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Identificazione impronte nel penale: quanto conta essere accurati

Identificazione impronte nel penale: quanto conta essere accurati

Identificazione impronte
  • Sara Elia
  • 11 Febbraio 2024
  • Criminologia
  • 4 minuti

Identificazione impronte e giustizia penale

L’accuratezza nell’identificazione impronte è di fondamentale importanza per l’amministrazione della giustizia penale. 

Scopriamo insieme di cosa si tratta, come funziona e quanto è importante essere accurati!

Indice
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Come funziona il sistema identificazione impronte

L’identificazione delle impronte digitali è cambiata nel corso degli anni. Una delle prime tecniche utilizzate, consisteva nel confronto manuale tra quelle lasciate sulle scene del crimine e altre raccolte da potenziali sospetti.
Questa metodologia, sebbene per lo più efficace, richiedeva molto tempo ed era soggetto a errori umani.
 
Grazie al progredire della tecnologia, sono stati sviluppati nuovi metodi più rapidi ed accurati rispetto al tradizionale.
Sono infatti stati introdotti sistemi di identificazione automatica delle impronte digitali. I cosiddetti AFIS funzionano nel seguente modo:
  • usano algoritmi informatici per analizzare e confrontare le impronte digitali,
  • convertono le immagini delle impronte digitali in rappresentazioni digitali, detti punti di minuzia. Essi descrivono le caratteristiche specifiche, ad esempio terminazioni delle creste, biforcazioni ed alloggiamenti;
  • confrontano i punti delle minuzie tra le diverse impronte digitali, alla ricerca di corrispondenze o somiglianze.
Ad oggi, i sistemi di identificazione impronte digitali analizzano le posizioni di terminazioni e biforcazioni del reticolo presente sul cuscinetto del dito. E lo fanno mediante:
  • acquisizione ottica, che utilizza la luce visibile. I sensori utilizzano corrente elettrica condotta attraverso il dito mentre gli ultrasuoni onde sonore ad alta frequenza;
  • sensori di contatto, che catturano un’immagine del modello di polpastrello a contatto con il sensore. I sensori senza contatto acquisiscono un’immagine del modello mentre il dito è tenuto a distanza dal sensore.

Il contributo dell’intelligenza artificiale nella scienza forense

L’identificazione tradizionale manuale ha, come abbiamo accennato precedentemente, alcuni limiti. Tra questi i principali sono:
  • enorme quantità di impronte digitali presenti nei database;
  • complessità del confronto;
  • giudizio soggettivo del singolo esaminatore.
Per questo motivo i ricercatori hanno iniziato ad esplorare metodi alternativi che potessero migliorare ulteriormente l’accuratezza e l’efficienza dell’analisi.
 
L’intelligenza artificiale ha rivoluzionato anche la scienza forense portando ampi progressi nell’identificazione delle impronte digitali. Tramite gli algoritmi di apprendimento automatico, è infatti stato reso possibile:
  • analizzare grandi quantità di dati;
  • identificare schemi non rintracciabili da una mente umana;
  • setacciare ampi database di impronte digitali;
  • confrontare milioni di impronte in tempi estremamente rapidi.
In questo modo è possibile:
  • accelerare il processo di identificazione di corrispondenze con le impronte digitali trovate sulle scene del crimine;
  • generare più rapidamente indizi;
  • risolvere casi irrisolti, anche da molto tempo.
Il meccanismo alla base del ruolo dell’IA nell’identificare, analizzare e confrontare le impronte digitali è rivoluzionario. A differenza dei metodi tradizionali, che si basano sul giudizio umano e sul confronto visivo, utilizza complessi algoritmi matematici. 
 
Il processo non è tra i più semplici e consiste nel:
  • utilizzare reti neurali per apprendere dettagli dei modelli di creste;
  • riconoscere e classificare le impronte con estrema precisione;
  • identificare sottili differenze e somiglianze, aumentando così le possibilità di identificare le corrispondenze.

Identificazione impronte nel penale: l’importanza di un’analisi accurata

L’accuratezza nell’identificazione impronte è tanto importante quanto complicata, quando si tratta di amministrare la giustizia penale.
 
Spesso capita che due impronte provenienti da fonti diverse abbiano la maggior parte di caratteristiche comuni e pochi tratti che non lo sono. Soprattutto in questi casi quindi la precisione è fondamentale. Il tasso di errore di falsi positivi che si possono avere nelle identificazioni è purtroppo un problema molto comune.
 
Ad oggi, la ricerca delle impronte attraverso l’ausilio dell’informatizzazione viene considerata come una delle forme di prova più forti e accurate disponibili nei casi legali.
 
Le impronte devono contenere necessariamente alcuni requisiti stabiliti sulla qualità e quantità delle particolarità riscontrate. Esse, dopo la lavorazione, vengono inoltrate nel Data base alla ricerca di eventuali autori.
Il risultato riporta una lista di candidati su cui l’esaminatore dovrà sentenziare tramite:
  • identificazione: le impronte messe a confronto trovano
  • corrispondenza sia nella morfologia generale che nei particolari;
  • non identificazione: anche se utili non trovano analogie nei dettagli con i candidati proposti dal sistema.
Di certo, validità ed accuratezza delle analisi dipende anche dal grado della difficoltà nella qualità dei frammenti da esaminare. Il rischio di imbattersi in ricerche poco attinenti alla natura di un’impronta, in grandi database è reale.

Il problema dei falsi positivi

Come abbiamo visto finora, i database contengono impronte di un numero molto ampio di individui utilizzate costantemente dagli organi di polizia. Proprio per questo utilizzo frequente, il rischio di false identificazioni è concreto.
 
Gli algoritmi di corrispondenza dell’impronta variano notevolmente in base a:
  • tipo di frammento (falso positivo);
  • tassi di errore (falso negativo);
  • rotazione dell’immagine (il posizionare l’impronta da ricercare come il modello giacente nel sistema).
L’accuratezza dell’algoritmo, la velocità di risposta e la corrispondenza delle impronte, dipendono dalla qualità dell’immagine e dalla loro elaborazione.
 
Per ridurre il tasso di errori per falsi positivi è necessario applicare protocolli quali la metodologia ACE-V. Essa prevede:
  • coinvolgimento di più figure di operatori qualificati, che garantiscano la corretta applicazione di metodi e procedure conformi;
  • esecuzione a livello tecnico della prova in diverse fasi da due operatori abilitati alla Prova di Identità Giudiziaria in base a rigorosi requisiti;
  • verifica delle identificazioni senza condizionamenti degli organi investigativi, i quali non devono conoscere le conclusioni del primo esaminatore.
A livello generale, i tassi di errore per falsi positivi esistono ma è possibile raggiungere conclusioni accurate, prevenendoli. E lo si fa attraverso formazione, qualifica, esperienza, conoscenze specifiche e velocità degli esaminatori.
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