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La sindrome del bambino scosso: quando il pianto fa perdere la pazienza

La sindrome del bambino scosso: quando il pianto fa perdere la pazienza

sindrome del bambino scosso - SBS
  • Alessia Seminara
  • 4 Gennaio 2025
  • Criminologia
  • 5 minuti
  • 9 Gennaio 2025

La sindrome del bambino scosso (SBS) e i danni neurologici

Tra le diverse forme di abuso su minori e maltrattamento infantile rientra anche la ben nota sindrome del bambino scosso. Conosciuta anche come Shaken Baby Syndrome o SBS, si tratta di una gravissima forma di abuso ai danni del piccolo.

Una vera e propria tragedia, spesso causata dal pianto inconsolabile di un bambino. Il genitore, o l’adulto che se ne prende cura, scuote violentemente il minore, causandogli danni anche irreversibili. La sindrome del bambino scosso è molto complessa, e mette insieme aspetti psicologici, medici, ma anche tipici della criminologia. Infatti, l’adulto che commette il fatto potrebbe essere accusato di maltrattamento infantile e rischia la reclusione: si tratta di un vero e proprio crimine.

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Sindrome del bambino scosso, cos’è la SBS

La sindrome del bambino scosso si manifesta quando un adulto, di solito un genitore, causa dei danni cerebrali al bambino o al neonato.
L’abuso su minori, nel caso della SBS, prevede che il minore venga scosso con una violenza tale che potrebbe riportare anche in trauma cranico abusivo. Lo scuotimento causa infatti movimenti bruschi del capo, che possono portare a danni anche irreversibili a livello del cervello. In alcuni casi, purtroppo, questa forma di maltrattamento causa la morte del bambino.

La particolarità della Shaken Baby Syndrome (SBS) è la voglia deliberata di infliggere un danno al minore. In questo, ovviamente, si differenzia dai casi in cui il bambino riceve un danno non intenzionale. Sebbene, purtroppo, siano spesso i genitori a causare il danno, lo scuotimento può avvenire anche per mano di altre persone, incluso baby sitter o tutori.

Shaken Baby Syindrome e autori di maltrattamento infantile

La letteratura ha permesso di evidenziare, quando si parla di sindrome del bambino scosso, come spesso il sesso maschile sia più coinvolto.
Il che significa che, di solito, a compiere l’atto lesivo nei confronti del minore è il padre del piccolo (o comunque il compagno della madre). Tuttavia, non mancano i casi in cui sia la madre a perpetrare i danni al bambino.

Una costante è comunque comune: dietro la SBS si nascondono vissuti particolarmente frustranti. Spesso, il doversi prendere cura di un bambino molto piccolo, unitamente a difficoltà di tipo personale o economico, causa la sindrome del bambino scosso.
Molto spesso, gli episodi di abuso su minore legati alla SBS si verificano comunque in famiglie particolarmente svantaggiate. Il pianto del piccolo o della piccola causa una perdita della pazienza e, per ignoranza, si tende a scuotere il minore violentemente. In questo modo, si cerca di fermare il suo pianto.

Non di rado, comunque, i genitori o gli adulti che si macchiano di questa gravissima colpa hanno alle spalle un passato costellato di abusi.

SBS: lo studio

Molto interessante, per identificare in modo preventivo i possibili criminali potenzialmente legati alla sindrome del bambino scosso, un recente studio. La ricerca, ad opera di Terre des Hommes, ha messo in evidenza che, su 10 casi di SBS, ben 7 coinvolgono nuclei familiari problematici.
In sostanza, i casi sono più frequenti in bambini con genitori violenti, o legati al crimine, o ancora, con vissuti di dipendenza o patologie psichiche.

Questo studio si rivela fondamentale ai fini preventivi, in quanto le famiglie problematiche dovrebbero essere segnalate ai Servizi Sociali. I quali, come vedremo successivamente in un paragrafo dedicato, potrebbero anche organizzare delle visite domiciliari preventive. In questo modo, alcuni casi di sindrome del bambino scosso si potrebbero prevenire o bloccare sul nascere.

Trauma cranico abusivo nella sindrome del bambino scosso: i segnali

Una delle conseguenze della sindrome del bambino scosso è il cosiddetto trauma cranico abusivo. Il bambino che ne è vittima, di solito un piccolo di poche settimane, riporta traumi gravi a causa del violento scuotimento al quale è sottoposto.

Dato che, molto frequentemente, le vittime hanno da poche settimane fino a sei mesi di vita, non possiedono ancora il controllo del capo. Per tale ragione, ci sono diversi segnali che possono far sospettare SBS.

Innanzitutto, l’edema cerebrale: se il bambino viene scosso violentemente, potrebbe manifestare accumuli di liquido al cervello. La conseguenza è l’impedimento del normale flusso sanguigno e la mancanza di ossigeno a livello cerebrale.

Altro segno tipico della sindrome del bambino scosso riguarda il possibile ematoma subdurale. A livello delle meningi, cioè, si cumulano versamenti di sangue.
I bambini vittime di queste forme di maltrattamento, talvolta, presentano anche emorragie retiniche.

Ma non è sempre facile identificare le vittime della SBS. Spesso, i sintomi sono generici, e la diagnosi può essere tardiva. Dietro un piccolo con difficoltà di suzione o linguaggio, disturbi nel comportamento o nel sonno, inappetenza o vomito, frequentemente si nasconde una vittima.
La diagnosi tempestiva, eppure, è fondamentale: la sindrome del bambino scosso può infatti causare paralisi cerebrali, perdita della vista e, nei casi più gravi, morte.

Maltrattamento infantile e abuso su minori: cosa dice la legge

Per fortuna, la normativa prevede degli strumenti per evitare la sindrome del bambino scosso e ogni forma di maltrattamento infantile.

Oltre ai percorsi di sensibilizzazione e di sostegno alla genitorialità per prevenire i casi di SBS, risulta indispensabile il ruolo dei servizi sociali.
Al fine di prevenire la sindrome, l’OMS ha previsto infatti che i Servizi Sociali, sulla base di segnalazioni da parte di scuola, sanitari o altre figure, intervengano a 360° per tutelare i piccoli.

Innanzitutto, dopo la segnalazione devono effettuare le opportune verifiche a livello familiare. In caso di maltrattamento infantile o abuso su minori, i Servizi Sociali hanno l’obbligo di denuncia.
Anche il cosiddetto home visiting preventivo è fondamentale. Nel caso di famiglie particolarmente a rischio, le visite domiciliari vanno cioè svolte ancor prima di eventuali segnalazioni.

Ricordiamo, infine, che la legge tutela i minori e punisce sia l’abuso di mezzi correttivi, sia il reato di maltrattamento in famiglia. Le punizioni sono quelle presentate all’interno del Codice Penale, agli art. 571 e 572.

In caso di maltrattamenti, la pena detentiva è variabile, e va da un minimo di 2 – 6 anni per i casi meno gravi. In presenza di lesioni gravi, passa dai 4 ai 9 anni, che diventano 7 – 15 per lesioni gravissime. Infine, in caso di decesso, si va dai 12 ai 24 anni di reclusione.

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Alessia Seminara
Copywriter e web editor. Dopo la formazione universitaria, ho deciso di intraprendere vari percorsi formativi che mi hanno consentito di iniziare a lavorare per il web. Collaboro con diverse testate giornalistiche online e mi occupo di copy e scrittura per vari siti web.
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