Coltivare e attrarre talenti: il potere delle academy aziendali
Quando un’azienda decide di investire nella formazione dei suoi dipendenti ecco che nascono le academy aziendali. La storia di questi progetti inizia a ridosso della Grande Depressione e del giovedì nero, per la precisione appena un paio di anni prima. La prima impresa a istituirne una fu la General Motors nel 1927 a New York.
A seguire questo pioniere fu la General Electric diversi anni più tardi, nel 1955. Non la chiamò academy però bensì Corporate University. SI trattava di un’iniziativa volta ad erogare una formazione tecnica a tutti i dipendenti dell’azienda. La comparsa di diverse “accademie” però avvene solo a partire dal 1980.
Che cosa sono le academy aziendali
Innegabile però che il recruiter di fronte si possa trovare dei candidati con un’enorme potenziale, a cui basterebbe un po’ di formazione. E qui entrano in gioco le academy aziendali, con lo scopo di ampliare e approfondire le conoscenze del personale neoassunto (e non solo). Ciò che si impara naturalmente è incentrato sull’attività che andranno a svolgere.
Ogni academy una volta che viene costituita deve porsi degli obiettivi definiti e ben chiari. Questi chiaramente devono essere in linea con il pensiero aziendale e portare a un miglioramento della professionalità dei suoi impiegati. Come relatori e docenti di solito di coinvolgono anche professionisti esterni per lasciare spazio a nuovi spunti.
Questa speciale scuola chiaramente necessita di una sede fisica, anche se parte della formazione può essere erogata online attraverso una piattaforma. Raramente è all’interno degli spazi della sede centrale ma trova una collocazione vicina, anche se separata dalla vera area di lavoro.
Come si può organizzare una nuova accademia
Prima o poi diverse società sentono la necessità di pensare a delle academy aziendali, soprattutto quando è il momento di sostituire dei lavoratori che vanno in pensione. Oppure quando sul mercato faticano a trovare profili con sufficiente esperienza e decidono perciò di attirare talenti da plasmare ad hoc. Rispetto agli stage questi progetti risultano molto più efficaci.
Una volta appurato di avere le risorse necessarie per far partire l’accademia oltre che una visione chiara degli obiettivi, occorre organizzare la formazione. Il percorso che aspetta i nuovi arrivati va pianificato con cura, stabilendo gli strumenti didattici da utilizzare, gli orari e il calendario dei formatori. Oltre a stilare scadenze per sondare l’avanzamento del progetto.
Lo step più importante però per le academy aziendali è quello della selezione dei talenti che vi prenderanno parte. Per decidere i giusti profili occorre valutare diversi aspetti come le competenze già in possesso dei candidati e il loro desiderio di mettersi in gioco. Oltre alle capacità però VA considerato anche quanto bene ogni profilo si possa inserire a livello aziendale.
Considerato che ogni academy è un investimento conviene sfruttare eventuali possibilità di finanziamento per costruirle al meglio. Dopotutto si tratta di una Politica Attiva del lavoro che promuove l’occupazione a lungo termine.
Qualche esempio di academy aziendali
Per capire che risorsa possa rappresentare per un’impresa costituire un’accademia basta citare qualche modello da emulare. Aruba Academy è una di queste, organizzata in cinque livelli per farne uscire un lavoratore preparato e professionale. Si parte con una fase di inserimento per passare a corsi annuali e altri organizzati con cadenza regolare, educazione aziendale e addestramento digitale.
In linea con il settore in cui opera, Aruba ama definire il suo piano formativo con l’acronimo PEC. Per rendere accattivanti le academy aziendali del resto si ricorre spesso a strategie simili. La P significa preparazione, che si può svolgere in autonomia e online. La E sta per esperienza, e comprende esercitazioni e laboratori. La C è il consolidamento delle conoscenze apprese nel percorso.
Anche l’academy organizzata dall’azienda di automazione industriale Comau è un ottimo esempio. La sede principale è in Italia a Torino ma ormai si tratta di una realtà multinazionale che si dirama in 13 paesi. La prima volta che si tenne l’academy fu nel 2012 e in 21 anni di attività ha seguito decine di migliaia di giovani talenti.
Per organizzarla da sempre la Comau si affida a più di un’istituzione scolastica celebre, tra cui il Politecnico di Torino e quello di Milano. Accanto all’academy l’azienda collabora anche con dei percorsi di specializzazione post laurea relativi al mondo del digitale e alla programmazione.
Le figure coinvolte all’interno delle accademie
- Subject Matter Expert. Quando si elaborano i contenuti delle lezioni e i protocolli per le attività di laboratorio è necessario che ci sia un’opera di supervisione. Per questo serve un esperto che dia la propria approvazione ed eventualmente ridimensioni il corso o stabilisca cosa togliere/aggiungere.
- Learning Architect. Per le academy aziendali non servono solo contenuti appropriati ma strategie di insegnamento efficaci e innovative. Questo “architetto” progetta le esperienze didattiche, ma non si occupa direttamente dei contenuti limitandosi a organizzarli. Deve necessariamente avere ottime competenze dal punto di vista digitale.
- Formatore digitale. Durante la pandemia la necessità di erogare i corsi attraverso le piattaforme online e in modalità e-learning via via ha preso piede questa professione.
- Prosumer. Si tratta di una delle figure precedentemente coinvolte attivamente nella gestione dell’academy che però poi si reca in aula come i studente. Il suo ruolo è verificare che quanto progettato funzioni bene, anzi a sua volta mira a formarsi sfruttando il lavoro costruito. Il termine indica infatti chi è sia produttore che fruitore di un servizio o prodotto.