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Diritto alla disconnessione dal lavoro: legge in Australia, e in Italia?

Diritto alla disconnessione dal lavoro: legge in Australia, e in Italia?

diritto alla disconnessione (da lavoro) - legge in Australia
  • Sara Elia
  • 24 Settembre 2024
  • News
  • 4 minuti

In Australia è legge il diritto alla disconnessione dal lavoro

Da agosto di quest’anno, il diritto alla disconnessione dal lavoro è diventato legge in Australia. 

Vediamo cosa prevede la legge recentemente entrata in vigore e il punto della situazione a riguardo in Italia!

Indice
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Che cos’è il diritto alla disconnessione

Negli ultimi anni, l’avvento delle tecnologie digitali e dello smart working hanno smaterializzato i confini tra il tempo di lavoro e il tempo libero, soprattutto a partire dalla diffusione della pandemia Covid-19. Proprio per ovviare a questa problematica si è quindi iniziato a parlare di
diritto alla disconnessione dal lavoro.
 
Con questo termine si indica la possibilità per i lavoratori di non essere costantemente reperibili al di fuori del normale orario di impiego. E quindi di:
  • ignorare comunicazioni quali e-mail, messaggi o telefonate lavorative durante i loro periodi di riposo;
  • adottare uno stile di vita migliore dividendo nettamente la vita lavorativa da quella personale;
  • ritrovare il giusto equilibrio tra produttività e riposo;
  • non pregiudicare in alcun modo la propria posizione lavorativa, togliendo ai dirigenti la facoltà di comprometterla per mancata disponibilità.
Come è quindi evidente, il diritto nasce per tutelare il lavoratore, stabilendo confini netti tra la vita privata e quella professionale.
 
Ad oggi, è sempre più importante inserire il diritto alla disconnessione nei contratti. Il lavoro agile, infatti, quando svolto da casa modifica l’organizzazione del lavoro annullando concetti di luogo e tempo non rendendo positivo né il rendimento né il benessere psicologico dei dipendenti.

Il diritto alla disconnessione in Australia

L’Australia vanta il primato dell’essere il primo stato a riconoscere esplicitamente il diritto alla disconnessione da un punto di vista legislativo.
In data 26 Agosto 2024 è, infatti, entrata in vigore in via ufficiale la Legge sul diritto alla disconnessione dal lavoro.
 
Essa dichiara che i lavoratori non hanno l’obbligo di essere costantemente reperibili al di fuori del normale orario di lavoro e, per questo, non rischiano ripercussioni sulla propria carriera.
 
La norma stabilisce inoltre una serie di specifiche tramite l’aggiornamento del Fair Work Act. Ovvero:
  • datori di lavoro possono provare a contattare i propri dipendenti, a prescindere dall’orario;
  • dipendenti possono contattarsi tra loro;
  • dipendenti di aziende che impiegano 15 o più dipendenti hanno il diritto di rifiutarsi di rispondere a questi tentativi di contatto;
  • eventuali ritorsioni sono tutelate.
Purtroppo, non sono previste solo note positive per i lavoratori. Infatti, la legge sottolinea che il rifiuto non deve essere irragionevole, e lo è o meno in base alle circostanze.
 
In quest’ottica, i fattori da considerare sono:
  • natura del ruolo del lavoratore e livello di responsabilità;
  • motivo del contatto;
  • modalità in cui avviene il contatto e dirompenza dello stesso.
  • circostanze personali del singolo;
  • aggiuntive retribuzionali pertinenti per essere disponibili.

Situazione in Italia

Il diritto alla disconnessione nell’Unione Europea e in Italia non è riconosciuto a livello normativo né regolarizzato dalla legge.
È però parte integrante di alcuni CCNL e protocolli sullo smart working.  Inoltre, anche la contrattazione collettiva sta giocando un ruolo fondamentale nel promuoverne il diritto in assenza di una normativa specifica.
 
Ad ogni modo il diritto alla disconnessione ha, nel tempo, subito un’evoluzione ottimale. Nello specifico:
 
  • maggio 2017: Legge 81, presenta la tematica per la prima volta non ottenendo un riconoscimento come diritto ma prevedendone la regolamentazione mediante contrattazione individuale tra datore di lavoro e lavoratore;
  • maggio 2020: il Garante della Privacy sostiene la validità della norma, sottolineando la distinzione tra spazi della vita privata da professionale;
  • marzo 2021: Decreto numero 30, poi convertito in legge a maggio. Esso stabilisce che I lavoratori possono scollegarsi dalle strumentazioni e piattaforme informatiche, senza il rischio di conseguenze negative;
  • dicembre 2021:Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile. Il lavoro smart-working deve essere organizzato in fasce orarie e garantire una fascia di disconnessione. Il lavoratore non è obbligato a rispondere alle comunicazioni in orari non lavorativi.
Ad oggi, si resta in attesa che legislazioni nazionali e comunitarie più chiare e vincolanti sul tema vengano adottate.

Cosa aspettarsi dall’Unione Europea?

Ad oggi, in Europa non è stata ancora presentata una direttiva omogenea sul diritto alla disconnessione dal lavoro.
Tuttavia, l’Unione Europea nella Risoluzione del 21 gennaio 2021 ha spronato gli Stati membri a riconoscere il diritto, in quanto indispensabile ai nuovi modelli lavorativi.
 
Proprio per questo motivo alcune realtà europee hanno iniziato ad agire in autonomia. Tra queste:
  • Francia: tramite la Loi du Travail, valida per imprese con più di 50 dipendenti, regolamenta il loro tempo libero vietando le comunicazioni al di fuori del proprio turno lavorativo;
  • Irlanda: con il Codice di condotta invita dirigenti e dipendenti a collaborare alla corretta gestione delle comunicazioni.
La sfida principale in Europa è quindi quella dell’effettività del riconoscimento del diritto alla disconnessione. Nonostante esistano alcune norme sui limiti della reperibilità inserite in direttive sul tema lavoro, le regole risultano troppo generiche e non sufficientemente vincolanti. Ciò si traduce in interpretazioni che spesso favoriscono le esigenze produttive a discapito del benessere dei lavoratori.
 
Di certo, regolamentare il diritto alla disconnessione aiuterebbe a ridurre lo stress da sovraccarico del lavoro e permetterebbe un miglior rapporto lavorativo tra manager e dipendenti.
 
Non resta che attendere che l’UE prosegua il suo percorso normativo!
 
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