Autodeterminazione sanitaria: i diritti del paziente
Nelle ultime settimane, la Cassazione si è pronunciata in materia di autodeterminazione sanitaria, a seguito di diversi eventi che hanno portato alla luce problematiche serie legate alla mancata conoscenza di quelli che sono i reali diritti del paziente prima di un intervento o durante la scelta di un determinato percorso terapeutico. Nello specifico, è emerso che in alcuni casi i pazienti non vengono informati in maniera adeguata relativamente alle problematiche future che possono in qualche modo legarsi al tipo di trattamento al quale verranno sottoposti. La Cassazione, con la sentenza 19 settembre 2019, n. 23328, ha quindi stabilito che il classico “consenso informato”, che viene fatto firmare prima di ogni esame, intervento o terapia, non rappresenta un consenso validamente espresso.
Il diritto all’autodeterminazione
Sempre secondo la Cassazione, ogni paziente ha diritto all’autodeterminazione sanitaria. Ciò significa che ogni medico deve esporre in maniera esaustiva i vari processi di trattamento al quale il paziente verrà sottoposto. Si tratta di un vero e proprio diritto, che se violato può portare a serie conseguenze future:
- un notevole danno alla salute;
- una lesione del principio di autodeterminazione.
Se il paziente si limita a firmare il consenso informato, senza che il medico vada a spiegare nello specifico e dettagliatamente tutti i passaggi dell’invervento (o della terapia) e dei rischi ad esso legati, il diritto all’autodeterminazione può considerarsi violato e il paziente può agire per vie legali contro il medico colpevole di non averlo informato in maniera corretta.
L’importanza del “consenso informato”
Quando ci si sottopone ad un intervento, è obbligatorio firmare il consenso informato. Si tratta di un documento che attesta che il paziente è stato informato in maniera adeguata rispetto ai trattamenti ai quali verrà sottoposto. E’ fondamentale, però, che questo documento venga spiegato ed approfondito dal medico prima che il paziente apponga la sua firma. Questo è essenziale affinchè il paziente, con la sua firma, dimostri di dare il suo totale consenso. Nel caso in cui lo stesso debba sottoporsi a diverse operazioni, la firma del primo consenso non può essere estesa ai successivi, in quanto è necessaria l’attualità del consenso. Il linguaggio nel quale viene elaborato questo documento deve essere facilmente comprensibile dal firmatario e i rischi del trattamento devono essere ben esposti.
Volendo sintetizzare, affinchè il diritto di autodeterminazione non venga leso, è bene che il paziente venga informato su ogni dettaglio e venga quindi messo nella condizione di scegliere in totale consapevolezza.