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Voglio il ruolo: la guida per ottenere la cattedra

Voglio il ruolo: la guida per ottenere la cattedra

voglio il ruolo cattedra
  • Nausicaa Tecchio
  • 17 Gennaio 2023
  • Scuola e università
  • 5 minuti

Voglio il ruolo: la guida per ottenere la cattedra

Molti neolaureati puntano a entrare nel mondo della scuola e ottenere il ruolo un giorno. Non si tratta certo di una strada facile o breve dato che occorrono anni di esperienza per avere la cattedra stabile. Un futuro docente inizia di solito con le supplenze, brevi o lunghe a seconda di chi è chiamato a sostituire.

Occorre munirsi di pazienza per guadagnarsi il ruolo ma è fondamentale acquisire le conoscenze necessarie ed essere “rodati” prima di ottenerlo. Vedremo come si arriva a questo traguardo nella guida seguente. 

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I titoli per il ruolo: come variano fra le scuole

Insegnare richiede la giusta formazione alle spalle e tutto parte dagli studi universitari sostenuti. Prima di tutto occorre precisare che per chiunque speri di ottenere una cattedra fissa serve possedere una laurea magistrale, in quanto la triennale non è più sufficiente. Naturalmente i titoli necessari per il ruolo variano a seconda che si tratta di scuola primaria o secondaria di 1° o 2° grado. 

Vediamo di entrare più nel dettaglio:

  •  Per la scuola dell’infanzia (materna) e primaria (elementari) serve ottenere il Diploma di laurea in Scienze della formazione primaria. Può valere però anche il diploma del liceo a indirizzo psico-pedagogico o di scuola magistrale abilitante (se conseguito entro il 2o02). Anche il diploma sperimentale linguistico può valere (se ottenuto entro la stessa data).
  • Invece per quanto riguarda la scuola secondaria di 1° (medie) e 2° grado (superiori) il discorso cambia. Per il ruolo serve una Laurea del Vecchio Ordinamento (4 anni) o una magistrale del Nuovo Ordinamento. Per insegnare musica può valere il vecchio Diploma di Conservatorio (che ora invece è una laurea a tutti gli effetti).
Fanno ancora eccezione gli insegnanti tecnico-pratici (ITP), a cui è sufficiente essere in possesso di un diploma tecnico pratico. Nel 2024 però anche per loro i titoli necessari aumenteranno. 
 

I famigerati 24 CFU

Per avvicinarsi al momento dell’entrata in ruolo non basta però il certificato di laurea ma anche avere conseguito i famosi 24 Crediti Formativi Universitari (CFU) obbligatori. E tanto vale preventivare che per i futuri concorsi questi saliranno a ben 60. La riforma del ministro Bianchi per il momento però non è ancora entrata in vigore ufficialmente. 

Senza il possesso di questi crediti non è possibile essere inseriti nelle graduatorie docenti né partecipare ai bandi per la scuola secondaria. Gli ambiti d’esame necessari per espletare questo obbligo e intraprendere la strada verso il ruolo sono 4 al momento, ciascuno di 6 CFU. 

Eccoli più nel dettaglio:

  •  M-PED/01. Si tratta di pedagogia generale e di didattica dell’inclusione.
  • M-DEA/01. L’ambito riguarda l’antropologia culturale. 
  • M-PSI/04 . Riguarda l’aspetto psicologico dei meccanismi dell’educazione.
  • M-PED/03. Metodi e tecnologie per la didattica, nel particolare il loro utilizzo più efficace.
Anche in questo caso però vengono assolti da tale adempimento i docenti ITP, i quali non per forza devono frequentare l’università. Solitamente tali esami sono inseriti nel piano didattico dei laureandi ma si possono sostenere come corsi liberi. 
 

I concorsi per il ruolo del 2022

Quest’anno si sono tenuti i concorsi ordinari sia per la scuola secondaria che per la scuola primaria. Per i docenti STEM tuttavia è stato pubblicato un altro bando per delle correzioni relative al numero dei posti. 

Al bando per i docenti che otterranno il ruolo nelle scuole medie e superiori hanno preso parte gli aspiranti docenti a tre classi di concorso. La prova scritta si diversificava a seconda che si partecipasse per i posti comuni o per entrare di ruolo nel sostegno. Per ciascuna categoria i quesiti in tutto erano 50, ma variavano le materie d’esame.

Considerando prima i posti comuni, 40 quesiti servono per accertare le competenze dei candidati circa gli insegnamenti e le discipline per cui concorre. Ne seguono poi 5 in lingua inglese per testare le competenze linguistiche e infine altri 5 su quelle che sono le conoscenze digitali dei futuri docenti. 

Gli insegnanti di sostegno presentano gli stessi quesiti per l’Inglese e le tecnologie per l’educazione, ma la parte grossa dell’esame varia. Per il loro ruolo infatti sono testati sulle metodologie didattiche da adottare per le diverse disabilità che potrebbero dove gestire. Le prove orali a cui accedono i docenti variano a seconda della classe di concorso. 

Una cattedra sospirata 

Non è raro sentirsi domandare o porsi da soli il quesito su quanto tempo sia necessario per entrare di fatto nella scuola. La risposta chiaramente non è univoca perché nessuno sa quando supererà il concorso. Nel frattempo se non altro rimangono aperte le possibilità della graduatorie provinciali di supplenza e naturalmente delle messe a disposizione (le fin troppo note MAD).
 
All’interno delle graduatorie (che non c’entrano con il ruolo) si viene classificati in base a due fattori. Ossia sia in base ai titoli di studio che in base all’esperienza di servizio. Fra i primi rientra non solo il diploma di laurea ma anche le certificazioni linguistiche o informatiche ottenute presso enti accreditati. Naturalmente è il MIUR a riconoscere o meno tali attestati. 
 
Le MAD invece, la prima vera esperienza per chi sogna il ruolo, sono inviate dall’aspirante docente singolarmente alle diverse scuole. Si può essere chiamati da un giorno all’altro, per un mese o per pochi giorni. Ma così almeno si iniziano a muovere i primi passi nel mondo della scuola. In media si stima che per ottenere la cattedra ci vogliano dai 5 ai 7 anni.
 

Gli ostacoli lungo la strada

Prima di arrivare vicini all’ottenimento del ruolo sono diversi gli imprevisti che i futuri insegnanti possono incontrare. Uno dei più gravi è quello dello scorrimento delle graduatorie molto lento, poiché i concorsi vengono aperti ma i posti non si liberano in tempi brevi. Soprattutto perché il pensionamento arriva più tardi per il personale.
 
Inoltre i requisiti per diventare docenti per le diverse materie sono variati più volte negli ultimi anni. Mentre a scuola insegnavano insegnanti entrati senza i nuovi titoli i neolaureati faticavano ad ottenere una semplice supplenza. Questo aspetto in molti casi ha dato luogo a confusione per molti candidati. 
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