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Francesco Passalacqua e il tentato omicidio in regime di libertà vigilata

Francesco Passalacqua e il tentato omicidio in regime di libertà vigilata

Francesco Passalacqua - il tentato omicidio in regime di libertà vigilata
  • Sara Elia
  • 16 Settembre 2025
  • Criminologia
  • 5 minuti

Francesco Passalacqua e il tentato omicidio in regime di libertà vigilata

Il nome di Francesco Passalacqua è diventato negli ultimi anni sinonimo di uno dei casi più controversi e inquietanti della cronaca nera italiana. La sua vicenda, legata a episodi di violenza culminati in un tentato omicidio commesso durante il regime di libertà vigilata, ha acceso un acceso dibattito sull’efficacia del sistema di controllo e sulle falle delle misure alternative alla detenzione.

Il caso non riguarda soltanto la ricostruzione di un crimine, ma mette in luce interrogativi più profondi: fino a che punto il nostro ordinamento riesce a coniugare riabilitazione e sicurezza pubblica? E quali sono i rischi di una gestione inadeguata dei soggetti considerati socialmente pericolosi?

Nei prossimi punti analizzeremo chi è Francesco Passalacqua, la sua storia criminale, i fatti che lo hanno riportato al centro delle cronache e le conseguenze giuridiche e sociali di questo caso.

Indice
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Chi è Francesco Passalacqua

Francesco Passalacqua nasce nel 1968 a Scalea, in Calabria, una regione in quegli anni caratterizzata da un contesto socio-economico difficile, segnato da disoccupazione, marginalità sociale e la presenza di criminalità organizzata.
 
Terzo di sei fratelli, cresce in una famiglia contadina molto povera e fin dall’infanzia, vive in un ambiente problematico segnata dalle tensioni e dalla mancanza di affetto, fattori che sembrano aver influito profondamente sulla personalità.
In questo contesto, infatti, il giovane sviluppa un carattere irrequieto, che si manifesta fin da subito attraverso episodi di aggressività e comportamenti antisociali.
 
Durante l’adolescenza Passalacqua sviluppa, oltre ad evidenti difficoltà scolastiche, anche una progressiva ribellione dalle norme sociali che lo porta ad isolarsi ed assumere atteggiamenti conflittuali. Infatti in questo periodo, intorno ai vent’anni, entra a contatto con i gruppi criminali locali, inizia a compiere i primi reati come furto e lesioni, avere problemi con le forze dell’ordine ed accumulare i primi precedenti penali.
 
Anche dopo essersi trasferito nel territorio del Bolognese, il giovane non interrompe questa parabola continuando a manifestare comportamenti violenti diventando un vero e proprio profilo pericoloso rendendosi protagonista di episodi criminali gravi e spietati che lo vedranno responsabile di quattro omicidi commessi in provincia di Cosenza tra il 1992 e il 1997.

Gli omicidi di Francesco Passalacqua

Il primo omicidio di Francesco Passalacqua risale al 16 marzo del 1997 quando viene ritrovato nelle campagne di Cosenza il cadavere di Salvatore Belmonte con il cranio fracassato. L’uomo era stato aggredito e derubato di pochi soldi. 
 
Il 15 aprile dello stesso anno, nelle campagne di Verbicaro, viene ritrovato un altro corpo senza vita con ampie ferite alla testa appartenente a Francesco Picarella, un pastore. L’uomo era stato assassinato con due colpi di pistola, uno alla tempia e l’altro al cuore. Pochi giorni dopo, si scopre in zona un altro cadavere. La vittima era un altro pastore, Vito Resia, ucciso con tre colpi di pistola al volto.
 
La polizia avvia le indagini e, in breve tempo, riescono ad intercettare da un colloquio telefonico il nome di Francesco Passalacqua. Il serial killer era già noto alle forze dell’ordine per lesioni dolosi.
 
Gli investigatori si avviano per delle ricerche a casa del padre e trovano una pistola dello stesso calibro di quella utilizzata per gli omicidi.  A settembre, Passalacqua viene arrestato con la scusa del furto di alcuni animali e pochi mesi dopo confessa anche un quarto crimine, quello di Mario Montaspro. Egli dichiara di non avere movente preciso ma di essere posseduto da pulsioni oscure che lo spingono ad uccidere con ferocia.

Il tentato omicidio in regime di libertà vigilata

Nel maggio del 2000, Francesco Passalacqua era stato condannato all’ergastolo ma nel 2021, per buona condotta, gli era stata concessa la libertà vigilata, una misura che avrebbe dovuto limitarne i movimenti e monitorarne i comportamenti.
 
Ma è proprio in questo periodo che i riflettori si sono riaccesi sull’uomo.
Nel Bolognese, un agricoltore di 65 anni si trovava nella sua proprietà a nutrire gli animali della sua fattoria quando è stato improvvisamente aggredito con un coltello con un fendente all’addome e uno al braccio, apparentemente senza motivo. La vittima, infatti, non lo aveva mai visto prima.
 
L’uomo, nonostante le ferite riportate, è per fortuna riuscito a difendersi e chiamare i soccorsi. Nonostante l’assassino fosse fuggito, aveva lasciato dei peli impigliati nella catenina che era al collo della vittima.
L’esame del DNA, le testimonianze di chi lo aveva visto passare da lì la mattina del fatto e le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno così permesso ai Carabinieri di identificare il colpevole senza ombra di dubbio. Si trattava proprio di Francesco Passalacqua.
 
A seguito dell’arresto, la libertà vigilata è stata revocata e Passalacqua è stato nuovamente incarcerato, in attesa del processo che dovrà stabilire le responsabilità e le eventuali aggravanti del nuovo episodio criminale.

Dentro la mente del serial killer

La mente di Francesco Passalacqua resta un enigma irrisolto.
Le sue motivazioni profonde, la freddezza disumana con cui ha compiuto i delitti e la sua totale assenza di rimorso lasciano ancora interrogativi senza risposta.
 
Di certo, tutti gli omicidi presentano alcune caratteristiche comuni che delineano uno specifico modus operandi e riflettono una personalità violenta, lucida e calcolatrice. In particolare:
 
  • le vittime venivano sempre colte di sorpresa, in un momento di massima vulnerabilità;
  • le modalità di aggressione erano estremamente violente, tramite strumenti contundenti per infliggere ferite profonde e letali;
  • l’approccio era rapido e brutale, con colpi sferrati con forza, mirati a immobilizzare e a sopraffare la vittima senza lasciare margini di difesa.
Ad oggi, per il nuovo tentato omicidio, è in corso un processo a carico di Francesco Passalacqua. L’accusa ha sottolineato la sua totale assenza di controllo e pericolosità sociale, focalizzando il dibattito anche sulle criticità di fondo del sistema di libertà vigilata. È stato infatti sottolineato come norme e pratiche debbano essere aggiornate per garantire una valutazione del rischio più accurata su soggetti con un passato criminale complesso come quello di Passalacqua.
 
Tale strumento, infatti pur essendo importante per favorire il reinserimento, si rivela inefficace se non è accompagnato da controlli rigorosi e da programmi di supporto psicologico e sociale adeguati.
 
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