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L’attentato al Crocus City Hall (Mosca): analisi di un attacco di massa

L’attentato al Crocus City Hall (Mosca): analisi di un attacco di massa

attentato al Crocus City Hall
  • Sara Elia
  • 24 Maggio 2025
  • Criminologia
  • 6 minuti

L’attentato al Crocus City Hall (Mosca): analisi di un attacco di massa

Il 22 marzo 2024, l’attentato al Crocus City Hall ha scosso l’opinione pubblica internazionale, segnando una delle stragi più gravi compiute in territorio russo negli ultimi anni. Un commando armato, riconducibile a un’organizzazione jihadista, ha fatto irruzione durante un evento affollato, aprendo il fuoco sui presenti e appiccando un incendio che ha provocato decine di vittime e centinaia di feriti.

Oltre alla drammatica cronaca dei fatti, questo episodio solleva interrogativi cruciali in ambito criminologico, geopolitico e investigativo: quali sono le modalità operative di un attacco di massa? Quali segnali possono precederlo? Che ruolo hanno l’intelligence e la prevenzione?

In questo articolo analizziamo nel dettaglio le dinamiche dell’attentato al Crocus City Hall, le ipotesi investigative emerse, il profilo degli attentatori e il contesto internazionale che fa da sfondo a questa escalation di violenza.

Indice
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L’attentato al Crocus City Hall: i fatti

Il 22 marzo 2014, alle ore 20:00, alcuni terroristi armati sono entrati nella sala concerti del Crocus City Hall, situata nella parte nord-occidentale di Mosca. 
Lì, dove più di 4.000 persone stavano per ascoltare il concerto del popolare gruppo rock russo Picnic, gli attentatori hanno fatto esplodere ordigni e sparato indiscriminatamente contro le persone.
Subito dopo l’irruzione, inoltre, è anche scoppiato un vasto incendio probabilmente dovuto all’utilizzo di bombe fumogene e granate. Dilagatosi nella struttura, esso ha provocato il parziale crollo del tetto prima di venire spento nel corso della serata dai vigili del fuoco. Ad oggi, l’edificio è del tutto divelto.
 
Il numero delle vittime riportate sono ben 137, mentre i feriti sono oltre 180.
L’atto terroristico è stato rivendicato dall’Isis e il numero di terroristi identificati ammonta ad almeno quattro uomini. 
 
Il terribile crimine, che tanto ricorda quello avvenuto al Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015, è testimoniato da numerosi video online. 
Alcune immagini riprese dai cellulari mostrano la sala per fortuna semi-vuota e, all’improvviso, il rumore di spari e il diffondersi del panico. Altri video, invece, mostrano la sparatoria nell’androne del teatro dove i terroristi fanno partire colpi contro chiunque si muova, a distanza ravvicinata e senza pietà. 

Attentato al Crocus City Hall: la matrice jihadista

L’attentato al Crocus City Hall è stato rivendicato dallo Stato Islamico (ISIS) dimostrando che il terrorismo di matrice jihadista non è scomparso ed è tornato con uno dei più gravi attacchi degli ultimi anni.  
 
I materiali di rivendicazione ufficiali sono stati presentati come:
  • un breve testo in arabo da parte di Amaq;
  • un altro comunicato più dettagliato;
  • la pubblicazione di una fotografia dei quattro attentatori;
  • la diffusione di un video in soggettiva della sparatoria. 
L’Isis, che ha basi anche nel Caucaso e nell’Asia Centrale, ritiene da sempre la Russia un nemico sia per il suo ruolo nella guerra in Siria sia per la consueta missione di lotta contro i cristiani infedeli.
Ma come mai l’organizzazione ha deciso di colpire proprio adesso?
 
È possibile che lo Stato Islamico abbia cercato di approfittare della ribalta mediatica che le vicende russe hanno garantito dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022.
In questo contesto, infatti, il livello di attenzione e impegno delle forze armate e di sicurezza russe nel campo della lotta al terrorismo è nettamente diminuito a causa delle energie e delle risorse destinate allo sforzo bellico e alla repressione dell’opposizione interna. 
 
Nei fatti, il 22 marzo la Russia è realmente uscita impreparata nonostante le segnalazioni, precedenti alla data del tragico evento, del rischio di attacchi terroristici proprio a Mosca.

La forte rivalità tra Russia e Stato Islamico

Come abbiamo accennato precedentemente la Russia è da sempre un grande nemico dello Stato Islamico e del Jihadismo. E l’attentato al Crocus City Hall ne è l’ennesima dimostrazione.
La Russia, infatti, si è più volta scontrata contro formazioni jihadiste negli ultimi decenni, direttamente o indirettamente.
In particolare:
 
  • invasione dell’Afghanistan nel 1979, quando era ancora Unione Sovietica, che ha prodotto in reazione la nascita del jihadismo globale e la fondazione di Al-Qaida nel paese asiatico;
  • due guerre di Cecenia del 1994-1996 e del 1999-2009, la Siria dopo l’intervento militare di Mosca a favore del Presidente autoritario Bashar al-Assad avviato nel 2015, e oggi diversi paesi dell’Africa;
  • assalto alla scuola di Beslan del 1° settembre 2004, con un bilancio di ben 334 morti, provocato da attentatori islamisti fautori della causa del separatismo ceceno;
  • attentato del 31 ottobre 2015, rivendicato dallo Stato Islamico, contro un aereo civile russo proveniente dall’Egitto e precipitato sulla penisola del Sinai, provocando la morte di tutte le 224 persone che erano a bordo. 
Inoltre, il 7 marzo 2024, pochi giorni prima dell’attentato al Crocus City Hall, le autorità russe avevano dichiarato di aver sventato un attacco dello Stato Islamico contro una sinagoga a Mosca.

Il profilo degli attentatori: tra radicalizzazione e fanatismo ideologico

Dietro l’attentato al Crocus City Hall, si celano figure riconducibili al radicalismo islamico, presumibilmente affiliate a una cellula jihadista operante tra l’Asia centrale e il Medio Oriente.

Secondo quanto emerso dalle prime indagini, gli attentatori sarebbero giovani adulti con un passato di marginalità, soggetti a dinamiche di radicalizzazione islamica, facilmente manipolabili dai gruppi estremisti tramite propaganda online e contatti sotterranei.
I loro profili criminali presentano elementi comuni a molti autori di attacchi terroristici recenti: assenza di precedenti penali gravi, uso di pseudonimi nei canali di comunicazione e formazione militare di base ottenuta in zone di conflitto.
Questo tipo di reclutamento rispecchia un pattern noto nei fenomeni di terrorismo jihadista, dove le motivazioni ideologiche si intrecciano con sentimenti di alienazione sociale, rivalsa e indottrinamento.

Analizzare il profilo degli attentatori consente non solo di comprendere le dinamiche del singolo episodio, ma anche di migliorare i modelli di prevenzione del terrorismo internazionale, agendo su contesti educativi, culturali e tecnologici.

Il contesto internazionale: terrorismo, tensioni geopolitiche e minaccia globale

L’attentato al Crocus City Hall non può essere letto come un evento isolato, ma si inserisce in un contesto internazionale sempre più complesso e instabile.
Conflitti in corso, come quello tra Russia e Ucraina, l’instabilità in Medio Oriente e l’attività di gruppi estremisti in aree come l’Afghanistan e il Caucaso, alimentano una rete globale di odio ideologico e violenza politica.

La Russia, già impegnata su più fronti militari e diplomatici, diventa un bersaglio strategico per chi intende colpire un simbolo del potere e della cultura nazionale.
In questo scenario, il fondamentalismo islamico si riafferma come una delle principali minacce alla sicurezza globale, capace di agire sia tramite cellule strutturate sia attraverso lupi solitari ispirati da narrazioni radicali.

L’attacco di Mosca ha risvegliato l’allerta in tutta Europa e oltre, riportando al centro dell’agenda internazionale la necessità di una risposta coordinata contro il terrorismo globale.
Le implicazioni geopolitiche sono evidenti: si inaspriscono i rapporti tra blocchi di potere, si rafforzano le misure di sicurezza interna e si rinnova il dibattito sulla gestione dell’estremismo nei flussi migratori.

La tesi implausibile del coinvolgimento dell’Ucraina

Dopo l’attacco alla Crocus City Hall, che ha messo in evidenza un eclatante fallimento degli apparati di sicurezza, il Presidente russo Putin aveva deciso di utilizzare la questione del terrorismo per rilanciare temi di politica estera.
 
L’uomo, inizialmente, sosteneva senza fornire alcuna prova la tesi implausibile secondo cui gli attentatori fossero in qualche modo connessi all’Ucraina. Prontamente smentito dal consigliere del presidente ucraino, Mikhailo Podolyak, che in un post Telegram aveva dichiarato “Sia chiaro, l’Ucraina non c’entra assolutamente nulla con questi eventi”.
 
Anche a rigor di logica, ma non solo, si è infatti poi dichiarata veritiera questa seconda affermazione. Vista la dinamica dell’attacco, infatti, la pista islamica, era estremamente evidente.
 
Al contrario, l’Ucraina, nonostante la guerra con la Russia, non aveva mai utilizzato l’arma del terrorismo né del terrore contro i civili ma solo bombardamenti contro obiettivi militari e industriali, sabotaggi ed incursioni di guerriglieri in territorio russo.
 
Come abbiamo visto insieme, la pista islamica, i conti in sospeso con la Russia del movimento islamista del Caucaso e tutti i conflitti sopiti hanno portato l’Isis a colpire di nuovo. Unica nota meno dolente: la strage avrebbe potuto essere ancora peggiore visto che erano stati venduti 6200 biglietti per andare ad assistere allo spettacolo del 22 marzo al Crocus City Hall.
 
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