Screenshot: possono essere una prova documentale?
Lo screenshot è un’ immagine, o una porzione della stessa, che rappresenta ciò che è visualizzato sullo schermo proveniente da un prodotto digitale (computer, tablet o smartphone) in un determinato attimo.
Ma la stampa di una schermata può valere anche come prova in un processo? Analizziamo insieme.
Che cos’è uno screenshot legalmente parlando?
Uno screenshot è definito dall’Enciclopedia Treccani come “schermata o porzione di immagine copiata dallo schermo di un computer, un tablet, di uno smartphone, catturata da un software”. Stiamo dunque parlando di una registrazione in forma digitale dell’oggetto compreso all’interno di una schermata, immortalato da un software. Riproduzioni meccaniche e quindi copie di contenuti informatici archiviati nel proprio dispositivo, che formano piena prova dei fatti (art.27122 c.c.)
Che valore legale ha uno screenshot in quanto prova?
La maggior parte delle comunicazioni odierne avvengono tramite smartphone, tablet e computer. Essendo di alto utilizzo da parte della maggior parte della popolazione, spesso è proprio al loro interno che si possono trovare prove di eventuali illeciti. Nel corso di un processo civile o penale si possono utilizzare nell’accertamento di illecito commesso gli screenshot, in quanto valevoli come prova documentale. Lo screenshot vale come prova dell’illecito subito ed è utilizzabile dalla Corte in giudizio processuale. Il valore probatorio è confermato sia dal Codice dell’ Amministrazione Digitale 82/2005 sia dalle più recenti norme in materia.
La Cassazione stessa ha ufficialmente confermato la sentenza, dopo essere stata più volte interrogata per risolvere il quesito riguardante conversazioni avvenute tramite chat. Dal momento che WhatsApp o Messanger, i sistemi di messaggistica istantanea più utilizzati, non possono essere esportati su file conformi, lo screenshot diventa l’unica possibilità di attestare l’avvenimento del fatto.
Certamente nasce di conseguenza il quesito sull’originalità della prova o sulla plausibile imitazione e falsificazione della stessa tramite software specifici. Per risolvere questo quesito dobbiamo specificare la differenziazione tra processo civile e processo penale.
Valore probatorio in caso di processo civile
Durante un processo civile vige il principio di tipicità della prova ovvero le prove utilizzabili sono solamente quelle elencate legalmente dalle norme previste. In caso di prove documentali sono le scritture private e gli atti pubblici. Le altre argomentazioni che si possono portare avanti vengono dette “atipiche” e sono valutate a discapito del giudice.
Come abbiamo precedentemente spiegato, gli screenshot rientrano nella categoria riproduzioni meccaniche ai sensi dell’ articolo 2721 del Codice Civile. E ogni riproduzione meccanica di fatti e di cose costituisce piena prova dei fatti e delle cose rappresentate a meno che vengano contestate e disconosciute, in quanto non rappresentanti la verità, dalla controparte.
Per poter però contestare non è sufficiente una mera opposizione. È fondamentale che ci siano chiare circostanze ed elementi allegati che attestino la veridicità della non corrispondenza tra riproduzione meccanica e realtà fattuale. Una volta insinuato il dubbio nel giudice sulla genuinità della prova, sarà compito dell’ avvocato difensore dimostrare che lo screenshot ha subito delle alterazioni informatiche. Tramite l’indagine e l’attestazione di un perito esperto in materia si può estrapolare la schermata dalla rete e dimostrarne la non conformità. Un altro elemento a favore della controparte può essere la collocazione temporale dello screenshot, ovvero verifica della data e dell’ orario di realizzazione.
Valore probatorio in caso di processo penale
La Cassazione ha deciso che durante un processo civile non è norma considerare la tipicità della prova. La valutazione delle documentazioni, tra cui gli screenshot, sono a discapito del giudice. In caso di procedura penale la procedura è più semplice: lo screenshot vale come prova legale, a prescindere dall’autenticazione e dalla certificazione. È il giudice a valutarne liberamente la veridicità.
In base al art 234 c.p.p. la norma che si applica agli screenshot in sede penale consente “l’ acquisizione di scritti o di altri documenti che rappresentano fatti, persone o cose mediante la fotografia, la cinematografia, la fonografia o qualsiasi altro mezzo.” Il documento dunque tiene in considerazione quattro elementi quali il fatto, la rappresentazione, l’incorporamento e la base materiale. E conferma la legittimità dell’acquisizione in quanto prova di screenshot, appartenendo all’ambito fotografia e non essendoci alcuna imposizione da parte di chi lo produce, adempimenti particolari.
È anche necessario ricordare che le prove provenienti da forme di messaggistica istantanea o similari, possono essere tenute in considerazione, ritenute affidabili e attendibili solo se si può verificare la registrazione al portale e la provenienza delle conversazioni.
Nel 2018 la Corte si è espressa a riguardo delle chat che avvengono tramite strumenti informatici. La decisone presa ha approvato il valore della prova riportata tramite una fotografia sullo schermo da uno smartphone, tablet o computer. Sono infatti una forma di memorizzazione di un fatto storico e di conseguenza, utilizzabili in sede di processo. Nel 2021 la Corte ha rimarcato la legittimità dell’utilizzo, in quanto documento probatorio, di uno screenshot di una pagina di un social network da un mezzo elettronico sul quale è visibile.
Dopo questa attenta analisi possiamo dunque confermare che si, lo screenshot è valido come prova utilizzabile in giudizio!