Analisi del disturbo dissociativo della personalità
Il disturbo dissociativo della personalità, conosciuto anche come disturbo di personalità multipla, è uno stato mentale-psicologico complesso e grave.
Analizziamo al meglio insieme che cos’è, quali sono cause e sintomi e che trattamento è il più indicato per la cura!
Indice
Che cos’è il disturbo dissociativo della personalità
Il disturbo dissociativo della personalità è uno stato psicologico complesso e cronico caratterizzato da:
- alterazioni delle identità;
- rotture nella coscienza;
- amnesie tra le diverse personalità.
Ad oggi, si stima sia diffuso nel1,5% della popolazione.
È caratterizzato dalla sconnessione dell’integrazione delle funzioni di memoria, identità, emotività, coscienza, percezione, controllo motorio e rappresentazione corporea. La disgregazione dell’identità comprende una marcata discontinuità del senso di sé e della consapevolezza delle proprie azioni, accompagnata da alterazioni nel comportamento.
In altre parole, è come se ci fosse la presenza di due o più stati distinti di personalità separati all’interno di un unico individuo. Il cervello si comporta come una cellula che continua a sdoppiarsi e in un corpo solo convivono più persone con storie, abitudini e ricordi diversi che non si conoscono. Ogni identità ha la sua personalità con i suoi modi di percepire, pensare e relazionarsi nei confronti di sé e dell’ambiente. I cambiamenti possono anche riguardare anche linguaggio, lingua ed abilità
A livello generale, almeno due di questi stati di personalità assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento della persona e ognuna di esse, quando presente, non ha assolutamente coscienza dell’altra. Esse tendono a comparire maggiormente in casi di grave stress.
L’alternarsi delle varie identità e le conseguenti amnesie determinano uno sconvolgente caos esistenziale nel soggetto che ne è affetto.
Sintomi e cause
Il disturbo dissociativo della personalità può comparire a qualsiasi età, dalla prima infanzia sino ad un’età avanzata.
I primi sintomi che evidenziano questo stato mentale sono:
- depersonalizzazione
- fuga dissociativa
- amnesia dissociativa
Ciò significa che il soggetto presenta alcune lacune nella memoria sia del passato che del presente. Oltre a non ricordare gli eventi traumatici e stressanti del passato non ricorda importanti informazioni personali ed eventi quotidiani.
Altri sintomi sono allucinazioni uditive, visive, tattili, olfattive e gustative, vissuti dal paziente come provenienti dalla identità alternativa che di volta in volta prende il sopravvento. Le allucinazioni si accompagnano spesso a:
- depressione e ansia;
- abuso di sostanze;
- autolesionismo e comportamento suicidario;
- disturbi dell’umore, alimentari e sessuali.
Le cause sono principalmente da ricercare in forti stress o traumi infantili prolungati nel tempo e ricorrenti come violenze sessuali, maltrattamenti, etc.
I bambini, infatti, non nascono con un senso di identità unitaria ma questa si sviluppa e matura nelle diverse età evolutive. Nel caso del disturbo dissociativo, le aree legate alle esperienze di vita crescendo non si fondono ma restano separate.
Percezioni, ricordi ed emozioni vengono quindi tenute separati ed ogni esperienza vissuta in modo traumatico può essere usata per generare una identità differente alternativa. In questo senso, si tratta di un meccanismo di difesa sviluppato dal cervello per proteggere la persona.
Percezioni, ricordi ed emozioni vengono quindi tenute separati ed ogni esperienza vissuta in modo traumatico può essere usata per generare una identità differente alternativa. In questo senso, si tratta di un meccanismo di difesa sviluppato dal cervello per proteggere la persona.
Manifestazione, diagnosi e trattamento
Come abbiamo visto finora, nel disturbo dissociativo della personalità si strutturano vere e proprie identità autonome che, alternandosi, assumono il controllo di comportamenti, pensieri e memoria.
Ognuno di questi alter ha un un senso di sé separato e specifici ricordi degli eventi vissuti, non accessibili alle altre parti. Il cambio di identità si manifesta o in maniera esplicita con, ad esempio, una tonalità di voce differente, o in maniera più velata con cambiamenti parziali.
Possono inoltre essere presenti momenti di assenza ascrivibili a fenomeni di depersonalizzazione.
Possono inoltre essere presenti momenti di assenza ascrivibili a fenomeni di depersonalizzazione.
La diagnosi del disturbo dissociativo è clinica, si basa sulla presenza dei criteri individuati dal DSM e viene confermata da interviste strutturate tramite:
- ipnosi: permette di entrare in contatto direttamente con tutte le personalità. L’esperto può entrare negli stati di dissociazione cercando di controllare i passaggi da una identità ad un’altra;
- colloqui facilitati da farmaci quali barbiturici e benzodiazepine: questi permettono di far emergere il cambiamento delle identità.
Il trattamento con cui si cerca di curare il grave disturbo è la psicoterapia cognitivo comportamentale focalizzata sul trauma. Il suo difficile obiettivo a lungo termine è quello di rendere integra l’identità della persona. La terapia cerca di stabilizzare il soggetto, garantendone la sicurezza e riducendone i sintomi. Di certo, la collaborazione da parte delle varie identità del paziente, che non sempre avviene, è fondamentale.
Disturbo dissociativo della personalità ed infermità mentale
Il riconoscimento del disturbo dissociativo della personalità quale motivo di non imputabilità per infermità mentale è alquanto controverso.
Sostenere l’incapacità di intendere e di volere per DID è infatti da sempre valutato con sospetto. I sintomi dissociativi possono essere esagerati o simulati dalla difesa, la cui credibilità è limitata anche dal fatto che spesso la fonte primaria delle informazioni sul verificarsi dei sintomi dissociativi sia l’imputato stesso.
La storia giudiziaria ci dimostra che il tentativo di ottenere la mancata condanna nei casi di asserito disturbo dissociativo raramente ha avuto successo.
In passato, per accertarsi della genuinità dei sintomi veniva utilizzato il poligrafo, la cosiddetta macchina della verità, di cui però la veridicità non è mai stata dimostrata. Ad oggi, gli esperti forensi utilizzano un approccio multidisciplinare composto da:
- vari test per la valutazione giudiziaria del disturbo:
- studio del linguaggio verbale e non-verbale dell’imputato;
- somministrazione di interviste strutturate, quali la Structured Inventory of Malingered Symptomatology;
- strumenti testistici validati in grado di discernere i casi reali dalle simulazioni.
Solo la convergenza delle evidenze può deporre per la reale presenza nel soggetto del disturbo dissociativo della personalità. Una volta accertata la problematica, la reale influenza sulla capacità di intendere e di volere nel momento del delitto è poi da dimostrare caso per caso.
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