Ricercatori italiani tra i destinatari dei finanziamenti UE per la ricerca
L’UE ha assegnato una quota pari a 544 milioni a 218 ricercatori, di cui 21 sono ricercatori italiani.
Analizziamo la situazione al meglio insieme!
Indice
Finanziamenti ai ricercatori italiani
L’ERC, acronimo per il Consiglio Europeo della Ricerca, ha assegnati 544 milioni di euro a 218 ricercatori europei. I 14 progetti finanziati in Italia riguardano settori scientifici molto diversi. I ricercatori sono impegnati in:
- nanotecnologie: nuovi metodi per progettare e costruire materiali su scala nanometrica;
- ricerche su eccezioni della matematica;
- comprensione dell’invecchiamento;
- segreti del coenzima Q, utilizzato soprattutto in cosmesi;
- capacità delle piante di pianificare le azioni,
- erosione del tessuto connettivo come possibile causa dell’invecchiamento degli organi;
- altri settori di frontiera.
I ricercatori italiani che possono godere di tale privilegio sono ben 21.
L’Italia risulta essere terzo nella classifica per nazionalità. Scende al sesto posto se si considerano i 14 progetti ospitati nel nostro Paese.
Inoltre oltre due terzi (158) sono uomini e solo 60 le donne, senza però che figuri nessuna italiana
I finanziamenti sono stati vinti da:
- Università di Padova;
- Bocconi;
- Istituto Italiano di Tecnologia di Trieste;
- Università di Milano;
- Politecnico di Milano;
- Università di Trento;
- Roma Tor Vergata;
- Università di Pavia;
- Europea di Roma;
- Fondazione Toscana Life Sciences per un progetto sulle infezioni virali;
- Fondazione Telethon per le ricerca sui tumori.
Classifica nel resto del mondo
Nel resto del mondo i più premiati sono stati:
- Germania, con 37 vincitori;
- Regno Unito con 35 ricercatori;
- Francia con 32;
- Spagna;
- Israele;
- Italia: sesta in posizione con 12 vincitori.
Considerando invece la nazionalità dei ricercatori premiati:
- Germania: 36 vincitori;
- Francia: 32;
- Italia: terza con 21 ricercatori italiani.
Dei 218 vincitori, oltre due terzi (158) sono uomini e solo 60 le donne, nessuna delle quali italiana. Nonostante ciò il 2023 ha registrato il record di richieste presentate dalle donne. Il 23% delle 1.650 domande arrivate al il Consiglio Europeo della Ricerca.
I finanziamenti europei alle ricerche più innovative sono tra i più prestigiosi al mondo in campo scientifico. I cosiddetti Advanced Grants vengono assegnati a ricercatori affermati e con una consolidata esperienza internazionale.
Inoltre possono arrivare a 2,5 milioni di euro per ogni singolo progetto articolato al massimo in 5 anni.
Il finanziamento di 544 milioni di euro unisce insieme:
- 218 leader della ricerca;
- team di lavoro;
- studenti di dottorato;
- personale di ricerca.
Obiettivo comune: ampliare i confini della conoscenza, aprire nuovi orizzonti e costruire le basi per la crescita e la prosperità futura in Europa.
Ricercatori italiani: il problema dello stipendio
Uno studio, condotto dall’Università della California-Berkley, riporta che i ricercatori italiani guadagnano la metà rispetto ai professionisti europei.
“The Attractiveness of European Higher Education Systems: A Comparative of Faculty Remuneration and Career Paths” svela le differenze tra Paesi. Prendendo a campione Italia, Germania, Regno Unito e Francia. Queste nazioni infatti rappresentano” i mercati più ampi nel mondo accademico europeo.
Dallo studio è emerso che i ricercatori italiani guadagnano molto meno rispetto ai maggiori Paesi del continente.
Nel nostro Paese a inizio carriera si percepisce mediamente un salario di 28.256 euro. Procedendo, sempre in una posizione analoga:
- Regno Unito: stipendio da 49.168 euro;
- Francia: si arriva a 50.006 euro;
- Germania: migliora ulteriormente con un guadagno di 52.689 euro
La differenza che esiste tra l’Italia e gli altri Stati europei in ramo accademico è dunque evidente anche in via ufficiale. Ed insieme ad essa anche le diverse possibilità di carriera e di stipendio.
Il problema è stato messo in evidenza anche dagli stessi accademici, che si trovano spesso costretti a trovare lavoro al di fuori del nostro Paese.
La difficoltà nel fare carriera in Italia
Un’altra problematica attuale per i ricercatori italiani è la difficoltà nel fare carriera in Italia. Oltre allo stipendio più basso rispetto alla media europea, è questa la causa della cosiddetta “fuga di cervelli“.
Il percorso è così lungo, tortuoso e fatto di sacrifici che spesso non si concretizza nemmeno.
Anche facendo carriera lo stipendio continua a rimanere molto basso:
- Italia: si guadagnano 40.998 euro;
- Francia: 44.522 euro;
- Regno: 69.385 euro;
- Germania: tra i 69.328 euro in Baviera e i 70.333 euro in Renania.
Chi riesce a diventare professore ordinario invece percepisce:
- Italia: circa 56.335 euro;
- Francia: in media 57.178 euro.
- Renania: media di 74.838 euro;
- Baviera: di 82.627 euro;
- Gran Bretagna: circa 91.973 euro.
I numeri evidenziano una differenza netta negli stipendi, a partire dai ricercatori arrivando ai professori.
A peggiorare la situazione degli stipendi dei ricercatori italiani intervengono due grandi problemi ancora non risolti dallo Stato. Stiamo parlando dell’alta tassazione e il mancato adeguamento rispetto alle varie situazioni familiari.
Infatti in Italia non esiste una maggiorazione in caso di figli a carico nè viene considerata la spesa differente tra diverse città. Nel resto d’Europa i giovani possono accedere a queste agevolazioni. E grazie a ciò vedono una netta crescita di studenti. Ad esempio in Germania il mondo accademico ha visto una crescita del 7% tra gli under 40. In Italia la stessa fascia d’età negli ultimi anno è diminuita del 28%.
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Scritto da
Sara Elia
Copywriter, content creator & SEO specialist freelance.
Turin based, London lover.
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