Stipendio docenti: precari e supplenti lo aspettano da mesi
Il problema dello stipendio docenti è in questo periodo al centro dell’ attenzione. Un vasto numero di insegnanti supplenti e precari sono ancora in attesa che arrivi. Come si è creato questo disagio? Cosa dicono MIUR e sindacati a proposito?
Cerchiamo di analizzare insieme la situazione al meglio.
Come affrontano i sindacati il problema stipendio docenti
Per affrontare e il problema del mancato stipendio docenti, i sindacati hanno avuto degli incontri con il MIUR. Supplenti e docenti precari sono infatti in una situazione di crisi. Da molti mesi stanno aspettando un salario che continua a non arrivare.
La richiesta principale mossa dai sindacati al Ministero dell’Istruzione è a riguardo della semplificazione degli aspetti amministrativi legata a contratti e stipendi dei docenti.
La Federazione Lavoratori della Conoscenza (FLC CGIL) reputa l’accaduto inaccettabile scendendo in campo in prima persona.
Il concetto su cui si fonda l’argomentazione è che supplenti e precari, se non retribuiti in tempo hanno a che fare con due diversi danni:
- la mancata ricezione del salario in tempi equi e consoni;
- l’impossibilità di accesso all’indennità di disoccupazione.
L’appello è stato accolto e il prossimo incontro per discuterne fissato. Ad ogni modo ad oggi risposte definitive sono ancora in attesa.
Comunicato stampa Federazione Lavoratori della Conoscenza
Riportiamo qui di seguito per conoscenza il comunicato stampa diramato a luglio dalla FLC CGIL:
“Al momento, lo stato insolvenza perdura per un numero importante di contratti e questo sta producendo, come per tutto lo scorso anno scolastico, una grave disagio per i supplenti che, se non retribuiti in tempo, non solo subiscono il danno della mancata ricezione dello stipendio, ma anche quello di non poter accedere all’indennità di disoccupazione (naspi) e di conseguenza ad altre forme di sostegno al reddito come il bonus di 200 euro.”
“Va definitivamente risolta la mancata interlocuzione con il sistema NoiPa del MEF, sia nell’interesse dei lavoratori, che per una piena e soddisfacente funzionalità dell’amministrazione stessa. Inoltre a questa data nulla si sa delle sorti dei circa 70.000 precari sui cosiddetti posti Covid licenziati al termine delle lezioni, sui quali è calata un’inspiegabile cappa di silenzio mentre sappiamo che la scuola, adesso come non mai, avrebbe bisogno di essere rafforzata soprattutto nel numero di docenti, educatori ed Ata che vi lavorano per continuare a garantire le norme di sicurezza di contrasto al Covid”.
“Il contagio da Covid (purtroppo in ripresa) e l’accoglienza doverosa dei bambini in età scolare provenienti da scenari di guerra, costringerà le scuole anche per il prossimo anno scolastico ad un carico di lavoro gravoso. Il Ministero non sembra preoccuparsene anzi, quasi avverte una sorta di fastidio rispetto alle ripetute richieste avanzate dal sindacato di aprire un confronto per condividere tempi e modalità sulle misure da mettere subito in campo per dare serenità alle scuole e alle famiglie in previsione della ripresa delle lezioni“.
Come difendersi dal mancato stipendio docenti tramite diffida
Il mancato pagamento dello stipendio è un’inadempienza grave da parte del datore di lavoro. Il dipendente ha infatti diritto a:
- riconoscimento dei diritti;
- risarcimento dei danni legati al ritardo medesimo.
In via di tutela del mancato stipendio chi è precario può inviare una diffida di pagamento:
- all’istituto presso cui lavora;
- al MIUR.
Tale diffida interrompe la prescrizione e mette in mora il debitore obbligandolo a liquidare anche gli interessi. I moduli sono scaricabili online. Il modello, una volta compilato e firmato, dovrà poi essere inviato tramite PEC o raccomandata.
Stipendio docenti: un problema italiano
In linea generale il problema dello stipendio docenti è sempre esistito sul suolo italiano. È infatti tra i più bassi d’Europa.
Una ricerca condotta da Eurydice, organo europeo di informazione sull’istruzione, ha riportato dati preoccupanti:
- i docenti italiani guadagnano meno rispetto gli altri d’Europa;
- l’aumento del salario è un procedimento etremamente lento;
- solo dopo aver lavorato per 35 anni si può raggiungere il massimo consentito. Se si raggiunge questo traguardo si ha a disposizione il 50% in più dei primi stipendi.
Ad ogni modo questi dati riportano le reali difficoltà per un insegnante di ottenere uno stipendio adeguato. Anche il tempo per progredire necessario è troppo alto. Per questo motivo in Italia solo un docente su 10 è soddisfatto del proprio salario.
Mondo scuola: il problema dell’inflazione
- inflazione in aumento:
- blocco del rinnovo del contratto.