Reati ambientali: 5 cose da sapere
Reati ambientali ed ecomafie. Facciamo il punto della situazione per cercare di comprendere come una più specifica disciplina per i reati contro l’ambiente, abbia permesso di combattere, almeno in parte, le ecomafie.
Reati ambientali, cosa sono?
Sono i reati ambientali, vale a dire ogni tipo di delitto commesso contro
- acque o aria, o porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo;
- un ecosistema, la biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna”, così come riportato nel Codice Penale (Libro II, Titolo VI bis)
Quali sono gli Reati ambientali
Inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento di controllo, omessa bonifica. Queste le cinque nuove fattispecie introdotte dalla legge del 2015.
Cosa prevede la disciplina
Nel 2015, dopo più di venti anni di attesa, estenuanti lotte, e svariati danni incalcolabili all’ambiente, l’italia, recependo la direttiva 2008/99/CE sulla tutela ambientale, ha approvato la legge n.68 del 22 maggio. Alla base, una politica di prevenzione e di deterrenza. Ecco i punti salienti.
Associazioni contro l’ambiente. Specifiche aggravanti sono previste nel caso in cui i reati in questione siano commessi, non dal singolo, ma in forma associativa.
Confisca. Nel caso di condanna o patteggiamento, il giudice ordina la confisca dei beni che siano profitto del reato. La confisca non sarà disposta quando l’imputato abbia provveduto alla messa in sicurezza dei luoghi o alla relativa bonifica.
Procuratore antimafia. Il procuratore della Repubblica che procede per tali delitti, dà notizia dell’indagine all’Agenzia delle Entrate e al Procuratore Nazionale Antimafia.
Ravvedimento operoso. È una sorta di giustizia di riparazione. Per le contravvenzioni meno gravi, sarà possibile una diminuzione della pena nel caso in cui l’autore dell’ illecito proceda alla bonifica, alla messa in sicurezza o al ripristino dello stato dei luoghi prima dell’apertura del procedimento.
Risultati prodotti
In due anni, dall’entrata in vigore della legge ad oggi, è calata la percentuale di reati ambientali (- 7%) e si è riuscito ad arrecare qualche danno, soprattutto in termini ecomomici, alle ecomafie (- 32 % di fatturato), ovvero quei settori della criminalità organizzata che concentrano i loro affari nel traffico e nello smaltimento illecito di rifiuti, oltre che nell’abusivismo edilizio.
Diamo i numeri … In senso buono ovviamente. E Legambiente ci fornisce qualche dato. Dal 2015 ad oggi, la legge n.68 ha permesso di sanzionare 574 reati ambientali a fronte di 1215 controlli effettuati, denunciare 971 persone fisiche e 43 aziende, porre sotto sequestro 133 beni (per un valore che si aggira intorno ai 15 milioni di euro), emettere 18 ordinanze di custodia cautelare.
La medaglia…
La nota positiva è che questa legge pone l’Italia in una posizione di vantaggio rispetto al resto d’Europa grazie alla configurazione di nuovi reati, sanzioni più aspre e termini di prescrizione raddoppiati.
…e il suo rovescio
Ma quello che c’è scritto tra le righe è che sono punibili solo i reati cosiddetti ‘abusivi’: ergo, le azioni autorizzate anche se provocano gravi danni certificati, non possono essere punite!
È il caso di dire, fatta la legge trovato l’inganno.