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Biologia forense e analisi delle tracce biologiche

Biologia forense e analisi delle tracce biologiche

Biologia forense - analisi tracce biologiche
  • Sara Elia
  • 7 Luglio 2025
  • Criminologia
  • 7 minuti

Biologia forense e analisi delle tracce biologiche

La biologia forense rappresenta oggi una delle discipline cardine nell’ambito delle scienze forensi, grazie alla sua capacità di trasformare tracce biologiche spesso invisibili a occhio nudo in prove scientifiche concrete e decisive per la ricostruzione di eventi criminosi. Dall’identificazione del profilo genetico di un sospettato all’analisi del DNA rinvenuto su una scena del crimine, fino alla determinazione della provenienza di fluidi corporei o tessuti, la biologia forense offre strumenti indispensabili per l’accertamento di un reato e la risoluzione di casi giudiziari complessi.

Utilizzando metodologie sempre più sofisticate – come la PCR, il sequenziamento del DNA e le analisi biomolecolari – questa disciplina consente agli esperti forensi di attribuire una voce scientifica alle tracce lasciate da vittime o aggressori, rendendole elementi chiave nei processi penali e nelle indagini della polizia scientifica.

In questo articolo esploreremo nel dettaglio cos’è la biologia forense, quali sono le tecniche utilizzate per l’analisi delle tracce biologiche e in che modo i risultati ottenuti influenzano l’esito delle indagini.
Scopriamo insieme un mondo in cui scienza e giustizia si incontrano per dare risposte certe a domande cruciali.

Indice
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Che cos’è la biologia forense

La biologia forense è l’applicazione di tecniche e metodologie di biologia molecolare classica alle tradizionali tecniche d’investigazione giudiziario. Essa viene utilizzato in caso di reato e, nello specifico, si occupa di:
 
  • recuperare e fotografare i reperti organici dal luogo del ritrovamento fino al laboratorio, assicurandosi che essi non vengano manomessi;
  • procedere ad un’analisi dal punto di vista morfologico, quantitativo e distributivo;
  • analizzare i risultati processati di tracce biologiche al fine di identificare caratteristiche specifiche.
Il primo criminologo ad occuparsi di tracce biologiche fu Edmond Locard che, nel 1910 fondò il primo laboratorio di medicina legale ed elaborò il principio secondo il quale due copri quando entrano in contatto trasferiscono l’uno all’altro un qualcosa. Ad esempio, l’orma di una scarpa su un terreno.
 
Ad oggi, il punto cardine della biologia forense sono la tracciabilità e il DNA.
Nel primo caso, si intende la traccia biologica, come capelli, saliva, sangue, e sperma, che viene trovata sulla scena del crimine e successivamente osservata e repertata da un esperto.
Il secondo è invece il DNA, estratto proprio da questa traccia e quantificato. In questo modo è possibile ottenere un profilo genetico da confrontare con un altro sospetto o presente nel database nazionale del DNA.

Biologia forense: l’importanza delle tracce biologiche

All’interno della biologia forense, le tracce biologiche rivestono un ruolo primario.
Esse sono i residui organici di un individuo, lasciati su una superficie o un oggetto, fondamentali per identificare la presenza di DNA e risalire a un possibile soggetto coinvolto in un crimine.
 
In particolare, quest’analisi si svolge attraverso diverse fasi quali: raccolta e conservazione del campione, estrazione del DNA, quantificazione, amplificazione tramite PCR e confronto del profilo genetico.
 
Ma procediamo con ordine.
L’analisi delle tracce biologiche avviene su campioni di DNA estratti correttamente dalle prove che vengono rinvenute sulla scena del crimine. Questa fase è particolarmente delicata perché il rischio di contaminazione è molto alto, in particolare mediante l’aggiunta di DNA esogeno durante la raccolta dei campioni biologici e le fasi analitiche di estrazione e amplificazione dell’acido nucleico dello stesso. Se il campione viene contaminato, non si possono più scindere i profili genetici in esso presenti.
 
Al fine di evitare la problematica ed ottenere risultati attendibili, è necessario:
  • alla fine di un processo, verificare la presenza di possibili contaminazioni analizzando più campioni di controllo;
  • tenere separati i campioni l’uno dall’altro, conservandoli disgiunti;
  • far adottare all’operatore accorgimenti quali: camice, guanti, mascherina e cuffia per capelli.

Metodi di analisi

L’analisi del DNA è una tecnica necessaria perché i campioni di DNA prelevati dalla scena del crimine sono spesso esigui e, per venire analizzati, devono essere amplificati.
L’accuratezza di questa analisi si basa sul fatto che non esistono due DNA identici, ovvero dotati di genomi con la stessa sequenza amminoacidica, eccezione fatta per i gemelli omozigoti.
 
Ad oggi, i metodi di analisi utilizzati dalla biologia forense sono:
  • fingerprinting: determinazione delle impronte genetiche di un individuo, attraverso l’analisi delle sequenze ripetute. Nello specifico, il campione di DNA viene analizzato con specifiche endonucleasi di restrizione. I frammenti che ne derivano vengono separati tramite elettroforesi su gel d’agarosio, trasferiti su membrana mediante southern blot ed infine  incubati con una sonda marcata contenente la sequenza ripetuta. In questo modo si formano delle bande, ciascuna delle quali corrisponde ad un frammento di restrizione della sequenza ripetuta. Il profilo delle bande è differente per ogni campione di DNA;
  • PCR (Reazione a Catena della Polimerasi) che restituisce in risultato un elettroferogramma rappresentativo del profilo di DNA, in particolare la sequenza del genoma umana CAN, dove N rappresenta il numero di unità ripetitive compreso tra 5 e 20. Tale numero di unità ripetitive è variabile nei vari individui.

Nuove tecniche

Ad oggi, le nuove tecnologie utilizzate dalla biologia forense permettono un’analisi delle tracce biologiche presente sulla scena del crimine estremamente accurata.
 
Esse consentono infatti di rilevare e analizzare quantità minime di materiale biologico che fino a poco tempo non sarebbero state visibili. Questo progresso rappresenta un enorme successo in quanto permette di portare alla luce elementi di prova cruciali in casi che in passato sarebbero
rimasti irrisolti per mancanza di evidenze.
In particolare, le tecniche di biologia molecolari e chimica analitica quali Polymerase Chain Reaction (PCR), la PCR Real-Time e la Next-Generation Sequencing (NGS) hanno rivoluzionato l’approccio di analisi permettendo l’identificazione genetica da singole cellule, frammenti minuscoli di pelle, capelli o saliva.
Ad esempio, le tracce biologiche microscopiche lasciate dal semplice contatto di una mano su un oggetto o una minuscola goccia di sangue completamente diluita.
 
Questa capacità di rilevamento sempre più sofisticata ha trasformato la scena del crimine in un luogo dove ogni minimo dettaglio biologico può essere decisivo per risalire all’identità di un sospettato, identificare rapidamente il responsabile e scagionare una persona innocente.
Come abbiamo visto insieme, grazie all’evoluzione della biologia forense è possibile identificare il colpevole di reato ed ottenere giustizia!

Casi reali di applicazione della biologia forense

Nel corso degli anni, la biologia forense si è rivelata decisiva in numerosi casi reali, contribuendo non solo a risolvere crimini complessi ma anche a scagionare persone ingiustamente accusate.
Uno degli esempi più noti è quello del caso “Innocence Project” negli Stati Uniti, in cui l’analisi del DNA ha permesso la revisione di centinaia di sentenze, portando all’assoluzione di detenuti condannati all’ergastolo o alla pena di morte. In molti di questi casi, i test genetici su reperti biologici conservati hanno dimostrato l’estraneità dell’imputato ai fatti, spesso anni dopo la condanna.

Un altro caso emblematico è quello del serial killer Joseph James DeAngelo, noto come il “Golden State Killer”.
Per decenni rimasto ignoto, fu identificato nel 2018 grazie alla biologia forense applicata alla genealogia genetica: partendo da tracce di DNA rinvenute su scene del crimine, gli investigatori hanno ricostruito l’albero genealogico del sospetto confrontando i dati con banche genetiche pubbliche, arrivando infine alla sua identificazione e arresto.

Anche in Italia ci sono stati casi significativi, come quello dell’omicidio di Yara Gambirasio, in cui l’analisi del DNA è stata essenziale per identificare il presunto colpevole. In questo caso, l’indagine ha richiesto oltre 18.000 campioni biologici raccolti e confrontati, fino al match con il profilo genetico rinvenuto sugli indumenti della vittima.

Questi esempi dimostrano come la biologia forense sia diventata uno strumento imprescindibile non solo per l’identificazione dei responsabili di reati, ma anche per garantire l’equità e l’accuratezza dei procedimenti giudiziari.

Le figure professionali coinvolte nella biologia forense

La biologia forense è un campo multidisciplinare che coinvolge numerose figure professionali, ciascuna con competenze specifiche e complementari.
Tra i ruoli principali troviamo innanzitutto il biologo forense, ossia lo specialista che si occupa della raccolta, conservazione, analisi e interpretazione delle tracce biologiche.
Questi professionisti lavorano a stretto contatto con le forze dell’ordine e i laboratori della polizia scientifica, eseguendo test di laboratorio su DNA, sangue, capelli, saliva, liquidi seminali e altre evidenze organiche.

Una figura chiave è anche quella del genetista forense, il quale si occupa di analizzare il DNA e interpretare i risultati attraverso metodi di amplificazione genica, elettroforesi capillare e confronto dei profili genetici. I genetisti forensi sono spesso chiamati a testimoniare in tribunale, spiegando con rigore scientifico i risultati delle analisi ai giudici e alle giurie.

Accanto a loro troviamo anche i medici legali, che non solo collaborano nell’identificazione delle cause di morte, ma lavorano in sinergia con i biologi forensi quando si tratta di analizzare campioni biologici prelevati dal corpo della vittima. In alcuni casi, l’apporto del chimico forense può essere determinante, soprattutto quando si devono identificare sostanze tossiche o contaminanti in campioni biologici.

Infine, è crescente il ruolo degli esperti di bioinformatica e banche dati genetiche, fondamentali nella gestione e nel confronto di grandi quantità di dati genetici. Questi specialisti aiutano a identificare relazioni genetiche tra individui, anche in assenza di un campione diretto, come avviene nelle indagini di genealogia forense.

In sintesi, la biologia forense è il risultato di un lavoro di squadra altamente qualificato, in cui ogni figura contribuisce con le proprie competenze scientifiche all’obiettivo comune: fare luce sui fatti attraverso l’evidenza biologica.

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