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Copyright: prime cause contro l’intelligenza artificiale

Copyright: prime cause contro l’intelligenza artificiale

Copyright prime cause contro la intelligenza artificiale
  • Sara Elia
  • 2 Aprile 2023
  • Diritto informatico
  • 4 minuti
  • 21 Marzo 2024

Copyright: prime cause contro l’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale fa sentire minacciati. Sono infatti già sorte problematiche legali legati al copyright e al diritto d’autore.

Cerchiamo di capire al meglio la situazione insieme!

Indice
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Cause in atto contro l’intelligenza artificiale

In America sono state avviate delle cause legali contro delle aziende che si occupano di intelligenza artificiale. L’accusa è quella della violazione dei diritti d’autore di programmatori ed artisti. L’intelligenza artificiale sarebbe infatti di generare opere d’arte fin troppo simili allo stile di qualche autore. Stesso discorso per la categoria dei programmatori e la perfetta imitazione dei codici di programmazione.
 
Ma entriamo nello specifico. 
Stiamo infatti parlando di due specifici casi. Il primo è quello contro un popolare forum d’arte che ospita opere create dall’intelligenza artificiale. In base all’accusa le aziende AI di Midjourney, Stability AI e DeviantArt hanno violato il copyright. Molti artisti si sono infatti lamentati di aver trovato in rete molte imitazioni del proprio stile.
 
Le aziende, da parte loro, hanno risposto di non agire contro legge. Ma di imparare da grandi artisti e poi produrne di propri. Le aziende che hanno costruito questi modelli hanno infatti prima fatto raccolta di dati di artisti. E poi utilizzato algoritmi per addestrare il software a riprodurre testi, immagini e codici.
 
Il problema fondamentale sarebbe, in base alle fonti, non tanto l’imitazione dello stile quanto il precedente scraping. La ricerca di dati senza l’autorizzazione degli artisti significa uso improprio e non autorizzato.
 

L’arduo compito dei giudici 

Da questa controversia sull’ intelligenza artificiale emerge quanto la tutela dei diritti potenzialmente violati sia un tema controverso. E lo sarà sempre di più negli anni a venire, dato che l’utilizzo dei software è destinato ad aumentare.
Il fatto che un’intelligenza artificiale possa svolgere attività creative crea problemi di;
  • tutela del diritto d’autore;
  • decisione su chi sia il proprietario di immagini utilizzate dalle app;
  • titolarità dell’immagine generata.
Ai giudici spetta dunque un compito non semplice. La giurisprudenza avrà avrà grossi impatti sullo sviluppo della tecnologia. E, di conseguenza, sul suo utilizzo da parte di aziende e utenti. Gl stessi infatti rischieranno di essere di essere accusati di violazione di copyright ove utilizzino prodotti dell’AI generativa.  La decisione dei giudici sarà dunque decisiva. I tribunali hanno il compito di soppesare i potenziali danni e benefici di questo nuovo modo di utilizzare i contenuti. Forse per una vera e proprio risposta bisogna ancora attendere del tempo. Ovvero quando queste tecnologie saranno maggiormente implementate e sviluppate.
 
Per poter capire meglio la situazione è inoltre necessario comprendere come imparano e lavorano le intelligenze artificiali. Sono infatti generative perché in grado di creare contenuti che sembrano originali. E per farlo, utilizzano delle tecniche specifiche che vedremo meglio insieme.
 

Come funziona l’ intelligenza artificiale

Le intelligenze artificiali utilizzano la cosiddetta tecnica di scraping. Questa consiste nel raccogliere e memorizzare informazioni in rete per poi usarle quando e come l’utente lo richiede. Nello specifico:
  • attingono a dei database contenenti varie creazioni artistiche o dati;
  • estraggono le immagini dal web;
  • addestrano gli algoritmi a riconoscere schemi e relazioni in quelle immagini per poterne generare altre.
I creatori di strumenti artistici con AI di loro, sostengono che l’addestramento dei software si basi su database di informazioni raccolte online. Ma queste sarebbero messe a disposizione da aziende specializzate nel settore. E quindi il tutto sarebbe etico e legale.Le informazioni verrebbero dunque cedute in modo gratuita.
 
La dottrina del Fair Use, applicata in America ma non in Unione Europea, inoltre sostiene che:
  • l’utilizzo è lecito se avviene senza scopo di lucro;
  • gran parte dei dati sono effettivamente coperti da copyright;
  • l’utilità che deriva dal loro utilizzo per l’intera comunità supera i limiti imposti dalla tutela del diritto d’autore.
Non esistendo precedenti,  al momento non è chiaro in che direzione delibereranno le corti.
Ciò che è certo è che le AI non regolamentate potrebbero essere una vera minaccia per alcune categorie di lavoratori del settore creativo
 

Il futuro per i professionisti d’arte

La situazione, come abbiamo visto insieme, è complessa. Quello che di certo è urgente fare è creare dei software che tengano presente:
  • consenso degli artisti;
  • crediti eventuali;
  • remunerazione per l’utilizzo delle opere.
Se non si agisce in questo modo il rischio è di inondare il mercato con un numero illimitato di immagini contraffatte. E questo causerà danni permanenti al mercato dell’arte e ai professionisti stessi.
 
Bisogna anche considerare che le AI non memorizzano immagini ma rappresentazioni matematiche di modelli relativi. Crea quindi immagini ex novo, senza mettere insieme frame, in base alle richieste degli utenti.
Le immagini create restano però assimilabili ad opere di natura creativa. Si può quindi escludere che il diritto di copyright sarà mai attribuito all’AI stessa?
Legislativamente parlando la protezione del copyright viene elaborato in:
  • Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie ed artistiche;
  • Trattato WIPO (World Intellectual Property Organization
  • il trattato sui “Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights;
  • Direttiva 2001/29/CE (c.d. Direttiva Infosoc o Copyright) e la legge sul diritto d’autore italiana.
Tutte queste norme, rilette nel contesto attuale, fanno pensare che l’opera in questione possa essere considerata realizzata sia con l’ingegno umano sia tramite intelligenza artificiale.
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Sara Elia
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