Approvvigionamento etico: tra pratiche tradizionali e nuove frontiere
L’approvvigionamento etico è diventato uno degli aspetti a cui le aziende hanno imparato a dare priorità. Alcune delle forze che hanno spinto in questa direzione sono state le insistenze da parte della clientela, la consapevolezza dell’impatto che il settore industriale ha sull’ambiente e il miglioramento tecnologico.
Quest’ultimo ha permesso, infatti, di avere un maggior controllo di ogni anello della filiera produttiva e una migliore comprensione dei modi in cui ciascun fornitore lavora.
Questo vuol dire che il ROI e l’attenzione al budget è completamente sparito? La risposta è no. Un’attività, di qualsiasi dimensione essa sia non può fare a meno di tenere in considerazione i propri fondi. Tuttavia, deve saper investire il proprio budget facendo attenzione a non sprecarlo e fare in modo che possa ottenere, alla fine, un margine di profitto.
Possiamo dire quindi, che il vecchio si sta evolvendo. Le tradizionali priorità, come il risparmio e il guadagno, non sono scomparse, ma si sono trasformate e hanno accolto nuove voci e nuove prospettive.
Approvvigionamento etico: che cos’è e come funziona
Quando si parla di approvvigionamento per un’impresa si intende tutta la filiera con cui un’impresa deve collaborare per poter funzionare. Non importa che sia un ristorante, un negozio di fiori o una grande multinazionale per la produzione di spazzolini.
Un classico esempio di approvvigionamento è sicuramente quello energetico. Come si può aprire un negozio o una fabbrica senza energia elettrica? Semplice. Non si può. Approvvigionamento, però, sono anche le materie prime per la realizzazione di un prodotto, la manodopera, i sistemi di sicurezza e molto altro ancora.
Quello che sta diventando prioritario per le grandi imprese è che questo approvvigionamento sia non solo vantaggioso dal punto di vista economico, ma anche etico. Lo spostamento della produzione nei Paesi in via di sviluppo, infatti, ha esposto le aziende a rischi sempre maggiori e puntato i riflettori sui costi umani e ambientali che i processi produttivi comportano.
Proprio in quest’ultima ottica, i marchi sono spinti da clienti, azionisti e associazioni ad assumersi responsabilità sociali, ambientali ed etiche del proprio lavoro e dei propri fornitori. Non è più possibile fingere di non sapere quali sono i valori dei propri partner e le scelte compiute in ambiti così importanti come i diritti umani e ambientali.
Dal punto di vista delle aziende, sta diventando fondamentale creare relazioni fruttuose con tutti gli elementi della suply chain. L’obiettivo dell’ approvvigionamento etico, infatti, è proprio quello di creare relazioni e stimolare il senso di responsabilità aziendale come elemento prioritario in grado di posizionarsi alla base di ogni tipo di attività.
Gli step preliminari per un approvvigionamento etico dell’azienda
Le filiere contemporanee sono lunghe, globali e inserite in un contesto altamente competitivo. Per questo è molto importante riuscire a capire non solo l’efficienza di un fornitore, ma anche quali siano i suoi valori e le sue strategie per poter essere produttivi, efficienti senza rinunciare all’attenzione per lavoratori e ambiente. Se, in sostanza, siano in grado di offrire un approvvigionamento etico.
Questo lavoro va fatto prima di iniziare una qualsiasi collaborazione. In questo modo, un’azienda può assicurarsi un approvvigionamento etico, indipendentemente da quanto sia lunga la supply chain necessaria alla produzione o dal tipo di forniture di cui ha bisogno.
I passaggi da compiere sono soltanto 4, eppure possono risultare davvero determinanti in questo senso:
- Esaminare la filiera
- Riconoscere le aree problematiche
- Confrontarsi
- Elaborare una strategia
Il momento dell’esamina dei fornitori è il primo e imprescindibile passo da compiere per avere un approvvigionamento etico. In questa fase è importante capire come ciascun fornitore si relazione alle diverse problematiche. Non solo dal punto di vista economico, ma anche etico. Per esempio rispetto di diritti umani e lavoro minorale, sicurezza e pulizia dei luoghi di lavori.
In questo ambito rientrano anche quelli che potrebbero essere piccoli dettagli, ma che permettono di farsi un’idea chiara di quali siano i valori dell’azienda con cui si vuole collaborare.
Tuttavia, nessuna azienda è perfetta ed è ovvio trovare aree problematiche. Questo può accadere quando ci si trova a dover collaborare con aziende che potrebbero essere invischiate in situazioni ambigue, come avviene spesso per fornitori che hanno la loro base nei Paesi in via di sviluppo. Qui, infatti, può capitare che i controlli non siano molto ferrei. Oppure, in quei casi dove le leggi statali non tutelino a pieno i lavoratori creando, anche in questo caso, delle situazioni grigie. Collaborare con questo tipo di attività potrebbe non causare problemi direttamente sulla produzione, ma procurare un grave danno di immagine.
Una buona opzione per la scelta di un fornitore è confrontarsi con esperti. Che siano essi locali e internazionali, discutere e condividere informazioni è una mossa vincente per trovare le migliori soluzioni.
L’ultimo passaggio è l’elaborazione di una strategia. Gli elementi da tenere in considerazione sono tanti, così come sono tanti i bisogni che devono essere soddisfatti per avere allo stesso tempo un’azienda in grado di generare profitto senza rinunciare all’etica.
Per questo motivo va elaborato un piano di azione che possa mediare tra le diverse esigenze e, allo stesso tempo, tutelare da eventuali criticità. Di qualsiasi tipo esse siano.
Monitoraggio e condivisione dei dati
Adesso che è stato chiarito cosa fare prima iniziare una collaborazione con qualsiasi fornitore, bisogna capire come comportarsi dopo. Un’azienda, infatti, deve assicurarsi che l’approvvigionamento etico che ha rilevato all’inizio della partnership, si mantenga per tutta la durata della collaborazione.
Come abbiamo avuto modo di vedere, sapere come stanno funzionando tutti i membri della supply chain è necessario sia per non farsi cogliere impreparati, sia poter fronteggiare qualsiasi imprevisto. Il cliente, infatti, solitamente ha un controllo e una conoscenza limitata. al primo o secondo livello della filiera al massimo.
Grazie alle piattaforme digitali si possono raccogliere e organizzare dati di diversa natura e provenienti da fonti diverse. Una volta rielaborati dalle intelligenze artificiali, possono essere visionate grazie a dashboard interattive.
La sfida che si presenta in questo caso è quella di inserire in questa mole di dati e informazioni anche voci riguardanti l’approccio etico. Alcuni elementi che potrebbero essere presi in considerazione sono tante e la lista potrebbe essere molto più lunga, ma indubbiamente dovrebbe includere fattori come:
- condizioni di lavoro dei dipendenti
- condizioni delle infrastrutture
- origine delle materie prime
- innovazione tecnologica
- impatto ambientale.