Buona scuola: cosa prevede la legge 107
Con il termine “Buona Scuola” si fa riferimento alla legge 107 del 2015 proposta dal Governo Renzi. L’obiettivo di questo provvedimento legislativo è riaffermare il ruolo centrale della scuola, migliorare le competenze di studentesse e studenti, contrastare le diseguaglianze socio – culturali e prevenire l’abbandono scolastico.
La nuova normativa si propone di realizzare anche una scuola aperta, pensata come laboratorio permanente di ricerca, di sperimentazione e innovazione didattica, che garantisca il diritto allo studio e alle pari opportunità.
Nelle intenzioni legislative doveva determinare una vera e propria rivoluzione scolastica, introducendo un nuovo modo di vedere l’istruzione.
Buona scuola: i cambiamenti nell’amministrazione delle scuole
La Buona Scuola stabilisce una maggiore autonomia scolastica, in modo che le scuole possano gestirsi in maniera autonoma, con gli strumenti finanziari e operativi necessari, sotto la guida del Dirigente Scolastico. L’autonomia scolastica è sicuramente il principio fondamentale della legge 107 Buona Scuola.
Le responsabilità e la libertà della figura del capo d’istituto – il Dirigente Scolastico – aumenta notevolmente grazie alla normativa.
I Presidi possono scegliere i neoassunti attingendo dagli albi territoriali, formare la propria squadra di collaboratori, valutare l’anno di prova dei neoassunti e premiare i docenti migliori. Come garanzia del suo operato, il “superpreside” viene però valutato ogni tre anni e in base all’esito verrà stabilito il suo compenso.
I vantaggi per gli insegnanti e per le famiglie
La normativa prevede un aumento di circa 7 docenti in più per ogni scuola, con un piano di 100 mila assunzioni pensato per porre fine al precariato scolastico e poter soddisfare le esigenze della scuola del futuro. In realtà, quest’anno il Ministro dell’Istruzione del nuovo governo ha annunciato assunzioni per più di 65 mila nuovi docenti.
Un altro vantaggio per gli insegnanti è rappresentato dalla Carta del Docente, un bonus di 500 euro annuali a disposizione degli insegnanti da destinare alle spese relative all’aggiornamento professionale, alla formazione e a quanto può essere considerato spunto di cultura (ad esempio acquisto di libri, manuali, biglietti teatrali, biglietti di musei, ecc…).
Il decreto ha introdotto anche agevolazioni fiscali come lo school bonus e le detrazioni per i genitori che optano per le scuole paritarie. Questi incentivi sono nati per evitare che la diseguaglianza tra scuole ricche e povere potesse aumentare, ma ha portato a un acceso dibattito in Parlamento.
La Buona Scuola: i cambiamenti didattici
I maggiori cambiamenti sono quelli che riguardano la didattica.
La riforma ha introdotto il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa) che va a sostituire il POF come documento di progettazione curricolare, extracurriculare, educativo e organizzativo delle singole scuole.
La definizione del PTOF è nell’articolo 3 della Legge 107, di cui il testo riporta “…il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia…”.
Prevede una maggiore flessibilità negli insegnamenti, per cui negli ultimi tre anni di superiori possono essere attivati percorsi specifici autonomi curriculari.
In questo modo gli studenti avranno la possibilità di personalizzare il proprio percorso scolastico, in base alle singole preferenze, anche in vista di una carriera post scolastica.
Sempre per agevolare il passaggio tra l’ambiente scolastico e il lavoro, questa legge introduce la molto dibattuta alternanza tra scuola e lavoro. Si tratta di uno dei cambiamenti più discussi, introdotto dal Governo Renzi con l’introduzione di 400 ore di tirocinio negli istituti tecnici e professionali, ma solo 200 ore nei licei, effettuabili essere anche nel periodo di sospensione della didattica per le vacanze estive, di Natale e di Pasqua.
La legge prevede lo stanziamento di 30.000.000 euro per le scuole, finalizzate all’incoraggiamento di nuove discipline e al potenziamento delle competenze digitali, sempre più attuali e richieste.
La Buona Scuola e l’edilizia scolastica
Nella normativa viene anche affrontato il problema della messa in sicurezza degli edifici scolastici, con uno stanziamento di 4.000.000.000 euro destinato a 36.000 scuole italiane. Dato che la maggior parte delle scuole sono state edificate oltre trent’anni fa, sono state previste anche attività diagnostiche per prevenire, evitare o ridurre i rischi di problematiche strutturali.
Questi i punti principali del decreto Buona Scuola entrata in vigore nel 2015, il cosiddetto testo Renzi – Giannini.