Child molester: definizione del fenomeno e differenze con la pedofilia
I crimini commessi ai danni dei bambini sono forse quelli che destano reazioni emotive più forti da parte dell’opinione pubblica. Tra i criminali maggiormente segnalati in tal senso troviamo i child molester.
Gli abusi su minori rappresentano un problema criminologico ad oggi lontano dalla risoluzione: si ipotizza che le segnalazioni di reati a sfondo sessuale su bambini siano tra l’altro sottostimati.
Molti di questi reati, in effetti, non vengono denunciati o, peggio ancora, mai scoperti.
Nonostante la politica si sia impegnata in tal senso, approvando leggi e ampliando il Codice penale con punizioni specifiche per i child molester, spesso è molto difficile scoprire questo genere di reato.
Nella maggior parte dei casi, il molestatore è incensurato, non ha precedenti penali e, di conseguenza, gli sforzi preventivi non sempre sortiscono gli effetti sperati.
In questo articolo ci occuperemo di definire caratteristiche e personalità del child molester.
Faremo inoltre una distinzione tra l’effettivo criminale che opera la molestia e l’individuo affetto da pedofilia.
Chi è il child molester
Per prima cosa, occupiamoci di definire con esattezza il child molester.
Si tratta di un individuo che si macchia di abusi sessuali su minori, coinvolgendo bambini in atti sessuali di varia natura.
Il child molester può abusare del bambino in modi differenti, che non si limitano al solo coinvolgimento del minore nel vero e proprio atto sessuale.
Spesso il criminale può infatti sfruttare minori per la produzione di materiale pedopornografico, o può limitarsi alle molestie.
Anche in questi due casi, nel nostro Paese, si considera il child molester come reo di reato sessuale ai danni di minore.
Interessante notare come spesso il child molester è un membro della famiglia stessa del bambino, o qualcuno di relativamente vicino ai suoi familiari.
Anzi, tanto più piccolo è il minore coinvolto nell’aggressione sessuale, tanto più è probabile che l’aggressore sia proprio un familiare.
Caratteristiche psicopatologiche del molestatore
Analizziamo adesso il profilo psicologico e le eventuali patologie mentali frequenti nei child molester.
La ricerca ha dimostrato che, nella maggior parte dei casi, il molestatore è di sesso maschile. Tuttavia, si tratta di un dato probabilmente inesatto: una molestatrice donna ha infatti meno probabilità di essere smascherata, soprattutto se opera in ambito familiare.
La figura femminile è poi spesso associata alle cure nei confronti dei minori, ed eventuali molestie mascherate con comportamenti di cura potrebbero passare inosservati.
Fatte queste dovute precisazioni, un child molester può provenire da qualsiasi classe sociale o estrazione economica.
Per ciò che concerne il loro background, può capitare che coloro che si macchiano di reati sessuali nei confronti dei minori abbiano a loro volta subito abusi in età infantile.
Questo fattore non è però discriminante: soltanto una esigua percentuale degli abusati in età infantile diventa, a sua volta, child molester.
Un molestatore di minori può poi mostrare una certa propensione agli abusi di sostanze, oltre che comportamenti aggressivi e disturbi di personalità, come il disturbo antisociale.
Dobbiamo a questo punto sottolineare una caratteristica comune a molti child molester: molto spesso, questi soggetti sfruttano un particolare status sociale per imporre il silenzio al bambino molestato.
Non è raro, infatti, che il molestatore si nasconda dietro una personalità di tutto rispetto, un leader di organizzazioni scolastiche, sportive o, talvolta, religiose.
Insomma, non sempre il child molester è facilmente individuabile e, per questa ragione, non sempre i reati sessuali ai danni dei minori vengono puniti.
Child molester e pedofilo a confronto
Adesso che abbiamo definito le caratteristiche principali dei child molester, è doveroso fare una distinzione tra la pedofilia ed il vero e proprio reato di molestia sessuale nei confronti di un minore.
Nel nostro Paese, si tende spesso a far coincidere il pedofilo con il child molester, ma si tratta in realtà di due termini che hanno significati differenti.
La pedofilia è infatti una parafilia, ossia un comportamento sessuale atipico che porta il soggetto a trarre piacere da fantasie, impulsi e pratiche che coinvolgono i minori.
Tuttavia, non sempre la pedofilia viene concretizzata dando origine ad un atto o ad una molestia reale. E, mancando la molestia, non possiamo parlare di reato, ma soltanto di disturbo parafilico.
Ovviamente, nel caso in cui un individuo sia affetto da pedofilia, sarebbe opportuno integrarlo in programmi di riabilitazione o avviare un trattamento farmacologico e/o comportamentale con finalità preventive.
Ma, fino a che non interviene l’abuso, non possiamo parlare di reato.
Diversa è invece la situazione del child molester, che ha perpetrato l’abuso, senza limitarsi alle fantasie ed agli impulsi.
Child molester e pedofilo non sono dunque sinonimi: il pedofilo non sempre commette il reato ai danni dei minori, mentre il child molester, per definizione, si è già macchiato del crimine.
Molestie a minori sul web: un fenomeno in crescita
In ultimo, è doveroso spendere qualche parola sulla connessione che il fenomeno delle molestie sessuali su minori ha con la diffusione di Internet.
Ad oggi, infatti, moltissimi child molester agiscono sfruttando il web.
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le molestie sessuali ai danni dei minorenni colpiscono almeno 200 milioni di vittime ogni anno.
Larga parte di queste molestie avviene con l’ausilio di Internet. Capita che l’abuso si svolga direttamente online, o che il web venga utilizzato dai molestatori sia come strumento per andare a caccia di vittime, sia per la diffusione di materiale illegale.
Il child molester può sfruttare, sia online che offline, la stessa tattica: di solito, il minore viene attirato con attenzioni e lusinghe.
Una volta adescata la propria vittima, il molestatore cercherà di ottenere informazioni personali del minore, il che renderà più semplice mettere in atto la violenza.
Ma l’abuso su minori attuato con l’ausilio del web non sempre avviene faccia a faccia. Anzi, molto spesso il criminale sfrutta l’anonimato garantito da Internet per mettere a segno gli abusi, anche senza effettivo contatto fisico.
Ricordiamo che nel nostro Paese, l’abuso su minori che avviene sul web è considerato a tutti gli effetti un reato, punibile per legge.
A stabilirne limiti e punizioni è l’art. 609 undecies del Codice penale, che parla nello specifico di adescamento di minori online.
Nel caso in cui un child molester tenti di adescare un minore di età inferiore ai 16 anni per qualsivoglia scopo sessuale, rischia la reclusione, per un periodo che varia da uno a tre anni.