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Victim Blaming: il fenomeno della colpevolizzazione della vittima

Victim Blaming: il fenomeno della colpevolizzazione della vittima

Victim Blaming - colpevolizzazione della vittima
  • Sara Elia
  • 14 Marzo 2024
  • Criminologia
  • 4 minuti
  • 18 Marzo 2024

Victim Blaming: la colpevolizzazione della vittima

Il fenomeno del victim blaming, ad oggi purtroppo sempre più diffuso, giustifica il ricorso alla violenza fisica o psicologica nei confronti dell’altro. Si attribuisce in questo modo alla vittima l’intera responsabilità delle azioni aggressive ricevute.

Cerchiamo di capire che cos’è e come scardinare il problema rendendo le persone consapevoli.

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Che cos’è il victim blaming

Il termine Victim Blaming indica la tendenza a colpevolizzare e vittime di violenza, in quanto responsabili o meritevoli dei trattamenti inflitti.
La forma di colpevolizzazione della vittima più nota, ma non l’unica, è quella che si verifica all’interno delle coppie. Uno dei due partner, tendenzialmente la donna, subisce insulti, provocazioni, offese fino a convincersi che l’altro abbia ragione.
Questo meccanismo di plagio vittima/carnefice porta alla convinzione di essere inadeguati al proprio ruolo e di conseguenza, a rinunciare a far valere i propri diritti.
 
Ma il victim blaming, non si verifica solo all’interno delle mura domestiche.
Sempre più spesso si registrano casi nell’ambiente di lavoro, o in generale, nella società. Invece di ricevere il sostegno e la solidarietà di cui hanno bisogno, le vittime spesso si trovano ad affrontare giudizi, critiche e addirittura l’accusa di aver contribuito in qualche modo alla loro stessa sofferenza. Un fenomeno molto spesso alimentato da stereotipi di genere radicati nella società.
 
In quest’ottica, non è più il responsabile delle violenze a essere biasimato, ma chi ha subito i soprusi. Inoltre, incolpare le vittime per la situazione in cui si trovano permette, di ignorare il problema in quanto è responsabilità della vittima trovare il modo di risolverlo o imparare a conviverci.

Victim blaming: la vittimizzazione secondaria

I soggetti che subiscono victim blaming, invece di ricevere supporto vengono ulteriormente umiliati ed accusate di essere colpevoli. Si parla quindi di vittimizzazione secondaria, la condizione in cui la vittima di un sopruso subisce un’altra forma di abuso derivante proprio dal suo status di vittima. Il fenomeno può coinvolgere individui appartenenti ad ogni fascia d’età.

Tale circostanza è evidente nei casi in cui, ad esempio, una donna che denuncia episodi di violenza tra le mura domestiche viene accusata di aver provocato l’aggressione a causa del suo comportamento, abbigliamento o ritardo nella denuncia. Oltre ad essere messa in discussione la veridicità dei fatti, alla vittima vengono fatte domande sul proprio abbigliamento, atteggiamento provocatorio ed eventuale assunzione di alcolici/droghe.

O ancora quando, durante una rissa, la responsabilità viene imputata a chi ha cercato di difendersi o reagire e non a chi ha dato inizio all’aggressione.

Il problema all’interno del nostro paese è talmente grave e radicato che nel 2021, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia. È stato infatti valutato che le sentenze dei Tribunali relative a episodi di violenze sessuali fossero estremamente sature di vittimizzazione secondaria. Ma non solo! L’Italia è stata dichiarata colpevole di veicolare, in tale ambito, pregiudizi sessisti sul ruolo della donna.

Conseguenze e problematiche derivanti dal victim blaming

Come abbiamo visto finora, la vittimizzazione secondaria, è il secondo trauma provocato alla vittima non solo dall’aggressore, ma anche da chi osserva e giudica l’accaduto.
 
Le conseguenze sul piano psicologico possono variare notevolmente a seconda della gravità dell’aggressione e della durata della situazione. Principalmente troviamo:
  • senso di impotenza; 
  • scarsa autostima; 
  • depressione, ansia e paura;
  • disturbi psicosomatici, tra cui cefalee, disturbi gastrointestinali e insonnia;
  • sindrome da stress post traumatico (PTSD)
  • isolamento sociale;
  • sentimenti di vergogna e colpa;
  • perdita di fiducia negli altri, sia persone che istituzioni;
  • difficoltà nelle relazioni interpersonali, nei percorsi educativi e professionali;
  • incapacità di condurre una vita soddisfacente
  • problemi di salute mentale.
Occorre inoltre sottolineare che esistono differenti tipologie di victim blaming. La vittimizzazione può infatti manifestarsi in vari modi:
violenza sessuale;
  • violenza domestica, che comprende la violenza fisica, psicologica o emotiva all’interno di una relazione familiare;
  • abuso verbale, ovvero insulti, minacce o intimidazioni volti allo scopo di controllare o manipolare;
  • bullismo e cyberbullismo: si verifica quando un aggressore che prende di mira la vittima in vari modi, causando danni emotivi e psicologici.
  • mobbing sul luogo di lavoro, coinvolge situazioni in cui un individuo è oggetto di molestie o discriminazione da parte di colleghi o superiori.

Soluzioni ed azioni in supporto nei casi di victim blaming

Risolvere, o ancor meglio, prevenire il grave problema prima che si presenti è possibile attraverso:
  • formazione nelle scuole medie inferiori e superiori con una comunicazione efficace ai giovani;
  • diffusione di un’informazione precisa circa l’importanza del servizio del numero verde 1522, il Telefono Rosa sul territorio nazionale;
  • Servizi Sociali preposti a ricevere le segnalazioni che possono pervenire, non solo dalla vittima ma anche da familiari, amici, insegnanti, operatori dei Pronto Soccorso;
  • medici a cui le pazienti si rivolgono per curare segni di violenza e ansia derivante;
  • Forze dell’ Ordine intervenute per sedare liti.
Nei casi di victim blaming, uscire dal ruolo di vittima è un processo estremamente complesso che richiede un sostegno adeguato.
Nel processo di guarigione, è necessario procedere per step:
 
  • riconoscere la propria condizione di vittima;
  • comprendere che quanto si è subito non è colpa propria. 
  • cercare aiuto e supporto da parte di professionisti con le competenze necessarie per affrontare il trauma e le sue conseguenze;
  • partecipare a gruppi di sostegno o cercare il supporto di amici e familiari;
  • lavorare per superare i traumi e ritrovare la fiducia in sè stessi;
  • arrivare a riacquistare il senso di controllo sulla propria vita.
Questo percorso richiede tempo e dedizione, ma con le risorse adeguate è possibile superare tali esperienze ed iniziare una nuova vita.
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Sara Elia
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