Quota 96: proposta di ripristino per il prepensionamento dei docenti
Quota 96 è un sistema pensionistico anticipato che si rivolge ad alcune categorie di lavoratori e permette il ritiro a 60 anni con 36 di contributi o 61 anni e 35 di contributi in base a specifici canoni.
Ma ora cosa è cambiato? Analizziamo Quota 96 insieme.
Un po’ di storia
La Quota 96 è una forma di prepensionamento dedicato a determinate categorie di lavoratori, nello specifico docenti di scuola pubblica. Questo provvedimento contemplava la possibilità di accesso alla pensione calcolando la somma tra età anagrafica ed anni di esperienza lavorativa.
Questo sistema, in base alla regola detto “Quota 96” è stato reso invalido dalla Legge Fornero del 2011, che ha anche fissato il passaggio definitivo dal sistema retributivo a quello contributivo.
Da allora si sono create un vasto numero di polemiche e varie ipotesi per ripristinare questo sistema di pensionamento anticipato per la categoria insegnante. Gergalmente parlando, Quota 96 sta anche ad indicare coloro che non hanno potuto accedere a questa forma di pensionamento, nonostante ne avessero i requisiti adeguati, proprio per via della riforma Fornero.
Come funziona Quota 96 in ambito scolastico
L’ universo scuola è particolarmente attento al discorso riforma pensionistica 2022. L’ Anief dichiara che il ruolo del docente è tra i più complicati in ambito lavorativo e da tempo combatte per il ripristino della formula prepensionistica abolita dalla Legge Fornero. Di recente è stata revisionatala lista dei lavori usuranti predisposta dalla Commissione Governativa: maestri ed educatori rientrano nella categoria lavori gravosi, ma non gli insegnanti.
Ciò preclude l’uscita anticipata prevista da Ape Sociale, ovvero il pagamento di un’indennità da parte dello Stato erogata dall’INPS a lavoratori con un’anzianità contributiva di 30 anni e che abbia compiuto almeno 63 anni.
Quota 96 per gli insegnanti
Marcello Pacifico, presidente dell’Anief ( Associazione nazionale Insegnanti e Formatori) si batte in supporto del corpo scolastico e della figura di insegnante anche e soprattutto sul fronte pensionistico. Il sindacato richiede la reintroduzione della Quota 96 per in generale tutti i lavoratori della scuola. Quindi non solo, come è previsto, quelli di scuola primaria o dell’infanzia compreso il personale ATA, ovvero amministrativo tecnico e ausiliario degli istituti e scuole di istruzione primaria e secondaria, delle istituzioni educative e degli istituti e scuole speciali statali.
In Italia l’età media del corpo docente è di 54 anni, con un primato di anzianità in Europa. L’Anief chiede che inizi un ricambio generazionale di insegnanti, per consentire sia il ritiro a lavoratori ormai esperti sia la possibilità ai giovani di intraprendere la propria carriera utilizzando i metodi d’insegnamento più all’avanguardia. Ma non solo! Perché ciò avvenga è necessario ripristinare l’ormai abolita Quota 96 per favorire il ricambio e consentire il prepensionamento ai lavoratori della scuola. Ed è anche necessario porre particolare attenzione allo scongiurarsi del ritorno della Legge Fornero in versione integrale. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief dunque indica una soluzione percorribile per avviare il problema con la reintroduzione della Quota 96. In questo modo il ritiro dalla docenza scolastica sarebbe a 60 anni con 36 di contributi versati o a 61 con 35.
Queste le sue parole: “ Non si può obbligare a rimanere fino a 67 anni anche chi è sfinito e chiede solo di vedere materializzarsi un diritto. Stiamo assistendo ad una evidente ingiustizia che si somma a quella del mancato riconoscimento della sindrome di burnout e al non adeguamento stipendiale ai rischi biologici che comporta la professione. Negare delle forme di prepensionamento alla categoria scolastica significa poi caricare il sistema sanitario nazionale, perché risulta alta al percentuale di docenti e Ata attorno ai 60 anni con patologie legate allo stress da lavoro correlato”.
Pensioni 2022: un quadro generale
Martedì 26 ottobre 2021 si sono riuniti Draghi, Cgil (la Confederazione Generale Italiana del Lavoro), Cisl (Confederazione Italiana Sindacato Lavoratori) e Uil (Unione Italiana del Lavoro) per disquisire a proposito di pensioni. Anche la possibilità di ripristino di Quota 96, dedicata al prepensionamento dei docenti di scuola pubblica è stata presa in consideraizone. Le riforme di cui si è discusso erano a riguardo il potenziamento dell’Ape Sociale, la proroga di Opzione Donna e l’introduzione di un sistema flessibile in uscita.
Come risultato sul discorso pensioni si è ottenuto uno slittamento a dicembre e poi al prossimo anno. Per il momento confermate in Legge di Bilancio le misure finora previste. Draghi ha sottolineato quanto al momento attuale non esistano risorse o tempistiche necessari per una riforma delle pensione su larga scala.
L’esito dell’incontro ha quindi stabilito la mancanza di possibilità attuale di una riforma strutturale ma un’apertura al dialogo. Già fissate le date di incontri futuri sul tema con i rappresentanti sindacali. Un primo summit è previsto agli inizi di dicembre e il dialogo resterà aperto fino in primavera, quando in previsione si potrà stilare un progetto concordato di riforma pensionistica da inserire nella Legge Bilancio 2023.
Vedremo cosa succederà!