Differenza tra reato permanente e continuato

 

Differenza tra reato permanente e continuato

 

Differenza tra reato permanente e reato continuato: l’analisi delle due figure


Quando in diritto si utilizzano i termini di reato permanente e reato continuato si fa riferimento alla consumazione del reato che rappresenta il momento culminante e finale dell’iter criminis.

Dalla consumazione, però, è opportuno tener distinta la perfezione, giacché è possibile parlare di reato perfetto laddove si realizzano tutti gli elementi strutturali mentre la consumazione del reato stesso fa riferimento al momento il cui l’offesa recata al bene giuridico da tutelare, raggiunge l’estensione massima. Pertanto, guardando alla consumazione, si distingue tra reato istantaneo, permanente, continuato o abituale.

“Il reato continuato”


Disciplinato dall’articolo 81, secondo comma del codice penale, il reato continuato si configura allorché un “viola una o più disposizioni di legge, con azioni diverse, per realizzare un medesimo disegno criminoso”. Quindi, per aversi reato continuato è necessaria la presenza di due o più azioni o omissioni, lo stesso disegno criminoso e una pluralità di violazioni di legge. Quanto alle azioni o alle omissioni, esse possono anche essere realizzate in tempi diversi non contigui ma devono rientrare all’interno della sfera dello stesso “disegno criminoso”, altrimenti ci troveremmo a parlare di concorso materiale e non di reato continuato. In dottrina, però, si dibatte se il reato continuato sia da considerarsi unico o se non si tratti, piuttosto, di una pluralità di reati. Secondo una dottrina maggioritaria, si tratterebbe di un “reato unico a certi fini plurimo”, soprattutto in riferimento ai quei casi in cui si ravvisi un favor rei. In ordine alla sanzione da comminare al reo, infine, il giudice deve guardare a quella idealmente pensata dal legislatore e non a quella concreta, valutata alla luce dell’art.133 c.p.

“Il reato permanente”


Quella del reato permanente, invece, è una fattispecie giuridica creata dalla giurisprudenza e attiene a un’offesa perpetrata nel tempo dall’agente, generata da condotte volontarie e, per l’appunto, persistenti. Quindi, il reato permanente consta di due momenti differenti, quello iniziale, in cui l’agente pone in essere tutti i fatti necessari alla realizzazione del reato e quello della continuazione, durante il quale il soggetto agente protrae la propria condotta illecita.

Esempi e differenze


Una prima differenza tra reato permanente e continuato potrebbe risiedere proprio nella durata. Se, infatti, il reato può dirsi continuato nell’ipotesi di più azioni destinate a porre in essere il medesimo reato, il reato permanente consiste in un’unica azione protratta nel tempo. Inoltre, un’altra differenza tra reato permanente e continuato, appare ravvisabile nella pluralità di azioni, reiterate poi nel tempo, come nel caso delle molestie familiari, ovvero nella prospettazione di un reato unico, come il sequestro di persona, benché all’interno di periodo di tempo anche piuttosto lungo.

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