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Bullismo a scuola: studentessa ottiene risarcimento di 60mila euro

Bullismo a scuola: studentessa ottiene risarcimento di 60mila euro

bullismo a scuola - risarcimento per studentessa
  • Sara Elia
  • 10 Agosto 2024
  • News
  • 4 minuti

Bullismo a scuola: studentessa ottiene risarcimento di 60mila euro

Una studentessa di Pescara, bullizzata per mesi durante la scuola media, ha ricevuto un risarcimento danni di 60mila euro.

Cerchiamo di analizzare al meglio la vicenda e la decisione presa dalla Corte d’Appello.

Indice
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La vicenda

Isolamento, offese e vessazioni quotidiane, hanno portato un’alunna della scuola di Pescara a vivere la scuola media come un incubo.
 
La vicenda risale all’anno scolastico 2014-2015, quando la vittima aveva solo 12 anni. La studentessa veniva continuamente vessata, offesa e presa in giro da un compagno di classe con frasi quali: “Tu sei una ragazza sporca, come tua madre, fai cose sporche, sei brutta e grassa, guardati”.
La ragazza, costretta a cambiare scuola e perdere, di conseguenza, anche un anno scolastico, era anche arrivata a pesare 20 chili in meno.
 
A distanza di tempo, la famiglia ha deciso di fare causa alla scuola in quanto ritenuta responsabile di non aver tutelato l’alunna e di non aver agito tramite provvedimenti adeguati per fermare il bullismo nei suoi confronti.
Nonostante il responsabile fosse stato sospeso per una settimana, la situazione aveva infatti avuto gravi conseguenze sulla sua salute psicofisica. Gli episodi di bullismo avevano provocato sulla giovane un disturbo post-traumatico da stress, diagnosticato come reazione alla violenza subita.
 
Il bullismo è un problema grave per le istituzioni scolastiche e far fronte ad alunni che vengono presi di mira dovrebbe essere un obbligo. Questi episodi, che si verificano attraverso prese in giro, gesti violenti o isolamento, possono provocare profonde ferite nel carattere non formato di un minore.

Bullismo a scuola: la sentenza della Corte d’Appello

In risposta, la Corte d’Appello dell’Aquila, dopo aver valutato la situazione, ha condannato l’istituto scolastico ad un risarcimento della vittima pari a 60mila euro.
La decisione ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Pescara.
I giudici hanno riconosciuto la gravità del caso in giudizio e le mancanze da parte della scuola di non aver agito tempestivamente.
 
Per la Corte, infatti, gli episodi subiti dalla minore di Pescara costituiscono veri e propri atti di bullismo, in quanto caratterizzati da ripetitività e intenzionalità. Non si trattava di semplici discussioni tra amici in toni pacati, ma di un rapporto di potere volto a ferire, denigrare e danneggiare il soggetto vittima.
Di conseguenza la scuola, e in particolare i professori, sono stati ritenuti responsabili per non aver adottato misure adeguate nella salvaguardia dell’incolumità della giovane.
 
Nella sentenza, i giudici hanno sottolineato che l’istituto aveva il compito di:
  • tutelare la minore;
  • adempiere all’obbligo di controllo e vigilanza;
  • anticipare il verificarsi della situazione di pericolo.
Intervenire solo dopo la denuncia della ragazza non è stato sufficiente. Le scuole hanno infatti il dovere di garantire un ambiente sicuro e inclusivo per tutti gli studenti e di intervenire con tempestività in contrasto a ogni forma di violenza e discriminazione.
 
Oggi, la giovane ha 23 anni, e ha dovuto affrontare un lungo percorso psicologico per cancellare il trauma della sua infanzia.

Bullismo a scuola: un problema sempre più attuale

Di certo, la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila a proposito della giovane bullizzata rappresenta un precedente importante e forte contro il bullismo. 
 
Il problema, infatti, ha bisogno di misure efficaci che agiscano in contrasto.
Indagini attuali su un campione di studenti tra i 14 e i 26 anni riportano che:
  • 70%: ritiene che non si agisca abbastanza in contrasto;
  • 6 su 10: hanno assistito ad atti di bullismo e cyberbullismo;
  • 50% è stato vittima.
Il bullismo è un reato. Tutti gli atti che lo compongono, come l’intimidazione, la coercizione, la diffamazione, la violenza fisica e psicologica, sono punibili per legge.
Si tratta infatti una forma di violenza verbale, fisica e psicologica intenzionale ripetuta nel tempo da parte di una o più persone. Può essere:
  • morale o psicologico: intimidazioni, minacce, insulti, calunnie;
  • fisico: con colpi ed aggressioni fisiche;
  • cyberbullismo: attacchi personali tramite internet;
  • molestie sessuali.
Occorre precisare che le azioni dei bambini non necessariamente si spiegano con l’educazione ricevuta in casa. Alcuni fatti violenti si verificano anche in contesti familiari tranquilli.
I motivi per cui si può diventare dei bulli sono imitazione dei compagni, insicurezza, problemi di autostima e desiderio di ammirazione.
 
I segnali principali sono:
  • improvviso cambio di comportamento;
  • poco rispetto per regole e i limiti imposti;
  • mancanza di empatia
  • comportamento autodistruttivo (alcol, droga, sigarette, autolesioni).

Il processo di guarigione

Accompagnare in un processo di recupero chi ha subito vessazioni da bullismo a scuola è molto importante. Altrimenti è possibile che gli effetti conseguenti prodotti continueranno ad agire in modo inconscio nella vita.
 
Per guarire dal trauma è necessario:
 
  • ritrovare la fiducia in sé stesso: è fondamentale mostrare alle vittime che non hanno niente a che vedere con l’immagine che i bulli hanno creato di loro. Un esercizio utile è quello di stilare un elenco delle dieci cose che sa di saper fare bene o meglio degli altri. Spiegare inoltre, che nella maggior parte dei casi, i bulli attaccano gli altri perché hanno problemi di autostima. Hanno bisogno di schiacciare gli altri per sentirsi più forti;
  • rispondere ai bulli con calma e sicurezza: spiazzare con frasi come “Ma la tua vita è davvero così poco interessante che hai bisogno di prendertela con me?” o “Aggredire sempre gli altri ti aiuta a sentirti meno inutile?”;
  • farsi ispirare dalle testimonianze di altre vittime di bullismo: molte persone condividano la stessa situazione. Dialogare con loro può far ritrovare la motivazione e staccarsi dal passato;
  • trovare una nuova attività che faccia stare bene e permetta di esprimersi in modo creativo: danza, canto, scrittura, teatro;
  • seguire un percorso terapeutico adatto alla situazione, come la terapia cognitivo-comportamentale.
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