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Opzione donna: cosa cambierà alle pensioni nel 2022

Opzione donna: cosa cambierà alle pensioni nel 2022

Opzione donna
  • Sara Elia
  • 17 Dicembre 2021
  • Notizie giuridiche
  • 4 minuti

Opzione donna: cosa cambierà alle pensioni nel 2022

Il provvedimento Opzione Donna è un trattamento pensionistico creato a misura delle donne, che consente l’accesso ad un pensionamento anticipato nel caso in cui si soddisfino determinati requisiti.

Vediamo insieme cosa succederà quest’anno!

Indice
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Che cos’è Opzione Donna e quali sono i requisiti per accedervi

Nonostante l’età pensionabile di anzianità sia fissata a 67 anni, nello specifico per la donna, è stata creata quest’opzione pensionistica che ne consente l’accesso anticipato. L’adesione comporta la possibilità di ritirarsi prima del dovuto in caso di contributo pari o superiore ai 35 anni per un età anagrafica di 58 anni in caso di lavoratrice dipendente  o 59 in caso di lavoratrice autonoma (partita iva, imprenditrici ad esempio).  

Questa formula è un’ alternativa sia alla pensione anticipata, che si attiva a 41 anni con 10 mesi di contributi, sia a quella classica di vecchiaia (67 anni per 20 di contributi).

I requisiti a cui bisogna rispondere per accedervi sono:

  • l’iscrizione all’assicurazione generale obbligatoria;
  • l’adesione ai fondi esclusivi o sostitutivi (in base al settore pubblico, privato o autonomo);
  • il versamento di contributi dal 31 dicembre 1995;
  • il contributo a titoli versati o accreditati in favore dell’assicurata;
  • la cessazione del rapporto di lavoro in caso di dipendente (non è richiesto invece il termine dell’attività se in autonomia).
Le uniche escluse sono coloro che aderiscono alla gestione separata o chi vuole usare il contributo per perfezionare il requisito dei 35 anni. Ne hanno invece libero accesso sostanzialmente le lavoratrici di 58 anni, e quindi nate entro il 31 dicembre del 1962, se dipendenti e 59 anni, nate entro il 31 dicembre 1961, se autonome con 35 anni di contributi con termine vigente di presentazione della domanda entro il 28 febbraio.
 

Proroga fino al 2022

Nello schema che era stato elaborato dal Governo in ottobre, si era temuto per un innalzamento dell’età per poter accedere al servizio da 58/59 a 60/61 anni rispettivamente per lavoratrici dipendenti e autonome. Questa potenziale modifica di due anni ha alzato così tante polemiche da parte di alcuni partiti politici e sindacati, che alla fine si è optato per un riallargamento del requisito anagrafico in sede d’approvazione della Manovra in Parlamento.

La conferma definitiva è avvenuta e il provvedimento reinserito nella legge di Bilancio e prorogato con i medesimi requisiti fino al 2022. Opzione donna conferma e prevede dunque la possibilità pensionistica per le lavoratrici dipendenti a 58 anni e per quelle autonome a 59, in caso abbiano maturato 35 anni di contributi.

Cosa ci si perde?

L’assegno opzione donna è erogato dopo 12 o 18 mesi dalla maturazione dei requisiti in base se dipendente o autonoma, con una decurtazione sul totale di 20-30%, per via del passaggio al sistema di calcolo contributivo.

Importante infatti sottolineare che l’adesione a questa iniziativa causa il passaggio al calcolo della pensione con il metodo contributivo, unica modalità in cui verrà liquidata.

Urge inoltre ricordare quanto, purtroppo, andare in pensione prima dell’età attualmente in vigore, che è quella di 67 anni, comporti un grande sacrificio a livello economico, pesante soprattutto per la popolazione di reddito medio basso. Infatti, qualora si decida di andare in pensione prima del dovuto tramite opzione donna, deve tenere in considerazione la perdita del 20-25% dell’assegno totale che sarebbe maturato in caso di pensione “classica”.

Per questo motivo da quando è attiva questa opzione solo 33mila donne in totale hanno scelto quest’opzione: 21mila nel 2019  e 13.000 nel 2020.

 

Altre opzioni: Ape Rosa nel 2022

Opzione donna non è l’unica possibilità per uscire dal mondo del lavoro prima del tempo necessario. L ’Ape Rosa infatti è una valida alternativa per ridurre l’ Assegno di Pensione Anticipata (APE), tutt’oggi previsto per alcuni lavori di tipo gravoso redatti in base alla frequenza e gravità di infortuni e pesantezze di malattia provocata.


 L’Ape prevede la possibilità di ritirarsi a chi ha raggiunto la soglia dei 63 anni ottenendo un’indennità erogata dall’Inps stesso per 12 mesi non superiore a 1.500 € lordi. Questi i requisiti per accedervi:

  • disoccupazione con alle spalle 30 anni di contributi;
  • lavoratori con maturazione di 30 anni di contributi che assistono familiari con disabilità gravi di 1 o 2 livello o superiori al 74%;
  • lavoratori con maturazione di 36 anni di contributi che svolgono un lavoro di tipo pesante o gravoso;
  • lavoratrici madri con un contributo di 30/36 anni ridotto di un anno per ogni figlio.

Per le donne, la legge di Bilancio 2022 ha confermato la proroga di un anno nell’anticipo di pensione. Ciò significa che determinate categorie in difficoltà riceverà un assegno fino a quando non avrà maturato i requisiti per poter accedere al pensionamento.

Le categorie designate sono:

  • singoli cittadini lavoratori che assistono il coniuge, genitori o figli con un handicap;
  • disoccupati senza Naspi;
  • invalidi;
  • impegnati in lavori gravosi.

Le donne hanno una riduzione ulteriore dei tempi perché possono ottenere uno sconto sull’anzianità contributiva, che equivale a 63 anni di età e 30 di contributi, per ogni figlio.


Le premesse sono ottime, non possiamo che sperare che vengano mantenute e amplificate con il tempo.

 
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