Circonvenzione di incapace: cosa prevede il codice penale
Gli odierni casi di cronaca parlano spesso di circonvenzione di incapace, un vero e proprio reato contemplato all’interno del Codice Penale. Quando un soggetto induce un’altra persona, inferma o in condizione di deficienza psichica, ad un atto, e se questo atto causa danno economico, siamo di fronte a tale reato.
In questa guida ne approfondiremo ogni dettaglio. Scopriremo infatti quando si configura questo reato, quali sono gli elementi che non possono mancare e quali tutele esistono per le vittime.
Cos’è la circonvenzione di incapace
Come abbiamo accennato in apertura, la circonvenzione di incapace è un reato, previsto all’Art. 643 del Codice Penale. Si parla di questo reato quando un soggetto in stato di infermità viene indotto a compiere un atto da un’altra persona. L’atto causa al soggetto in stato di incapacità un danno (o il rischio che tale danno possa realizzarsi).
Perché si possa parlare di reato di circonvenzione di incapace, devono presentarsi diversi elementi.
Innanzitutto, il soggetto attivo che compie il reato, e il soggetto passivo, ossia colui o colei che versa in stato di infermità (anche psichica).
Attenzione a quest’ultimo dettaglio dato che, perché si configuri il reato, l’infermità può anche essere temporanea. Non deve cioè essere necessariamente irreversibile e non occorre un accertamento, né un procedimento di interdizione.
Nell’ambito del reato possiamo distinguere sia l’evento, ossia l’atto compiuto dal soggetto passivo, sia la condotta. Con questo termine intendiamo l’azione del soggetto attivo, che induce il passivo all’atto che potrebbe arrecare danno patrimoniale.
Il reato sussiste quando il soggetto attivo induce la vittima a compiere l’atto per procurare un vantaggio per se stesso. Tuttavia, si configura anche nel momento in cui il vantaggio interessa soggetti terzi, e non il soggetto attivo.
Circonvenzione di incapace, prova affinché sussista reato
Come abbiamo appena accennato, affinché si possa parlare di reato di circonvenzione di incapace non è necessario che la vittima sia in stato di infermità irreversibile.
Recentemente, la II Sezione Penale della Corte di cassazione, con la sentenza n. 480/2024, ha chiarito ulteriormente questo aspetto.
Perché si venga a configurare la circonvenzione di incapace, non serve che la vittima sia incapace di intendere e di volere.
Qualunque alterazione del suo stato psichico, infatti, può far sì che si configuri il reato. Basta un’alterazione capace di affievolirne le capacità critiche, un affievolimento di cui il soggetto attivo potrebbe profittare.
L’incapacità parziale
Il reato di circonvenzione di incapace si configura nel momento in cui il soggetto attivo è conscio delle condizioni di infermità o deficienza psichica del soggetto passivo. Questo è un aspetto fondamentale, senza il quale non si configura questo tipo di reato.
Il soggetto attivo deve cioè compiere un abuso relativo alla condizione del soggetto passivo. Soggetto che viene indotto a compiere un atto lesivo per il proprio patrimonio. E non è necessario che la deficienza psichica rientri in condizioni psicopatologiche gravi. In questo senso, si può parlare di incapacità parziale.
Anche condizioni non patologiche, infatti, possono indurre comunque all’atto. Un soggetto passivo suggestionabile o fragile, anche in assenza di patologia, può essere vittima di circonvenzione di incapace.
Anche l’età avanzata, inoltre, rientra tra le possibili cause che possono indurre all’atto.
Aggravanti, pena e tutele per le vittime
In merito al reato di circonvenzione di incapace, non sono previste aggravanti specifiche. Si possono però, eventualmente, applicare quelle generiche.
Allo stesso modo, non ci sono attenuanti specifiche previste dalla legge.
Ovviamente, il reato può configurarsi insieme ad altri. Frequentemente la circonvenzione di incapace si verifica insieme al reato di truffa, così come previsto dall’Art. 640 del Codice Penale.
Se sussiste anche la truffa, si applica anche questo articolo del Codice Penale. Se, invece, si configura solamente la circonvenzione di incapace, si farà riferimento al solo Art. 643 del Codice Penale.
Per il soggetto attivo sono previste diverse pene. Innanzitutto, quella pecuniaria, per la quale è prevista una multa variabile, che va dai 206 ai 2.065 euro. Inoltre, tale reato prevede anche la reclusione, di durata variabile. Il soggetto attivo rischia il carcere per una durata che va da due a sei anni.
Esiste, ovviamente, una specifica tutela per le vittime di questo reato, che hanno diritto al risarcimento in caso di danno. Si procederà, in questi casi, con un’azione civile.
Il soggetto attivo, d’altro canto, può difendere la propria posizione. Potrà farlo dimostrando che la vittima non si trovava in stato di deficienza psichica al momento dell’atto indotto. Inoltre, se non è stato prodotto alcun danno patrimoniale, questo aspetto potrebbe essere usato come elemento di difesa.
Casi celebri: circonvenzione di incapace nel mondo dello spettacolo
Spesso il reato di circonvenzione di incapace riguarda gente comune.
Ancor più spesso, però, tale reato interessa vip e personaggi famosi. La ragione è chiara: gli interessi economici (e i patrimoni) dei personaggi del mondo dello spettacolo sono ingenti.
Per concludere questa guida, quindi, analizzeremo due tra i più celebri casi di presunta circonvenzione di incapace. Si tratta di casi che, ancora oggi, infiammano le discussioni di curiosi e appassionati.
Il caso di Alberto Sordi
Il primo caso, che destò molto interesse, riguarda Alberto Sordi: alla morte dell’attore e regista, fu la sorella Aurelia a ereditarne il patrimonio.
Sordi, infatti, non si era sposato e non aveva figli. Aurelia Sordi, però, alla sua morte lasciò gran parte dei propri averi ai collaboratori che vivevano con lei. L’autista e i domestici furono accusati di reato di circonvenzione di incapace, anche perché la donna, al momento della morte, aveva 97 anni.
Ad oggi, il patrimonio è gestito dalla Fondazione Alberto Sordi.
Il patrimonio di Gina Lollobrigida
Un destino diverso toccò al patrimonio della scomparsa attrice Gina Lollobrigida. La donna aveva deciso di lasciare tutti i suoi averi al collaboratore Andrea Piazzolla.
Il figlio della Lollobrigida, Andrea Sofrik, ha dunque accusato Piazzolla di circonvenzione di incapace. Sebbene Piazzolla abbia cercato di difendersi affermato che Gina Lollobrigida fosse lucida, sembra non sia andata proprio così.
L’uomo avrebbe plagiato la celebre attrice, inducendola a intestare a lui il suo ingente patrimonio.