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Coppie criminali e Disturbo Psicotico Condiviso (folie à deux)

Coppie criminali e Disturbo Psicotico Condiviso (folie à deux)

Disturbo Psicotico Condiviso “folie à deux”
  • Sara Elia
  • 30 Settembre 2024
  • Criminologia
  • 6 minuti
  • 8 Ottobre 2024

Il Disturbo Psicotico Condiviso, tra ambiente e genetica

Si sente spesso parlare di amori malati che alimentano reazioni violente esplosive. A livello clinico, due individui che si uniscono per perpetrare un crimine soffrono del Disturbo Psicotico Condiviso (folie à deux, tradotto in follia a due).

Scopriamo insieme di che cosa si tratta e quali sono le cause alla base del fenomeno!

Indice
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Che cos’è il Disturbo Psicotico Condiviso

Nell’ampia categoria delle coppie criminali, più di un terzo del totale sono costituite da coppie uomo-donna legati tra loro da un rapporto sentimentale.
Si tratta di individui già disturbati di per sé che, in presenza di un partner, innescano reazioni violente a catena per diversi motivi.
In particolare:
  • odio;
  • amore;
  • denaro;
  • perversione;
  • desiderio di evasione.
Spesso, a livello psicologico, si è di fronte ad una mancata evoluzione dello standard morale ed emozionale che porta a compiere atti macabri. Inoltre, il sentimento che lega i componenti della coppia più che amore è definibile in quanto dipendenza.
 
La maggior parte delle volte, infatti, ad incontrarsi sono due strutture diverse di personalità, dove uno tende ad accontentare l’altro in ogni cosa ad ogni costo pur di farsi apprezzare dall’altro.
Il soggetto emotivamente più forte, freddo, distaccato e solitamente più intelligente viene denominato induttore. Il più debole prende invece il nome di indotto, ed è la parte più debole che cede facilmente alla suggestione del primo.
 
A livello psichiatrico questo fenomeno prende il nome di Disturbo Psicotico Condiviso o folie à deux. Due individui, non necessariamente assassini se presi singolarmente, trovano l’uno nell’altro un complice per alimentare rabbia e fantasie omicide, reiterando l’azione più volte nel tempo.

A chi risale il termine “folie a deux” (follia condivisa)

Il Disturbo Psicotico Condiviso, noto anche come folie à deux o follia condivisa, è una rara condizione psichiatrica descritta per la prima volta nel 1877 dagli psichiatri francesi Ernest Lasègue e Jules Falret. Questo disturbo si caratterizza per la trasmissione di un delirio psicotico da una persona dominante a un’altra o a più individui, creando un legame patologico tra i soggetti coinvolti.

La peculiarità del disturbo psicotico condiviso risiede proprio nella condivisione dell’idea delirante, che viene adottata in modo irrazionale e incoercibile.

A differenza di altri disturbi psicotici, il disturbo psicotico condiviso implica un’interazione simbiotica-fusionale tra i soggetti, riducendo i confini delle loro identità individuali fino a formare un’unità indistinta. Le volontà personali dei partecipanti si fondono in una massa egoica unica, rendendo difficile distinguere chi guida o influenza il pensiero collettivo. In genere, il delirio ha origine dalla persona con un ruolo dominante nella relazione, mentre l’altro, il subordinato, accetta passivamente e riflette questa visione distorta senza alcuna critica o resistenza.

La follia a due si manifesta quindi con una relazione altamente asimmetrica, dove uno dei soggetti, solitamente più vulnerabile o meno critico, aderisce completamente alla visione delirante dell’altro. Questa adesione non è il risultato di coercizione forzata, ma piuttosto di una fusione emotiva e cognitiva. Il soggetto dominato non solo condivide il delirio, ma lo interpreta e lo vive come proprio, amplificando così il potenziale patologico di questo disturbo.

Nel caso del disturbo psicotico folie a deux, la relazione tra i soggetti è spesso così intensa da eliminare ogni distinzione tra i ruoli, con la follia che diventa una realtà comune e sostenuta da entrambi, conferendo al disturbo un carattere unico nel panorama della psicopatologia.

Disturbo Psicotico Condiviso: cause principali

Le cause all’origine del Disturbo Psicotico Condiviso sono di diverso tipo. Infatti, sono fattori di tipo psicologico, familiare e sociale a concorrere nella definizione delle personalità alla base di coppie disfunzionali e criminali.
Il soggetto più forte manipola e modella a suo piacere la personalità del compagno, suggestionando quello con la personalità più debole.
 
In quest’ottica, i disturbi mentali complementari convergono o vengono trasmessi all’altro componente della coppia. Di solito, l’induttore è affetto da schizofrenia, narcisismo o disturbo dell’umore con manifestazioni psicotiche, mentre l’Indotto soffre di disturbo dipendente della personalità o di ibristofilia.
Con questo termine si intende una forma di parafilia caratterizzata da attrazione sessuale e psicologica nei confronti di individui che sono noti per essere pregiudicati, aggressivi, violenti o colpevoli di vari crimini.
 
Le motivazioni che spingono queste persone verso individui pericolosi possono variare:
 
  • la ricerca di sicurezza e potere data dal legame con una persona capace di qualsiasi cosa;
  • un’infanzia difficile con presenza di una figura genitoriale violenta;
  • bassa autostima;
  • desiderio di cambiare l’altro attraverso amore e devozione.
Spesso, inoltre, le persone coinvolte sono consapevoli del pericolo ma non riescono a liberarsi da questa dipendenza, sedotti dal fascino ritenuto irresistibile dell’altro.

L’influenza di ambiente e genetica

Ad oggi, i contributi genetici e ambientali del Disturbo Psicotico Condiviso non sono ancora del tutto chiari.
 
A livello generale, i fattori di rischio principali sono il rischio genetico familiare associato e i fattori di rischio ambientale. Nello specifico:
 
  • presenza di un membro della famiglia dominante;
  • relazioni familiari dipendenti e ambivalenti;
  • frequenti crisi familiari;
  • violenza domestica e comportamenti violenti;
  • isolamento sociale;
  • storia psichiatrica e sulle comorbidità dei soggetti coinvolti;
  • presenza di schizofrenia nei soggetti indotti;
  • predisposizione genetica allo sviluppo di disturbi psicotici, tra cui la psicosi condivisa.
L’interazione tra la vulnerabilità genetica e l’impatto ambientale sembra dunque essere centrale nella folie à deux. Distinguere tra i due fattori nei differenti casi può aiutare a prevenire lo sviluppo di psicosi nelle persone a rischio.
 
Infine, per quanto concerne il trattamento del Disturbo Psicotico Condiviso, la separazione fisica dei due soggetti, per quanto traumatica, è di certo la base da cui iniziare prima di procedere ad una cura vera e propria. L’intervento dovrebbe poi concentrarsi sulla separazione psicologica, tenendo conto delle caratteristiche individuali delle persone coinvolte, e promuovere l’indipendenza del singolo. Per quanto riguarda invece disturbi psicotici quali deliri, allucinazioni, pensiero e linguaggio disorganizzati, perdita di contatto con la realtà è necessario effettuare un trattamento farmacologico.

Contesto relazionale della follia a due

I dati disponibili sul Disturbo Psicotico Condiviso suggeriscono che questo fenomeno si verifica più frequentemente all’interno di relazioni strette, come quelle familiari.

La condizione è nota per coinvolgere tipicamente due persone (conosciuta come folie à deux), ma può anche estendersi a gruppi più ampi, includendo interi nuclei familiari (folie en famille). Gli individui coinvolti presentano spesso un legame emotivo e fisico molto stretto, e socialmente isolato dal resto della società.
La persona dominante, spesso affetta da una psicosi primaria, influenza il partner subordinato, che tende ad avere una personalità dipendente o vulnerabile.

Studi hanno dimostrato che la follia condivisa colpisce prevalentemente persone in relazioni strette e gerarchicamente asimmetriche, dove il dominante crea il delirio e l’altro lo adotta passivamente. Questo disturbo è raro, ma si ritiene che possa essere sottodiagnosticato. Si stima che fino al 2,6% dei ricoveri psichiatrici riguardi casi di disturbo psicotico condiviso, ma il numero reale potrebbe essere più alto a causa delle difficoltà nel riconoscerlo.

Il disturbo psicotico della follia a due si manifesta quindi in contesti familiari (es. due sorelle, marito e moglie oppure madre e figlio/a) o tra persone che condividono un’esperienza intensa di isolamento sociale o emotivo.

Le più celebri coppie criminali della storia

Tra le più celebri coppie criminali della storia – e peggiori per crudeltà –  è di certo necessario citare:
 
  • Bonnie e Clyde: Bonnie Parker e Clyde Barrow rapinatori statunitensi noti negli anni ’30 per le loro innumerevoli rapine, truffe ed omicidi durante le fughe. Trovati dalle forze di polizia e uccisi a colpi d’arma da fuoco, verranno infine uccisi a colpi d’arma da fuoco.
  • The Natural Born Killers: si tratta del diciannovenne Charles Starkweather e la quattordicenne Caril Ann Fugate. Il primo, dopo aver ucciso un benzinaio che aveva rifiutato di fargli comprare un regalo a credito per la sua fidanzata, uccide i genitori e la sorella di due anni per poi fuggire. Nel viaggio criminale la coppia causò la morte di ben 10 persone per poi venire infine catturati dalla polizia.
  • Pietro Pacciani e Mario Vanni: tra il 1974 e il 1985 a Firenze un serial killer terrorizza la zona uccidendo 8 coppie nelle campagne fiorentine.
    Il modus operandi è sempre lo stesso: dopo aver sparato a ragazzi che amoreggiano in macchina, prende la ragazza fuori e la mutila, lasciando i suoi oggetti personali a terra. Per questi crimini i condannati sono due diversi soggetti: Pietro Pacciani e Mario Vanni, ad oggi entrambi morti senza che la loro colpevolezza venga provata del tutto.
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