggettati ad un solo volere, percepito come giusto;
  • psicologia del conformismo: nessuna forma di dissenso era tollerata e, per indebolire la forza del legame, le famiglie venivano divise e le coppie spinte a relazioni extraconiugali;
  • auto-incriminazione: Jones incaricava i seguaci di consegnarli confessioni scritte in cui ammettevano di aver commesso altri gravi crimini. Queste venivano ritirate, conservate e tirate fuori in caso di tentativi di abbandono dal culto.
Jim Jones non ha semplicemente convinto 900 persone a togliersi la vita: ha costruito un sistema di controllo mentale e psicologico che ha reso la decisione di “suicidio” l’unica opzione possibile per i suoi seguaci.

Le tecniche di manipolazione più usate

Uno degli strumenti più potenti di Jones fu l’isolamento e il controllo dell’informazione: trasferendo i membri in Guyana, li allontanò dai familiari e dal mondo esterno. Limitò l’accesso a radio, giornali e comunicazioni con l’esterno e diffondeva solo informazioni filtrate che rafforzavano la sua ideologia, creando una realtà alternativa in cui il Tempio del Popolo era l’unico rifugio sicuro.

L’effetto ottenuto era impedire il confronto con visioni alternative e rendere i membri dipendenti dalle sue parole.

Per mantenere il controllo, Jones utilizzava strategie che indebolivano i suoi seguaci, tanto che obbligava i membri a lavorare per ore estenuanti. Inoltre, chi osava ribellarsi subiva umiliazioni pubbliche o violenze.

Infine Jones preparava il suicidio di massa con esercitazioni ripetute, chiamate “Notti Bianche” (White Nights).
Faceva bere ai seguaci liquidi dicendo che erano avvelenati, solo per poi rivelare che era un test di fedeltà, creando un’abitudine al suicidio collettivo, rendendolo un atto normale. In questo modo promuoveva il concetto che morire insieme sarebbe stato meglio che vivere sotto un regime oppressivo.

Il concetto di Mass Murderer: differenze con Serial Killer e Spree Killer

Nella criminologia, i concetti di mass murderer, serial killer e spree killer si distinguono per modalità, motivazioni e durata degli atti criminali.
In particolare nel caso del massacro di Jonestown, Jim Jones rientra nella categoria di mass murderer, ovvero un individuo che uccide un numero elevato di persone in un unico evento o in un arco di tempo molto breve.

Mass murderer
Un mass murderer (omicida di massa) è colui che uccide quattro o più persone in un singolo evento o in un periodo limitato di tempo, spesso in un solo luogo.
La strage di Jonestown, in cui morirono oltre 900 persone, rientra in questa categoria.
Sebbene il termine “suicidio di massa” sia spesso utilizzato, molti esperti sostengono che si tratti di omicidio di massa orchestrato da Jim Jones, dato che molte vittime furono costrette a ingerire il veleno sotto minaccia armata.

  • Esempio di mass murderer: Jim Jones (Jonestown, 1978)
  • Dinamica: un singolo evento con un alto numero di vittime
  • Motivazione: ideologica, paranoia, potere assoluto

Serial killer
Un serial killer è un omicida che uccide più persone in momenti distinti, con un periodo di “raffreddamento” tra un omicidio e l’altro.
Gli omicidi avvengono in tempi e luoghi diversi, spesso con un modus operandi ricorrente e una firma psicologica. A differenza di un mass murderer, un serial killer agisce nell’ombra e prolungatamente nel tempo.

  • Esempio di serial killer: Ted Bundy (1974-1978)
  • Dinamica: più omicidi in tempi e luoghi diversi
  • Motivazione: spesso legata a pulsioni personali (sessuali, sadiche, vendetta)

Spree killler
Uno spree killer è colui che compie una serie di omicidi in un breve arco di tempo (giorni o settimane), senza periodi di raffreddamento, ma spostandosi in più luoghi.

  • Esempio di spree killer: Charles Starkweather (1957-1958)
  • Dinamica: più omicidi consecutivi in luoghi diversi senza pause
  • Motivazione: rabbia, vendetta, follia omicida

Nel caso di Jonestown, non c’è un periodo di raffreddamento tra le uccisioni, né una serie di omicidi prolungata nel tempo. L’evento è unico e circoscritto, caratterizzando Jim Jones come mass murderer, sebbene le sue strategie di manipolazione e il controllo sui membri della setta abbiano avuto uno sviluppo graduale.

Il confine tra suicidio di massa e omicidio di massa nel caso di Jonestown

Il massacro di Jonestown viene spesso definito un suicidio di massa, poiché la maggior parte delle vittime ingerì volontariamente un mix letale di cianuro e altre sostanze tossiche.
Tuttavia, molti esperti di criminologia e psicologia sociale sostengono che sia più corretto parlare di omicidio di massa, poiché una parte significativa dei membri della setta non scelse realmente di morire, ma fu costretta.

Per comprendere meglio il confine tra suicidio di massa e omicidio di massa, è necessario analizzare tre fattori fondamentali:

  1. Il concetto di volontà e scelta individuale
  2. Le dinamiche di coercizione e costrizione a Jonestown
  3. La classificazione criminologica e legale dell’evento

1. Il concetto di volontà e scelta individuale

Il suicidio, per essere tale, deve essere un atto volontario e consapevole.
In un contesto normale, una persona decide di togliersi la vita per motivi personali, senza coercizione esterna diretta. Tuttavia, nel caso di Jonestown:

  • I membri della setta erano vittime di manipolazione mentale prolungata, indottrinati a credere che la morte fosse l’unica via d’uscita.
  • Erano fisicamente e mentalmente esausti, incapaci di ragionare lucidamente dopo mesi di privazioni e minacce.
  • Molti genitori furono costretti a somministrare il veleno ai propri figli, prima di ingerirlo loro stessi.

L’elemento della scelta consapevole diventa quindi ambiguo: se una persona viene programmata per credere che il suicidio sia l’unica opzione, fino a che punto si può considerare una decisione autonoma?

2. Le dinamiche di coercizione e costrizione a Jonestown

Molti testimoni e investigatori hanno confermato che la morte di oltre 900 persone non fu interamente volontaria. Alcuni elementi chiave dimostrano la coercizione:

A. Presenza di uomini armati e minacce dirette

  • Secondo i sopravvissuti, membri armati della setta pattugliavano l’area durante il suicidio, minacciando chiunque esitasse.
  • Alcune testimonianze suggeriscono che chi rifiutava di bere il veleno veniva costretto con la forza o gli veniva iniettata la sostanza letale.
  • I bambini furono i primi a morire, avvelenati da operatori della setta o dai loro stessi genitori.

Se un atto è commesso sotto minaccia diretta, può ancora essere considerato un suicidio volontario?

B. Tecniche di condizionamento psicologico e pressione sociale

  • Per mesi, Jones aveva instillato nei suoi seguaci la convinzione che il mondo esterno li perseguitasse e che la morte fosse preferibile alla cattura.
  • Durante le simulazioni chiamate “Notti Bianche“, aveva abituato la comunità all’idea di un suicidio collettivo, rimuovendo gradualmente la paura della morte.
  • Nella notte del massacro, Jones incitava i suoi seguaci con frasi come “Muoia con dignità chi ha vissuto con dignità”, “Non abbiate paura della morte, la morte è solo il passaggio a un mondo migliore”.
  • Molti membri non osarono ribellarsi per paura dell’esclusione sociale o delle ripercussioni fisiche.

Se una persona è stata manipolata a credere che la morte sia la sua unica via d’uscita, si può parlare di suicidio o di un omicidio psicologico?

C. Il ruolo di Jim Jones: leader suicida o assassino di massa?

  • Jones stesso non ingerì il veleno, ma morì con un colpo di pistola alla testa, probabilmente auto-inflitto.
  • Non partecipò attivamente alla somministrazione del veleno, ma ordinò e supervisionò il suicidio collettivo.
  • Sapeva che molti non volevano morire, ma non permise loro di andarsene.

Se una persona manipola e costringe centinaia di persone alla morte, è ancora considerato un suicidio di massa o diventa un omicidio di massa?

3. La classificazione criminologica e legale dell’evento

In ambito criminologico e giuridico, la distinzione tra suicidio di massa e omicidio di massa è fondamentale per attribuire responsabilità.
Nel caso di Jonestown, gli esperti hanno proposto tre interpretazioni.

A. Il massacro di Jonestown come suicidio di massa
Alcuni studiosi e media hanno usato il termine suicidio di massa, basandosi sul fatto che:

  • Molti membri bevvero il veleno senza opporsi apertamente.
  • La setta era fondata sull’idea della morte come sacrificio collettivo.
  • Jones aveva condizionato i seguaci per anni a vedere il suicidio come una scelta logica.

Se il suicidio avviene in condizioni di manipolazione e coercizione, è ancora una decisione volontaria?

B. Il massacro di Jonestown come omicidio di massa
Molti criminologi, invece, lo considerano un omicidio di massa per tre motivi:

  • Costrizione fisica: alcune vittime furono uccise con iniezioni letali.
  • Manipolazione mentale: la scelta era un’illusione, costruita attraverso anni di indottrinamento.
  • Minacce dirette: chi esitava rischiava di essere ucciso con la forza.

È possibile distinguere tra chi si è suicidato volontariamente e chi è stato costretto?

C. Il massacro di Jonestown come “suicidio omicida”
Alcuni esperti parlano di “suicidio omicida“, in cui un leader carismatico induce un gruppo alla morte attraverso un processo di controllo mentale e costrizione indiretta.
Questo termine cerca di superare la dicotomia suicidio/omicidio, riconoscendo che:

  • Alcuni membri potrebbero aver accettato la morte volontariamente.
  • Altri furono uccisi senza possibilità di scelta.
  • Il suicidio di massa fu il risultato finale di un meccanismo di manipolazione psicologica.

Il massacro di Jonestown rappresenta un caso unico nella criminologia, in cui il confine tra suicidio e omicidio è estremamente labile.

Se si considera la volontà individuale come elemento chiave, si tratta di un omicidio di massa, perché molte vittime non avevano altra scelta.
Se si considera l’indottrinamento come un fattore di influenza piuttosto che di coercizione diretta, si potrebbe parlare di suicidio di massa.
Se si riconosce che il controllo mentale può equivalere a una costrizione psicologica, il termine più accurato sarebbe “suicidio omicida”.

In ogni caso, Jonestown resta una tragedia in cui il potere di un leader carismatico si trasformò in uno dei peggiori crimini collettivi della storia moderna.

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