Aggressioni a docenti: i presidi obbligati a segnalare i casi al Ministero
Sbirciando tra i fatti di cronaca pare che le aggressioni a docenti siano quasi all’ordine del giorno. Visti i numerosi episodi anche il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha ritenuto opportuno intervenire per far sì che non se ne verifichino altri. Prima di tutto però è necessario fare una panoramica generale della situazione controllando i singoli istituti.
Il Ministro Valditara come primo passo vuole infatti costruire una banca dati per registrare una statistica del fenomeno in Italia. Un inizio per studiare provvedimenti mirati e che diano sostegno al personale scolastico in un clima sempre più teso.
Aggressioni a docenti: gli episodi salienti
Una delle vicende che ha avuto più visibilità mediatica è stato il caso di una docente di scuola superiore che lavorava a Rovigo. Durante una lezione di Scienze gli alunni sono insorti sparando con una pistola ad aria compressa. Per quanto molti la considerino un giocattolo in realtà anche un oggetto del genere può procurare lesioni se indirizzato al viso.
Si è trattato purtroppo solo di uno dei tanti episodi di aggressione a docenti, alcuni dei quali hanno previsto l’uso di schiaffi. La professoressa del caso di Rovigo ha provveduto a denunciare l’intera classe ed è stata ospite in televisione per raccontare l’episodio. A rendere pubblico l’episodio del resto ci avevano già pensato i quindicenni diffondendo un video online.
Un episodio più recente si è verificato a Bari dove però l’aggressore non è stato un alunno bensì un genitore che ha colpito il docente di diritto della figlia. Le telecamere dell’istituto hanno ripreso la scena e l’uomo si trova ora ai domiciliari. In questo caso resta da chiarire se come riferito l’insegnante avesse avuto atteggiamenti ambigui verso gli studenti.
A Castellammare in un liceo artistico una professoressa invece si è vista arrivare in classe una madre adirata per un brutto voto. Senza perdere tempo in convenevoli la donna ha preso a pugni la docente che a suo dire aveva preferenze fra gli alunni. Pare inoltre che i genitori della ragazzina “trattata ingiustamente” si fossero già resi protagonisti di azioni simili.
Le parole del Ministro Valditara
Di fronte a titoli sempre più frequenti sulle aggressioni a docenti lo Stato ha voluto rendere nota la sua posizione. Nelle sue dichiarazioni Giuseppe Valditara ha più volte ribadito il suo sostegno al personale docente, ma di recente si è spinto oltre. A fine marzo aveva affermato che il Ministero della Pubblica Istruzione si sarebbe costituito parte civile per il caso di Rovigo.
Secondo il ministro la violenza a scuola e verso chi vi lavora rappresenta in tutto e per tutto un’offesa allo Stato in primis. Anzi, causa un danno d’immagine perché mostra rispetto scarso verso le istituzioni e la cultura. Fra i riferimenti fatti rientravano anche i casi di occupazione delle scuole che secondo Valditara hanno portato a danni negli edifici.
A livello pratica si sta predisponendo un censimento delle aggressioni a docenti in modo che i presidi degli istituti raccolgano le segnalazioni. Queste poi saranno trasmesse subito agli uffici del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM). Negli episodi più gravi i dirigenti scolastici dovranno anche provvedere a sporgere denuncia.
Per documentare i casi ci sarà un modulo apposito articolato come un verbale dove descrivere quanto accaduto. L’aggressione al personale docente va intesa sia in senso fisico che verbale. Se un genitore pensa che limitandosi a minacciare o offendere un insegnante non ci siano conseguenze perciò si sbaglia di grosso.
Aggressioni a docenti: conseguenze per adulti e ragazzi
Se i ragazzi che si sono resi protagonisti di episodi di questo genere sono in larga parte minorenni è vero che spesso a giugnere alla violenza sono stati i genitori. Una denuncia per aggressione può comportare anche la reclusione in caso di lesioni personali. Si va da un minimo di 6 mesi a un massimo di tre anni.
Sebbene finora i casi noti di aggressioni a docenti non siano arrivati a lesioni gravi (prognosi oltre 40 giorni) qualora dovesse accadere si salirebbe a scontare dai 3 ai 7 anni. Con danni gravissimi si può arrivare anche a 12 anni di pena e se si dimostra la premeditazione la sentenza può aggiungere un terzo della pena.
Per quanto riguarda i ragazzi c’è da precisare che fra i 14 e i 17 anni si può comunque avere la responsabilità penale. Questo previa valutazione dei giovani imputati da parte del giudice relativamente alla capacità di intendere. Nel caso questa sia confermata si rischiano gravi sanzioni anche se il reato resta di competenza del tribunale dei minorenni.
In caso scatti però una sanzione per il ragazzo fino ai 18 anni l’obbligo di versare la somma non pesa sul minore ma sui genitori o sui tutori legali. Se il ragazzino/a però non ha ancora compiuto i 14 anni però non può mai essere ritenuto responsabile per i reati commessi e lo stesso vale per la sua famiglia.