Esterometro: cos'è e come funziona
Dichiarazioni, fatture, ricevute, esenzioni, reddito, spesometro, esterometro, e chi più ne ha, più ne metta. Il vocabolario del mondo del fisco può facilmente sembrare, agli occhi di chi non è esperto, un mare di termini vaghi, quasi ingannevoli, il cui significato non è mai del tutto chiaro. Questo senso di confusione un po’ generale, inoltre, non pare essere aiutato, in positivo, dal fatto che, in Italia, le leggi, e in generale le norme, relative alla condotta fiscale siano sempre in rapido mutamento. Si tratta di una procedura necessaria, ovvero quella di costante aggiornamento e modifica delle leggi. Tale procedura fa sì che il Paese rimanga aggiornato secondo le normative vigenti a livello europeo e mondiale. Ma ciò può facilmente avere come risultato quello di gettare nella confusione i membri del pubblico. In maniera particolare, possono risentirne i liberi professionisti, individui la cui attività fiscale è, del tutto o in parte, autogestita, almeno in buona parte dei casi.
Da una parte, lo Stato Italiano si sta impegnando, per quanto possibile a rendere la gestione delle attività di natura fiscale il più snella, rapida e semplice possibile. Il tutto entro i limiti delle tempistiche burocratiche, ed entro le possibilità che la Comunità Europea consente agli Stati membri, a livello nazionale e del singolo individuo. Dall’altro, però, spesso e volentieri si assiste a lamentele da parte della popolazione che viene toccata in misura maggiore da queste continue riforme, appunto i liberi professionisti, proprietari di attività di piccole, medie o grandi dimensioni che siano. Nonostante le difficoltà di comprensione, però, è importante mantenersi informati riguardo i cambiamenti relativi agli obblighi e ai diritti dei possessori di partita IVA. Si, è vero che a volte tali obblighi e diritti possano subire variazioni più o meno repentine, ma l’aggiornamento è un dovere di tutti gli interessati. Ciò ai fini di combattere l’illegalità e contribuire alla crescita economica del Paese.
Esterometro: come è nato e perché
Il caso dell’esterometro, pur non essendo particolarmente recente, rappresenta una di quelle variazioni, alla struttura della gestione delle attività fiscali in Italia, che ha cambiato in maniera abbastanza sostanziale un particolare tipo di tracciamento delle transazioni.
A seguito dell’introduzione, in Italia, delle fatture elettroniche, nel Gennaio del 2019, è stato anche introdotto l’obbligo di comunicare, da parte dei possessori di partita IVA, tutte le transazioni, da e verso i paesi diversi dall’Italia, che non siano state registrate mediante fattura elettronica. Tale processo è stato denominato, appunto, esterometro.
Vista la scomparsa di quello che veniva chiamato spesometro, con l’implementazione del sistema di fatturazione elettronico, si è reso necessario un nuovo metodo di monitoraggio delle transazioni transfrontaliere. Attenzione, però: non tutte le transazioni di questo tipo sono soggette all’obbligo di comunicazione tramite esterometro. Infatti, è anche possibile che tali attività siano dichiarate tramite utilizzo di fatture elettroniche (queste ultime, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, non sono riservate solo ed esclusivamente a movimenti tra attività commerciali registrate in Italia). Per quel che riguarda invece tutte quelle fatture verso l’estero non emesse elettronicamente, però, è necessario dichiararle attraverso questo strumento.
Quando compilare l’esterometro
L’esterometro ha scadenza trimestrale, il che significa che tutte le operazioni transfrontaliere effettuate durante il periodo degli ultimi tre mesi, vanno comunicate in occasione di esso. Ad esempio, tutte le attività fiscali effettuate da o verso un ricevente estero (e che, ricordiamo, non sono state registrate tramite emissione di fattura elettronica), nel periodo compreso tra Gennaio e Marzo, vanno dichiarate tramite comunicazione di esterometro ad Aprile (entro fine mese). Successivamente, quelle effettuate tra Aprile e Giugno, in occasione di quella di Luglio, e via dicendo. Queste scadenze possono subire delle variazioni, in occasioni straordinarie (come è successo ad esempio a inizio 2020, quando è stata spostata la scadenza di fine Aprile a fine Giugno, per far fronte alle esigenze emerse a causa dell’emergenza Coronavirus). Si consiglia di tenere monitorati i canali dell’Agenzia delle Entrate e le comunicazioni da essa provenienti per evitare brutte sorprese.
Chi deve servirsi di questo strumento?
Poiché si tratta di un sistema di monitoraggio del fisco esclusivamente italiano, sono obbligati a riportare tutte le transazioni verso l’estero solo ed esclusivamente le controparti commerciali registrate in Italia. Il detentore di partita IVA straniero, che riceve o invia denaro, non deve quindi dichiarare nulla all’Agenzia italiana. Ma, come ricordiamo, è necessario che la parte italiana della transazione, sia che essa riceva o che invii denaro, dichiari comunque l’attività tramite esterometro.