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Charlene Hummert e l’analisi delle lettere del killer/stalker

Charlene Hummert e l’analisi delle lettere del killer/stalker

Charlene Hummert - l'analisi delle lettere del killer/stalker
  • Sara Elia
  • 30 Maggio 2025
  • Criminologia
  • 5 minuti

Charlene Hummert e l’analisi delle lettere del killer/stalker

Il caso di Charlene Hummert ha scosso l’opinione pubblica per la brutalità del delitto e per il ruolo chiave giocato dalla linguistica forense nell’individuazione dell’assassino.
Nel 2004, Charlene Hummert venne strangolata dal marito con un collare per cani. Un crimine premeditato e spietato, che inizialmente sembrava destinato a rimanere irrisolto. Eppure, è proprio grazie all’analisi approfondita delle lettere anonime inviate prima e dopo il delitto – e al confronto stilistico e linguistico con la scrittura del sospettato – che gli investigatori riuscirono a ricostruire la verità e incastrare il colpevole.

Attraverso questo caso, analizzeremo come lo studio della scrittura e dei pattern linguistici possa diventare uno strumento investigativo potente e decisivo.
Un esempio emblematico di come la linguistica forense non solo aiuti a chiarire i fatti, ma diventi determinante nel dare giustizia alla vittima.

Approfondiamo insieme il caso Charlene Hummert e l’analisi delle lettere del killer/stalker.

Indice
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L’omicidio di Charlene Hummert: i fatti

Charlene Hummert, una donna di 48 anni che viveva in Pennsylvania con la sua famiglia, il 21 marzo del 2004 scomparse. 
La denuncia arrivò alla polizia da parte del marito Brian e dei tre figli. Dopo un breve periodo di ricerca, il suo cadavere venne ritrovato in un SUV vicino a un supermercato e l’autopsia, subito effettuata, rivelò come causa del decesso uno strangolamento da legatura.
 
Per fortuna, le telecamere di sicurezza della zona, il giorno dell’omicidio erano in funzione e avevano rivelato alcune immagini dell’assassino, seppure non chiaro.
Nello specifico, si trattava di un uomo con indosso un parka blu, un cappello di lana e dei guanti rossi che era uscito dal supermercato con un pacchetto di biscotti per cani. L’altezza, determinata dai fotogrammetristi forensi era di circa 1,68 m, rilevata mettendo in paragone le dimensioni delle piastrelle del pavimento.
Inoltre, sul corpo di Charlene Hummert, venne anche ritrovato un campione di terra corrispondente a quello del terreno del vialetto di casa della famiglia. 
 
I sospetti caddero quindi su un membro della famiglia e, per questo motivo, venne autorizzata una perquisizione. Qui vennero ritrovati un guinzaglio per cani che corrispondeva ai segni di legatura sul collo di Charlene e un parka blu.

Il ruolo della linguistica forense nel caso Charlene Hummert

Nel frattempo, la polizia ricevette una lettera che indicava il nome dell’assassino.
Occorre precisare che Charlen Hummert aveva avuto in passato uno stalker, identificato ma mai arrestato, dal nome John. E proprio su quest’uomo Brian aveva cercato di concentrare i sospetti.
 
Tuttavia, dopo aver fatto analizzare e paragonare la lettera ad altri scritti sia di Brian che di John dal linguista forense Robert Leonard, egli rivelò che l’autore era Brian Hummert.
Sulla base di queste prove l’uomo venne arrestato.
 
In particolare, Leonard aveva osservato alcuni particolari grammaticali e stilistici a riguardo di:
  • utilizzo dello stesso verbo in due frasi consecutive con un cambiamento di contesto. Ad esempio “She wanted to break it off, so I broke her neck” (voleva interromperlo così le ho rotto il collo)
  • somiglianza nell’uso delle contrazioni negative. Ad esempio “I don’t think he isn’t here” (non penso che non sia qui);
  • assenza di contrazioni positive.
Sulla base di tutte le prove ritrovate, Brian Hummert venne arrestato per l’omicidio della moglie Charlene Hummert.
Nell’ottobre 2006, la giuria lo condannò per omicidio di primo grado. Nonostante la richiesta di appello e il nuovo processo del 2012 l’uomo venne nuovamente condannato con la stessa sentenza di ergastolo senza possibilità di libertà condizionata.

Le altre prove fondamentali all’accusa

Tutte le prove forensi che vennero ritrovate contro Brian portarano alla sua condanna definitiva per l’omicidio della moglie Charlene Hummert sono:
 
  • Riprese del supermercato
    Nonostante non forniscano un riconoscimento chiaro della persona, mostrano il suo abbigliamento e l’altezza. In particolare, utilizzando le dimensioni delle piastrelle del pavimento come riferimento, è stata calcolata la lunghezza del piede del sospettato calcolata in 1,68 m.
    Per farlo, è stata usata la tecnica della fotogrammetria, processo di estrazione di misure dalle immagini utilizzata per creare ricostruzioni 3D di immagini 2D.
 
  • Lettera dello stalker, lettera dell’assassino e scritti di Brian
    Presenza di dettagli grammaticali e di stile che portano alla conclusione che Brian è coinvolto nell’omicidio.
 
  • Sporcizia sugli abiti di Charlene
    Le tracce contengono carborundum, magnetite e ferro e fiammiferi con presenza di terra del vialetto d’accesso di casa Hummert. Questi dettagli rendono chiara che Charlene sia stata trascinata fuori dalla sua abitazione:
 
  • Guinzaglio del cane
    Ritrovato in casa Hummert con un modello di legatura corrispondente a quello dello strangolamento della donna. All’estremità del guinzaglio, inoltre, si trova un aggeggio metallico. Il medico legale che si occupa dell’autopsia del cadavere conferma che corrisponde perfettamente all’abrasione presente nella parte anteriore del collo di Charlene.

L’importanza della linguistica forense nelle indagini

Come abbiamo visto insieme, nel caso dell’omicidio di Charlene Hummert è stato utilizzato un metodo d’indagine che prende il nome di linguistica forense.
 
Si tratta di una branca della linguistica che si occupa di risolvere problematiche in ambito legale e forense attraverso l’analisi del linguaggio.
Essa applica metodi scientifici rigorosi all’analisi del linguaggio in situazioni quali interrogatori di polizia, trascrizioni degli stessi, 
attribuzione di un testo a uno specifico autore e così via.
 
In particolare, si occupa dell’analisi meticolosa di:
 
  • strutture grammaticali: l’uso di differenti schemi e modalità di inserire la punteggiatura permette di distinguere tra autori diversi;
  • semantica lessicale e frasale: per sua natura, il linguaggio legale è spesso estremamente vago con una conseguente possibilità di essere interpretato in modo ambiguo. Uno studio scientifico del significato permette quindi un grande aiuto in caso di dispute legali e casi portati in tribunale;
  • sociolinguistica: lo studio della relazione tra società e linguaggio permette di risalire a fattori di importanza decisiva per un’indagine, tra cui il profilo sociodemografico e socioculturale;
  • fonetica forense: differenze di pronuncia, dialetti e lingue diverse; 
Come è evidente, questo approccio permette di fornire metodologie per comprendere i dati linguistici nei processi legali ed indagare crimini attraverso il linguaggio.
 
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