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Caregiver: chi è, cosa fa e quali sono i suoi diritti

Caregiver: chi è, cosa fa e quali sono i suoi diritti

Caregiver - chi è, cosa fa e quali sono i suoi diritti
  • Sara Elia
  • 18 Ottobre 2025
  • Professioni
  • 5 minuti

Cosa fa il caregiver

Il caregiver è una figura tanto indispensabile quanto spesso invisibile nella società moderna. Si tratta della persona — familiare o professionista — che si prende cura di un individuo non autosufficiente, offrendo supporto fisico, psicologico ed emotivo. Dietro questo termine si nasconde un ruolo complesso, fatto di dedizione, empatia e responsabilità quotidiane, che costituisce una vera e propria colonna portante del sistema di assistenza domestica e sanitaria.

Essere caregiver significa garantire assistenza continua a persone anziane, malate o disabili, gestendo attività pratiche come la somministrazione di farmaci, la cura dell’igiene personale o la gestione delle visite mediche, ma anche fornendo ascolto, conforto e presenza costante.
Nonostante l’importanza sociale di questa figura, il caregiver deve spesso affrontare grandi difficoltà emotive, economiche e organizzative, legate al carico assistenziale e alla mancanza di un adeguato riconoscimento normativo.

Negli ultimi anni, il termine caregiver familiare ha assunto una crescente rilevanza anche nel dibattito pubblico, portando all’introduzione di agevolazioni, bonus e diritti specifici per tutelare chi svolge questo ruolo con impegno e sacrificio.

Di seguito scopriremo chi è il caregiver, quali sono i suoi compiti principali, le sfide quotidiane e i diritti riconosciuti dalla legge italiana, per comprendere appieno il valore umano e sociale di questa figura troppo spesso data per scontata.

Indice
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Chi è il caregiver

Con il termine “caregiver”, letteralmente “prestatore di cura”, indica chi si prende cura in modo continuativo di una persona che non è in grado di provvedere a sé stessa. In particolare, la Carta Europea del Familiare che si prende cura di un parente non autosufficiente definisce il caregiver come una persona che risponde ai bisogni affettivi, relazionali e di sicurezza dell’assistito.
 
Si tratta quindi di una persona che offre assistenza continuativa a qualcuno che non può gestire autonomamente la propria vita a causa di problemi legati all’invecchiamento, malattie, patologie croniche, disabilità fisiche, neurologiche o psichiche.
Nello specifico, questa figura può essere:
 
  • informale, e quindi un familiare o un amico: tipicamente un figlio, un coniuge o un genitore che si prende cura del proprio caro, fornendo supporto emotivo, organizzativo e pratico nella vita quotidiana e rappresentando un contributo insostituibile per la persona assistita. In questo caso, la sua dedizione è motivata unicamente da un forte legame affettivo.
  • formale, ovvero un professionista retribuito: figura esterna al nucleo familiare, come infermiere, un operatore socio-sanitario o un badante, opera dietro compenso. Essa possiede competenze tecniche e sanitarie specifiche, garantendo assistenza qualificata, supporto psicologico e supervisione clinica, soprattutto in casi complessi o quando la persona assistita necessita di cure costanti o specializzate.

Compiti e responsabilità

Come abbiamo visto finora, il caregiver, sia familiare sia professionale, rappresenta un pilastro fondamentale per la cura delle persone fragili e/o non autosufficienti. Il ruolo è molto delicato e richiede dedizione, competenze, capacità organizzative e supporto emotivo costante.
 
Gli specifici compiti possono variare a seconda delle condizioni della persona assistita e delle esigenze specifiche. Essi si distinguono inoltre in due tipi di assistenza, diretta ed indiretta. In particolare, l’assistenza diretta riguarda i bisogni primari della persona, e quindi:
  • igiene personale e vestizione;
  • preparazione e somministrazione dei pasti;
  • somministrazione dei farmaci e gestione delle terapie;
  • mobilità e accompagnamento nelle attività quotidiane;
  • supporto emotivo e compagnia.
L’assistenza indiretta comprende invece per lo più attività organizzative e logistiche, tra cui:
  • coordinamento delle cure sanitarie;
  • gestione degli appuntamenti medici;
  • disbrigo di pratiche amministrative e burocratiche;
  • comunicazione con operatori sanitari e istituzioni;
  • sorveglianza e monitoraggio dello stato di salute;
  • attività domestiche generali.
Occorre precisare che un caregiver, qualora familiare, potrebbe incontrare difficoltà nel fornire un supporto adeguato al proprio caro: l’assistito potrebbe aver bisogno, infatti, anche di supporti più specifici e professionali, come infermieri a domicilio o operatori socio-sanitari. In questi casi, la collaborazione tra i soggetti è essenziale per garantire un’assistenza completa e sicura.

Legislazione italiana e quadro normativo

Ad oggi in Italia, il quadro normativo che riconosce il caregiver familiare è ancora in evoluzione. Solo di recente, infatti, ha iniziato a riconoscere tale figura come soggetto responsabile dell’assistenza domestica di un parente non autosufficiente, con riconoscimento giuridico specifico per l’organizzazione delle cure e il supporto al familiare.
 
In particolare:
  • Legge 104/1992: prevede permessi retribuiti e tutela lavorativa per chi assiste familiari con disabilità riconosciute;
  • Legge di Bilancio 2018: introduce per la prima volta il riconoscimento del caregiver e istituisce un Fondo per il sostegno a interventi legislativi a favore di chi ricopre questo ruolo, di circa 20 milioni di euro;
  • 2024 Tavolo Tecnico Interministeriale: propone nuove proposte di legge che definiscano il ruolo del caregiver e identifichino la platea dei beneficiari.
Allo stesso tempo, alcuni welfare aziendale supportano i caregiver lavoratori tramite iniziative e servizi quali:
  • colloqui di orientamento e consulenza;
  • analisi delle soluzioni presenti sul territorio;
  • assistenza domiciliare di base e supporto per ingresso in centri residenziali;
  • ricerca di badanti e infermieri a domicilio;
  • percorsi psicologici, educativi e di consapevolezza;
  • consulti telefonici con geriatri e specialisti.
In questo senso, lo Stato e le imprese stanno contribuendo sempre di più a riconoscere il valore sociale dei caregiver, anche non professionali, riducendo il rischio di burnout e migliorando la qualità della vita anche di chi assiste.

Caregiver: come contrastare il sovraccarico emotivo

Come abbiamo visto finora, il ruolo del caregiver comporta un impegno continuativo che può tradursi in un sovraccarico emotivo e fisico tale da portare al burnout. In questo caso, tale stress cronico può manifestarsi con sintomi quali: 
  • stanchezza;
  • insonnia e difficoltà ad addormentarsi;
  • disagi a livello fisico;
  • ansia e sintomi depressivi;
  • irritabilità e deficit di concentrazione.
In particolare, alcuni studi evidenziano che si occupa di assistere persone affette da demenza, è particolarmente a rischio di sviluppare patologie connesse allo stress assistenziale. La risposta alla problematica varia a seconda di fattori individuali e ambientali, come età, caratteristiche della personalità ma, di certo, l’isolamento e la mancanza di supporto aumentano il rischio di disagi a livello psicologici.
 
Per prevenire e contrastare il sovraccarico, è quindi fondamentale promuovere equilibrio emotivo e benessere psicofisico ed adottare un approccio proattivo e integrato mediante:
  • strategie di coping efficaci;
  • partecipazione a programmi di supporto psicologico individuale;
  • accesso a servizi di assistenza e gruppi di sostegno;
  • pratica regolare di esercizio fisico;
  • mantenimento dei legami sociali con amici e familiari.
Solo in questo modo è possibile tutelare il benessere e preservare la qualità della vita anche per un cargiver, promuovendo una società più equa, consapevole e solidale.
 
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