Bambini assassini: analisi criminologica di casi reali
Dire “bambini assassini” di per sé può sembrare assurdo. La figura del killer spietato infatti viene spesso associata a uomini di mezza età o comunque persone adulte, non certo visi infantili e innocente. Eppure sono stati diversi i casi di omicidio compiuti da minorenni o addirittura ragazzini sotto i 14 anni. Esistono diversi documentari a riguardo oltre che film.
Non si parla di baby gang dove di solito è il gruppo a perdere il controllo arrivando alla violenza contro i coetanei, ma di individui singoli, molti insospettabili a prima vista. Non si è trattato infatti dei classici teppisti, ma soprattutto di bambini vittime di abusi domestici.
Bambini assassini segnati dall’infanzia: Mary Bell
Uno dei casi che sconvolse i giornali dell’epoca fu quella di Mary Bell, una ragazzina inglese nata a Glasgow nel 1957. La sua storia è molto triste perché nacque da una madre assente che la ebbe giovanissima, a soli 16 anni. Poiché per vivere si prostituiva, la ragazza badò sempre poco alla bambina e anzi molti sostengono che picchiasse regolarmente la bambina.
L’analisi psichiatrica di Mary la classificò come afflitta da psicopatia. La ragazzina infatti interrogata sulle ragioni del suo gesto rispose solo che uno dei bambini non aveva la mamma e dunque nessuno avrebbe pianto. In più aggiunse che uccidere era una cosa comune e che farlo non le aveva procurato turbamenti né altre emozioni.
Le violenze subite e la mancanza di un modello di riferimento unito a una psiche poco stabile di fondo hanno portato Mary Bell a trasformarsi in una killer. Pare anche che la madre della bimba avesse lasciato che alcuni dei suoi clienti abusassero della figlia, imponendole di non lamentarsi e sopportare.
Eric Smith, il ragazzino deriso
Tra i bambini assassini un viso noto è quello di un ragazzino con i capelli rossi che cadono sulla fronte, un paio di occhiali tondi e le orecchie a sventola. Si tratta di Eric Smith, che a tredici anni durante un giro al parco con la sua bici avvicinò un bambino di nemmeno cinque anni per strangolarlo e colpirlo con dei sassi una volta a terra.
Anche dopo che il bimbo ebbe smesso di muoversi Eric non si fermò, ma usò un bastone per sodomizzare il piccolo cadavere. Tornò poi a casa come se niente fosse e una volta interrogato inizialmente negò tutto, ma era visibilmente nervoso a certe domande. Alla fine confessò e lo psichiatra della difesa lo diagnosticò con il disturbo intermittente esplosivo.
Questa psicopatologia si contraddistingue per episodi improvvisi e violenti contro gli altri da parte del soggetto. Spesso simili reazioni possono essere provocate da motivi banali o capitare senza ragione apparente. Di Eric Smith si sa che come altri bambini assassini fu più volte vittima di bullismo a scuola per via del suo aspetto.
Dopo essere stato incarcerato nel 1994, alcuni mesi dopo l’omicidio, il ragazzino scrisse una lettera di scuse ai genitori della vittima, che si chiamava Derrick. Si mostrò pentito e dichiarò di aver compreso il dolore arrecato alla famiglia del bimbo, ma ciò non gli risparmiò 27 anni di carcere. Infine è uscito di prigione nel 2022.