Confessione vs prova testimoniale
In tema di valutazione della prova, a fronte di confessione giudiziale resa, si può comunque dare prevalenza a fatti contrari?
Scopriamo insieme se una confessione prevale sulla prova testimoniale, anche se opposta.
Che cos’è una confessione in diritto
- provenire esclusivamente dalla parte personale.
- specifico oggetto. Non qualsiasi dichiarazione è una confessione, ma solo quella tramite cui la parte afferma la verità di un fatto a sé sfavorevole;
- se viene fatta è plausibile che corrisponda al vero in quanto l’interesse della parte non è dichiarare cose a sé sfavorevoli.
- giudiziale: ovvero resa dalla parte in giudizio. Può essere spontanea, non sollecitata dall’altra parte ma libera, o all’opposto provocata attraverso interrogatorio formale;
- stragiudiziale: resa fuori dal giudizio e da dimostrare. Se fatta alla parte o al suo rappresentante, ha lo stesso valore della giudiziale. Se viene fatta a un terzo, può essere apprezzata liberamente dal giudice.
Confessione vs prova testimoniale
La confessione è revocabile solo se la persona che l’ha fatta dimostra che è stata determinata da errore di fatto. Nello specifico, da una falsa rappresentazione della realtà che ha portato a ritenere vero un fatto in realtà mai accaduto, o che si è svolto in modo differente.
La prova testimoniale invece consiste in dichiarazioni da parte di soggetti sotto giuramento che, pur non essendo parte del processo, sono a conoscenza dei fatti di causa.
Questa prova deve essere attentamente valutata dal giudice e la credibilità è dunque a sua discrezione, salvo che la legge disponga altrimenti. Ovvero in caso di:
- atto pubblico;
- scrittura privata autenticata o riconosciuta;
- confessione;
- giuramento.
In linea generale il giudice ha comunque ampio potere nel valutare le dichiarazioni dei testimoni. Il legislatore infatti mostra diffidenza nei confronti dei testimoni a causa di:
- possibili false testimonianze;
- filtri soggettivi che rendono la realtà percepibile in modo differente a seconda del soggetto;
- memoria;
- rapporti tra le parti.
Ciò significa che il giudice può decidere di non dare alcun valore ad una testimonianza perché ritiene che il soggetto sia:
- non attendibile;
- contraddittorio;
- particolarmente coinvolto nel caso o nella relazione con il soggetto.
Il tutto è soggetto all’obbligo di motivazione per evitare che si sconfini nell’arbitrio e nell’abuso.
Il valore della prova testimoniale
Come abbiamo visto finora, il valore della prova testimoniale e la confessione sono a discrezione del giudice. Il giudice valuta i testimoni:
- in sede di richiesta da parte degli avvocati, decidendo quali ammettere rispetto a quelli indicati dalle parti e su quali circostanze;
- al momento della decisione, quando si passano in rassegna le prove del processo e si valuta quindi anche le dichiarazioni rese;
- eventualmente in corso di processo, ove venga disposto che siano sentiti i testimoni ritenuti al momento della scelta superflui;
- due volte: può disporre che siano esaminati anche ove già interrogati per chiarire la deposizione o correggere irregolarità.
La valutazione avviene in base all’attendibilità del testimone. Il giudizio può essere fatto solo dopo averlo ascoltato con attenzione.La capacità dei testimoni di rappresentare i fatti di cui sono a conoscenza in modo chiaro, semplice, diretto e convincente è fondamentale.Più che la quantità dei testimoni conta la qualità. Il giudice infatti può accordare più valore a un solo testimone rispetto ai tanti dell’avversario se essi hanno presentato verità poco convincenti e contraddittoria.
Ad ogni modo, il giudice deve esporre le ragioni che lo hanno portato a ritenere più attendibile una testimonianza rispetto all’altra. O talvolta, a escludere la credibilità di entrambe.
Quale prova è la più incisiva
In conclusione, tra confessione e prova testimoniale è, in linea generica, più incisiva la prima. La legge afferma che, eccezioni a parte, a fronte di una prova testimoniale di segno opposto, prevale la confessione.
In tema di valutazione della prova, a fronte della confessione giudiziale resa, non si può dare prevalenza ai fatti contrari emergenti dalle deposizioni testimoniali ammesse su istanza della stessa parte confidente.
Rimane da ricordare che la confessione:
- nel processo civile può avere in oggetto esclusivamente circostanze oggettive. Ciò significa che non può essere relativa a valutazioni personali o semplici considerazioni;
- è giudiziale quando viene resa durante il giudizio, spontaneamente oppure in seguito a un interrogatorio formale;
- si chiama stragiudiziale quando viene è resa fuori dalle aule di giustizia, vale a dire, fuori dal processo;
- è provocata: che si ha quando la parte viene sollecitata alla confessione dal suo avversario attraverso interrogatorio formale.
- si chiama spontanea quando viene resa in udienza oppure contenuta in un atto processuale che la parte ha firmato personalmente;
- non fa piena prova esclusivamente quando è relativa a diritti indisponibili, ad esempio quello all’integrità fisica, agli alimenti o alle ferie.